Fratellanza e famiglia sono due dei principi cardini ne Il Re Leone. Quell'Amleto ambientato in una regione fittizia della Tanzania partiva da questi due principi, raccontando il grande dramma che coinvolgeva un fratello maggiore e un fratello minore, chiamati a contendersi un trono nelle Terre del Branco. Dal 1994 al 2024 quella storia continua a essere di grande impatto, a dimostrazione del grande potere che scaturiva dalla regia di Roger Allers e Rob Minkoff. Eppure entrambi quei cardini sono stati rivisti dalla riscrittura di Barry Jenkins, che con Mufasa - Il Re Leone trasforma il futuro re in un orfano, spogliato della fratellanza di sangue con Scar.
Che la fratellanza possa essere anche un legame sopraggiunto a posteriori e non di nascita non ci crea alcun problema, ma è curioso vedere come in trent'anni tutta la storia di Mufasa e Scar si sia basata su un principio fondante, sul quale trent'anni fa Disney andò a creare anche un buon numero di contenuti aggiuntivi. Tra questi, A Tale of Two Brothers, un racconto spin-off realizzato da Alexander Simmons, autore che ci ha raccontato di quelle vicende, spiegando - come prevedibile - le sue ragioni su quanto fatto da Jenkins sul grande schermo.
La storia editoriale de Il Re Leone
"Cercherò di essere conciso riavvolgendo il nastro a circa 20 anni fa, intorno al 1993, credo, perché poi il libro è uscito nel 1994. Lo stesso anno de Il Re Leone - Inizia a raccontare Alexander Simmons - "All'epoca lavoravo per una casa editrice chiamata _Mega-books: mi occupavo di book packaging (in America, le attività di esternalizzazione della produzione editoriale, ndr). Facevamo molti progetti per Simon & Schuster, Bantam, Doubleday e altre case editrici. E ci siamo ritrovati con questo progetto di realizzare cinque o sei libri, quindi Six New Adventures basato sul film Il Re Leone.
E prosegue: "Ero uno dei cinque scrittori coinvolti, e facevo anche parte del team che ha elaborato le trame dei libri. Quando è stato il momento di scegliere la storia che avrei scritto, ho pensato: "Ok, c'è un fratello malvagio, geloso, di nome Scar. Ma come ha ottenuto la cicatrice? Deve esserci una storia dietro." Così ho lavorato al contrario, basandomi sulla natura dei personaggi, tornando alla tipica dinamica dei fratelli gelosi, ma con uno un po' più contorto e pericolo. Ho proposto questa trama, e a loro è piaciuta. Così è nata la storia di base. Era il secondo o terzo progetto che avevamo fatto basato su film Disney popolari. All'epoca avevamo lavorato su Aladdin, Il Re Leone, e successivamente su Pocahontas".
Inevitabile chiedere a Simmons perché solo questi tre, dato che il Rinascimento Disney è stato foriero di successi al cinema nel primo quinquennio, salvo poi iniziare a perdere colpi da Hercules in poi: "Erano i film animati più popolari di quel periodo. Forse non c'erano altri film così rilevanti o sequel che potessero ispirare nuovi libri. Per esempio, non abbiamo lavorato su La Sirenetta. Non era una questione di non voler collaborare con Disney, assolutamente no, ma il contratto che era stato siglato era solo per questi tre film e nessun altro".
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La discontinuità editoriale di Disney
Chiarito l'aspetto su cui basare le fondamenta del nostro discorso, arriviamo ai punti dolenti. Quando Disney inizia a lavorare alla produzione de Il Re Leone 2, Phil Weinstein, uno degli storyboard artist, non è a conoscenza del fatto che esistano i libri di Mega-books, tantomeno quello scritto da Simmons, che per primo aveva deciso di dare un nome al figlio di Simba: Kopa. L'intero team che lavora al sequel de Il Re Leone elide tutto ciò che era stato creato nella produzione letteraria e interviene con delle proprie idee: "Non so come funzioni il mondo fuori dagli Stati Uniti per cose del genere, ma lasciami spiegare: molto spesso, quando i libri vengono adattati in film, il regista o il produttore non dicono "Dobbiamo essere assolutamente fedeli a questo libro, ogni dettaglio, ogni interpretazione." No, di solito si dicono: "Ok, cosa possiamo fare con questo?" A volte prendono solo il titolo e poi fanno quello che chiamano "crea la tua versione"".
Dall'altra parte, "Disney aveva creato il film, e i libri, che erano per bambini, erano un derivato di quello. Non mi sorprende che quando hanno deciso di fare il secondo film, abbiano messo insieme un team di cineasti, sceneggiatori, produttori e registi e abbiano detto: "Ok, perfetto. Abbiamo visto il film, o forse l'abbiamo solo capito. Sì, abbiamo guardato 15 minuti del film. Ora sappiamo esattamente cosa fare per il numero due." E sono partiti. Non credo che a volte le persone facciano il loro lavoro a fondo. Non fanno i compiti per vedere nemmeno i libri e poi dire: "Oh, faremo una scelta consapevole per cambiare alcune cose". Forse qualcuno l'ha fatto, ma se qualcuno ha detto "Non sapevo che ci fosse un libro", allora è vero. Non solo non gli è mai capitato di vederlo, ma nessuno glielo ha neanche detto".
Da qui si arriva, quindi, a ciò che ha fatto Barry Jenkins, che ha ulteriormente cambiato la storia tra Mufasa e Scar, non più fratelli. "La continuità e la creatività non vanno sempre di pari passo. Letteralmente, posso immaginare, stiamo parlando degli anni '90, quando sono state create queste storie originali. Quindi è altamente probabile che il 90%, forse il 100%, del personale e delle persone coinvolte in quel periodo ora non facciano più parte del progetto. E probabilmente c'è stata una persona che ha detto: "Vogliamo fare qualcosa di nuovo. Vogliamo fare qualcosa di diverso. Vogliamo portare questa storia in una nuova direzione". E se guardi a certe proprietà, come i fumetti Marvel e DC e poi i film, vedrai che hanno preso enormi libertà con questi, e in alcuni casi sono stati fedeli, ma molto spesso hanno cambiato le cose perché si tratta di un medium diverso, o perché gli artisti, i registi e gli sceneggiatori hanno una visione diversa. Non sono necessariamente d'accordo con tutte queste scelte, ma ancora una volta, io ho avuto l'opportunità di giocare con queste storie. Ora è il loro turno".
La famiglia cambia tutto?
Come cambiano, però, i temi della storia, a questo punto? "Personalmente, sento una perdita, non perché ho avuto l'opportunità di lavorare su quel materiale e stabilire queste cose, ma da un punto di vista diverso. Il Re Leone, la storia originale che ho apprezzato e su cui poi ho avuto l'opportunità di lavorare nei libri, parlava di famiglia. Parlava di appartenenza e di essere separati da quella famiglia a causa di un trauma, e di ritrovare la propria strada verso la famiglia. Ora, invece, partono senza famiglia e, immagino, alla ricerca di un posto nel mondo. Ok, entrambi sono temi validi, ma poiché il Re Leone originale era così ricco di quel tema, sento che sia una perdita".
Continua: "Ma, ancora una volta, non ho visto cosa faranno con questo film, quindi cerco di rimanere aperto riguardo a tutto ciò. Sì, avrei preferito che mantenessero quel tema e facessero qualcosa di diverso e unico. Ma questa è la scelta che hanno fatto. Sto pensando, ancora una volta, a quale messaggio cercheranno di trasmettere con questa storia. Dev'esserci stata una decisione consapevole, tematica e artistica, che hanno preso dicendo: "Ok, questa è la ragione per cui stiamo facendo questo. Perché vogliamo raccontare questo tipo di storia. Penso, ad esempio: non potevano andare indietro di un'altra generazione o fare qualcos'altro per portare avanti quel tema? Tipo, e se fossimo tornati al padre di Mufasa e ci fosse stato un distacco lì? Ma, ancora una volta, è la loro visione, non la mia".
Simba perderà, così, quel rapporto spirituale col nonno, Ahadi, del quale Mufasa finisce per parlargli in alcune occasioni, senza però mai citarlo. Al di là di questo, Simmons ha modo di ricordare quella che è stata la collaborazione ai tempi con Disney, soprattutto in sede di possibili paletti imposti nella creazione della storia: "Non ricordo di aver avuto grosse restrizioni con quel particolare libro, perché avevo visto il film, mi era piaciuto, l'avevo visto con i miei figli, la mia famiglia, quindi amavo già il materiale, e non cercavo di farne qualcosa che fosse diverso. Quindi andava bene così. C'erano alcune linee guida, alcune cose da fare e non fare, ma davvero è difficile anche per me ricordare cosa ci fosse che non potessimo fare, perché erano davvero poche cose. Ma una volta che avevo stabilito la trama che volevo seguire, sembravano molto aperti a essa. E ovviamente cercavo di mantenere il tono di una storia Disney, per non esagerare o renderla troppo violenta in certi modi".
Secondo l'autore: "Era una storia familiare, ancora una volta, tornando a quel tema. Era una storia di famiglia. Aveva ancora molto a che fare con i fratelli che cercavano di trovare la loro strada. E allo stesso tempo, uno dei due non riusciva a capire che forse si sentiva in diritto di ottenere qualcosa, ma non sarebbe andata così. Quindi capisci chi sei e cosa puoi portare. Scar o Taka non riusciva a farlo. Non faceva parte della sua natura, del suo spirito. E così pagò il prezzo per questo. E volevo che quella lezione emergesse: quando fai scelte sbagliate, ne sei responsabile e c'è un prezzo da pagare in qualche modo. Ovviamente nel film, pagò il prezzo massimo. Ma nel mio libro, volevo che fosse una storia in cui, sì, hai fatto una cattiva scelta, ma niente di più. Lui rischia di farsi male, ed è Mufasa che lo salva. Quindi, ancora una volta, fai scelte giuste, cerca di fare la cosa giusta, lascia da parte le sciocchezze. Il tema della famiglia è stato molto importante per me e non ricordo ci sia stato alcun tipo di opposizione rispetto al concetto".
Anche Disney è cambiata in questi anni
Disney, però, in questi anni è molto cambiata: "Oh, sì. Oh, assolutamente. Non c'è dubbio, tutto, tutto quello che riguarda le proprietà e le case di produzione, le enormi, iconiche case di produzione che creavano materiale per il pubblico giovane o per le famiglie, è cambiato. Anche i Muppet sono cambiati. Disney stessa è cambiata. Marvel è cambiata. DC è cambiata. DC una volta era una casa editrice, successivamente è stata acquisita da Warner Brothers, poi da Time Warner e ora è di nuovo di proprietà di Warner Brothers come dipartimento di proprietà intellettuale. Non ha nemmeno più i suoi uffici a New York. Disney possiede i Muppets di Jim Henson, i fumetti Marvel e, naturalmente, tutte le proprietà Disney che hanno creato, più Star Wars, quindi ora c'è una gigantesca casa creativa. Sì, è davvero influente in tante aree del nostro mondo dell'intrattenimento, e in particolare nell'atteggiamento, e questa è la mia opinione personale: quando sono cresciuto, che, come puoi vedere, è stato un po' di tempo fa, c'era una sezione dell'intrattenimento, libri, film e cose simili, specificamente dedicata a intrattenere i bambini. E poi è arrivato improvvisamente Cartoon Network, e c'è stata una fusione di tutto ciò".
Un cambiamento che prosegue: "E poi, alla fine, alcune delle case più piccole hanno cominciato a scomparire, e questo è anche legato agli atteggiamenti sociali su cosa dovrebbe essere l'intrattenimento per i bambini, e che tipo di libri dovrebbero esserci, e se i bambini fossero un mercato abbastanza grande. Quindi, andiamo verso gli adolescenti perché hanno soldi da spendere, o andiamo verso gli adulti perché hanno ancora più soldi da spendere. I bambini? Ci penseremo. Quindi sento che ora c'è una sorta di battaglia per creare materiale che sia digeribile per i bambini. E ci sono dei materiali per i quali alcuni adulti diranno: "Oh no, glielo mostro al mio bambino? Mi preoccupo? Ci parlo quando lo guardiamo?" o qualcosa del genere, e poi penso, "stai davvero dedicando tempo a capire come quella mente infantile stia processando quel materiale?" Sì, ci dovrebbero essere dei punti di ingresso come nei primi film Disney, o anche ne Il Re Leone, in cui non vediamo sangue. Succede, sappiamo che quando Mufasa cade nel branco in fuga, da adulti possiamo immaginare cosa probabilmente sta succedendo a quel povero individuo".
"Ma un bambino potrebbe solo pensare "oh, lui se ne va, è terribile, e Simba sarà triste" e tutte queste cose. Più tardi impareranno i dettagli più grigi, ma non c'è bisogno di sommergerli con tutto ciò a sei o otto anni. Non è necessario. Quindi penso che noi come società abbiamo modi diversi di vedere il materiale per i bambini. E credo che le aziende stiano guardando a come fare soldi, che tipo di materiale produrre, cosa funzionerà veramente e quanto velocemente possiamo produrlo. E a volte sono davvero, davvero, davvero coinvolte nel materiale e nella qualità delle storie, come in Gli Incredibili, ad esempio. E altre volte, invece, è come se si dicessero "abbiamo sei giorni: mettiamo in piedi qualcosa e poi si vede".
Simmons, in ogni caso, non ha lasciato ancora Disney, nonostante le collaborazioni non siano più direttamente collegate a Burbank: "Sì, è curioso associare Disney e Black Panther, ma ormai fanno parte dello stesso universo. Non lavoro direttamente per Disney, ma ho avuto il privilegio di scrivere un racconto per l'antologia Black Panther: Tales of Wakanda, grazie alla guida di Jesse Holland, il curatore del progetto. Inoltre, all'inizio del 2025 uscirà una mia storia in Captain America: Shield of Sam Wilson. Quindi, in un certo senso, sì, sono ancora legato a Disney. Se ci penso, questo sarà il mio quinto o sesto progetto con loro, considerando anche Aladdin, Il Re Leone, Pocahontas, Black Panther e ora Sam Wilson".
Però il lavoro a cui resta più legato è sicuramente Il Re Leone: "Sì, penso di più rispetto ad Aladdin e Pocahontas. Perché c'erano diverse cose in gioco. Una di queste è che è una grande storia familiare. In secondo luogo, c'era una ricchezza culturale che ha affascinato il pubblico, proprio come ha fatto il musical di Broadway, e anche se parliamo di una proprietà diversa, ma sempre Disney, come Black Panther, il film. Questa nuova visione della cultura africana in un modo che ha coinvolto grandi e diversificati pubblici, che sono stati affascinati, intrattenuti, si sono divertiti e si sono sentiti connessi. Penso che questo l'abbia resa molto potente. Quindi, quando ho saputo che stavano facendo i sequel, ho pensato che fosse fantastico, perché si può fare su diversi livelli di età. Puoi sicuramente fare materiale per i più piccoli, ma poi puoi farlo anche per i più grandi, dagli adolescenti agli adulti. Quindi, ero molto entusiasta di questo. Penso che in uno o due di questi sequel ci sia stato più cuore rispetto agli altri".
"Sai, penso che si capisca quando un team ha veramente messo tutto se stesso in qualcosa, e per qualche motivo, la gerarchia non è intervenuta o ha contribuito al 100%, e quindi il risultato finale è semplicemente magnifico. E poi puoi anche capire quando qualcosa sembra essere stato fatto in fretta, con una trama sottile, o che non ha avuto abbastanza tempo per svilupparsi correttamente, e finisce per sembrare appiattita. Quindi penso che il primo film sia stato il migliore. Non sono stato molto entusiasta della versione live action che hanno fatto. Sai, non aveva lo stesso cuore. E penso che, sai, puoi fare effetti speciali all'infinito, ma se perdi il nucleo della storia, il tema e il cuore del racconto, allora è come dire: "Ok, sono stati 85 minuti che non torneranno mai più indietro".
In chiusura non si può non chiedere ad Alex il suo personaggio preferito de Il Re Leone: "Rafiki! È saggio, stravagante e incredibile in combattimento, come Bruce Lee! È il centro della saggezza nella storia, sempre presente nei momenti cruciali. Mi è sempre piaciuto il suo personaggio. Ovviamente amo anche Timon e Pumbaa: sono divertenti, come una coppia comica classica. Ma Rafiki è il mio preferito".