"Ci troviamo di fronte ad una giornata importante, il papa si è dimesso. Ciò vuol dire che fino al 28 febbraio avremo un pontefice abusivo A questo punto temo anche per Napolitano". In questo modo l'attore Alessandro Siani ha commentato, con umorismo tutto partenopeo, la notizia del giorno che, inevitabilmente, va a fare ombra sulla presentazione del suo ultimo lavoro Il principe abusivo. Scritto a quattro mani con Fabio Bonifacci e distribuito dal 14 febbraio da Cattleya con ben 600 copie, il film rappresenta molto per Siani che, dopo il riscontro positivo ottenuto con Benvenuti al sud, ha deciso di passare dietro la macchina da presa. Un'opera prima questa che, senza rinunciare alla matrice linguistica napoletana, emigra altrove per riscrivere la favola della Bella e la Bestia in chiave umoristica, affidando al giovane e rozzo Antonio, esperto della vita a scrocco, il compito di conquistare l'amore vero della bionda e romantica principessa Letizia interpretata da Sarah Felberbaum. Ad aiutarlo nell'impresa è il ciambellano di corte Christian De Sica, gli amici Lello Musella e Nello Iorio, supportati dalla presenza canterina di Serena Autieri.
Dopo il successo di Benvenuti al sud e del sequel Benvenuti al nord, con Il principe abusivo hai deciso di passare dietro la macchina da presa e di firmare la sceneggiatura a quattro mani con Fabio Bonifacci. Cosa ti ha spinto a prenderti tutta questa responsabilità? Alessandro Siani: Non è la prima volta che affronto un soggetto cinematografico. Ricordo che, quando la Cattleya mi propose Benvenuti al sud, dissi immediatamente di voler modificare in parte la sceneggiatura. Dal mio punto di vista era necessario lavorare o rimaneggiare alcune scene. Devo dire che Tozzi mi diede carta bianca e da quel momento è iniziata la mia collaborazione ombra, continuata anche con Benvenuti al nord. L'idea di questo film, però, è nata prima di un eventuale sequel che la Cattleya voleva realizzare a tutti i costi, per cavalcare il successo del primo film.Tozzi mi disse di mettere momentaneamente da parte il progetto, promettendomi di produrlo immediatamente dopo. E, come vedete, ha mantenuto la promessa.
Quali difficoltà hai incontrato nella veste di regista? Alessandro Siani: All'inizio mi esprimevo praticamente a gesti, poi, piano piano, le cose hanno cominciato a migliorare. Il fatto è che, quando un film ti è chiaro in testa, vuol dire che ci sono anche le basi migliori per girarlo. Inoltre avevo una troupe affiatatissima, conoscendoci già tutti da Benvenuti al sud. Certo, realizzare un'opera prima è sempre preoccupante ma avevo accanto a me una presenza rassicurante come quella di Christian De Sica che, senza strafare, mi ha aiutato a risolvere molti dubbiNel film sembrano esserci molti richiami alla commedia americana del passato. Quali sono i tuoi riferimenti cinematografici? Alessandro Siani: Per il personaggio di Christian, gran ciambellano di corte, mi sono rifatto ad un grande classico come Il Conte Max. Mentre ho lasciato che ad ispirarmi fossero pellicole come Il piccolo Lord e Una poltrona per due. Però, voglio precisare che sono sempre gli attori a fare la differenza in un film, intervenendo con la loro sensibilità. In modo particolare, il compito di Christian non era assolutamente facile, visto che doveva giocare su una certa tenerezza, elemento non sempre adatto alla comicità.
Com'e stata la scelta della coppia da musical De Sica /Autieri? Alessandro Siani: Ne Il principe abusivo ho voluto applicare dei meccanismi già visti in pellicole come My Fair Lady o Il Conte Max, attribuendo, però, un nuovo approccio alla storia. Proprio per rifarmi allo stile di questi film, però, avevo la necessità di scegliere un'attrice misurata ed elegante come Serena Autieri in grado di confrontarsi con un interprete poliedrico come Christian. E in questo momento Serena è la sola all'altezza di ballare, cantare e recitare.In che modo avete lavorato sulla costruzione dei personaggi?
Sarah Felberbaum: Per quanto mi riguarda ho trovato un regista con delle idee molte chiare. Alessandro sapeva esattamente quello che voleva e io ho capito di potermi poggiare a lui senza problemi. Ogni giorno abbiamo lavorato, fin nei minimi dettagli della voce, sulla personalità della principessa Letizia evitando di costruire un personaggio antipatico, distante e snob.
Christian De sica: Con Alessandro avevamo fatto un paio di film di Natale, ma la simpatia è scoccata quando ci siamo trovati a ridere sulla medesima cosa, che non vi posso rivelare. A quel punto siamo diventati amici, nonostante la differenza di età, tanto che, dopo aver visto in Francia Quasi Amici, gli avevo proposto di rifarlo nella versione italiana. Poi il film ha guadagnato miliardi e abbiamo lasciato cadere tutto, ma a quel punto Alessandro mi ha proposto il ruolo del ciambellano in questo film. Sul set si è sviluppata un'intesa immediata. Sembra che lavoriamo insieme da oltre trent'anni e, fino a questo momento, mi era capitato solo con Massimo Boldi. Qual è la sua dote migliore come regista? E' soprattutto un maestro di recitazione, forse perché nasce attore. Questo vuol dire che non lo freghi se reciti per stereotipi. Inoltre ha un'ipersensibilità pazzesca. E' riuscito a guidarmi, anche se sono molto più vecchio di lui.
Serena Autieri: Quando mi è stato offerto questo ruolo ho tirato un sospiro di sollievo. Non vedevo l'ora di interpretare un personaggio verace come Jessica. Poi ho avuto la possibilità di cantare e ballare accanto a Christin e questo non accade mai al cinema. E, per finire, sono particolarmente legata a questo film perché, dopo pochi giorni di lavorazione, ho scoperto di essere incinta.
Signor De Sica, in questo film lei ha un ruolo da comprimario, una sorta di non protagonista all'americana. Quanto preferisce questa condizione rispetto alla responsabilità di avere tutto un film sulle proprie spalle? Christian De Sica: Effettivamente quando ho interpretato un comprimario mi sono stati assegnati premi che non ho vinto in tutta la mia carriera. Il fatto è che, in questi casi, posso cimentarmi con mondi e atmosfere diverse, divertendomi a far uscire l'attore e non solo il caratterista.