Il potere è un male sottile
Il potere, venga esso dalla bellezza, dal denaro, dall'abilità, è uno dei parametri su cui si modula la nostra vita di relazione, uno schermo attraverso il quale il mondo si osserva e con cui tutto, prima o poi, deve fare i conti. Per chi ne disponga è una difesa contro la disillusione, un simulacro di autonomia e indipendenza.
Il pericolo è quello di dimenticarsene, di abituarsi a tal punto a esercitarlo tanto da non avvertirne più la presenza, trasformato in cinismo, sorriso sprezzante, distanza incolmabile tra sé e il mondo, la verità e gli affetti. E' il caso di Etienne, brillante scrittore parigino di successo, apprezzato oltre i limiti dell'adulazione, trincerato dietro una spessa coltre di sarcasmo sferzante che sembra voler mettere alla prova continuamente la capacità di compiacenza e sottomissione dell'ambiente che lo circonda. Da una festa a un incontro di lavoro, tra un'intervista e un convegno, le convenzioni che regolano la sottomissione si autocelebrano in un clima di illusoria leggerezza che è Etienne stesso, prima di tutti, a subire; esercitando un potere che finisce per renderlo inadeguato alle gioie di una serena vita familiare, all'amicizia, alla fiducia negli altri e in sé stesso.
Con quella di Etienne si incontrano altre storie di potere, subito questa volta banalmente, che ne sono la faccia più evidente, più riconosciuta. La bella giovane moglie-accessorio, l'assistente che lo accontenta in tutto, lo scrittore esordiente che fa di tutto per compiacerlo.
Contro questa forma, socialmente accettata, che reagiscono Lolita, la sgraziata figlia di Etienne, e Sebastien, il giovane di origini esotiche, con un malinconico senso di decisione, una fermezza che sconfina a volte nella rassegnazione, ma con la certa consapevolezza di volere opporsi.
Consapevolezza che appartiene anche a Sylvia, la moglie dello scrittore emergente, che accosta a quelle convenzioni con disillusa praticità ma che conserva la tensione a separarsene, magari anche nel breve spazio romanzesco di una festa di campagna.
Secondo film di Agnès Jaoui, dopo Il gusto degli altri, Così fan tutti è una vivace e sofisticata commedia che tratteggia e riflette lucidamente alcuni aspetti particolarmente ipocriti e odiosi che caratterizzano la nostra vita di relazione. Lo fa sorretto da una grandissima sceneggiatura che tesse le trame di una voce diffusa ma riconoscibile, con ampio spazio per digressioni emotive ma sempre concentrata nel ritmo e nella varietà.
Un meccanismo a orologeria fresco e dinamico, che nemmeno nei suoi momenti più lirici perde qualcosa in arguzia e satira. Uno sguardo critico e asciutto, ma che conserva l'indulgenza della solidarietà. In una parola: la Commedia.
Acuti e spiritosi i dialoghi, assolutamente brillante il cast tutto: una menzione particolare, oltre che per lo straordinario - come al solito - Jean-Pierre Bacri, per Virginie Desarnauts, molto brava a interpretare un personaggio evanescente e ambiguo in mezzo a tanti ruoli ben più nettamente caratterizzati.