Da amanti e appassionati di dinosauri, iniziare a scrivere la recensione de Il pianeta preistorico rappresenta un momento importante e prezioso, ma nasconde anche un'insidia in agguato, pronta a colpirci: essere parziali, in un senso o nell'altro, nel giudizio e lasciarsi andare a valutazione che vanno oltre l'aspetto relativo alla critica cinematografica, ma che sarebbero fuori luogo in questa sede. Ciò che intendiamo giudicare qui è la costruzione della serie tv prodotta da Jon Favreau in quanto tale e da questo punto di vista non possiamo che essere entusiasti sia dal punto di vista narrativo che tecnico, elogiandone la costruzione e l'ambizione nel mettere in piedi l'ennesima perla di Apple TV+.
C'era una volta...
L'introduzione alla serie, fatta da David Attemborough in persona ai piedi di un imponente scheletro di Tirannosaurus Rex e riproposta a inizio di ogni episodio, mette subito le cose in chiaro: "Uno degli animali più eccezionali che sia mai esistito, e sicuramente il più famoso, era un dinosauro." Eccezionale e famoso (Remarkable e Famous in originale), due parole che spiegano senza incertezze l'attenzione e l'affetto che gran parte di noi da giovane ha provato per questi sorprendenti animali che hanno popolato il nostro pianeta, spesso rimanendo legati indissolubilmente all'immaginario di cui fanno parte.
Ma che tipo di animali erano? Come vivevano? Se lo chiede nell'introduzione David Attemborough, spiegando che la scienza moderna ci permette di capire di più di quello che è stato, ponendo le basi per quello che vedremo, che si pone nella sua costruzione narrativa e visiva come i principali documentari naturalistici. Su un mondo, e una natura, che non sono più.
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Un regno senza confini
Coste, deserti, acqua, ghiaccio e foreste. Non c'è ambiente terrestre che i dinosauri non abbiano conquistato nel corso del loro dominio nella preistoria del nostro pianeta. Ed è questa varietà che la serie Apple sceglie di rappresentare, a cominciare dalla sua suddivisione in episodi che si concentra proprio ai diversi ambiti in cui questi animali sviluppavano le loro esistenze. Focalizzarsi sul contesto ambientale è una scelta vincente anche per un altro aspetto: permette di raccontare questi meravigliosi animali nella loro quotidianità e nei collegamenti tra una specie e l'altra, proponendo uno spaccato di vita quotidiana preistorica.
Il documentario (im)possibile
Il pianeta preistorico ci racconta i dinosauri immersi nel loro mondo e nella loro vita. Ci mostra cure parentali, rituali d'accoppiamento, lotte tra predatori e le loro prede: attimi di vita rubata, tra momenti drammatici e crudi e altri di una delicatezza incredibile. Come la vita reale sa essere nei suoi estremi. Come un vero documentario naturalistico, girato sul posto e capace di carpire momenti preziosi della vita di animali reali. Per questo si è scelto di girare con una camera sola, senza azzardare nelle inquadrature, ma riproponendo quello che una vera troupe avrebbe potuto cogliere nel suo lavoro sul campo.
Un campo che però non esiste, che è stato riprodotto artificialmente con le più moderne tecniche d'animazione in computer grafica, per realizzare e dar vita a un documentario impossibile, in cui ricostruire l'etologia e il comportamento di animali che non sono più tra noi. E quello che vediamo è di una bellezza sorprendente, di un livello tecnico impressionante (tra i realizzatori c'è lo studio che ha messo mano al remale live action de Il re leone, sempre al servizio di Jon Favreau) e mai visto prima in una produzione che intende approfondire il mondo dei dinosauri e non usarli come meri antagonisti di un monster movie, sfidando ogni tipo di difficoltà affrontabile in CGI, dall'acqua al ghiaccio al pelo e le piume degli animali rappresentati.
Far tornare in vita i dinosauri
L'unico appunto che possiamo fare a questa magnificenza visiva, che ci ha emozionati dal primo all'ultimo fotogramma, è nell'effetto finale dell'impostazione scelta: si mostra e si racconta un mondo passato, ma non si spiegano i ragionamenti alla base delle scelte fatte. Se vediamo i sacchi aerifari sul collo di un sauropode o altri dettagli fuori dalla rappresentazione comune, non ci viene spiegato che ragionamenti e che prove fossili abbiamo portato a queste scelte, che livello di azzardo si è fatto nel mostrare questi particolari. In questo, la serie perde qualche punto sul piano pedagogico laddove ne guadagna sul piano dell'impatto visivo ed emotivo.
Riflessioni che facciamo a posteriori, quando l'emozione è almeno in parte scemata, perché durante la visione dei cinque episodi de Il pianeta preistorico eravamo sopraffatti dalle immagini e i suoni, da sensazioni ed emozioni che non possono che travolgere lo spettatore, che sia o meno appassionato di dinosauri.
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Conclusioni
Nella recensione de Il pianeta dei dinosauri vi abbiamo parlato di un'altra produzione di alto livello targata Apple TV+. Prodotti da Jon Favreau e con la narrazione del popolare divulgatore scientifico David Attemborough, i cinque episodi che la compongono ci immergono in cinque habitat diversi, per osservare gli animali che li abitavano, i loro comportamenti e le loro interazioni. Il livello tecnico e la resa visiva sono impressionanti, ma va segnalato che si è scelto di raccontare quel mondo senza spiegare i ragionamenti alla base delle ricostruzioni, alcune delle quali appaiono azzardate. Come se si fosse potuto portare una telecamera alla fine del Giurassico e osservare quel mondo mentre era ancora in vita.
Perché ci piace
- La scelta intelligente di concentrare l'attenzione sugli habitat diversi, scegliendo i dinosauri da mostrare di conseguenza.
- La resa visiva dei dinosauri e del mondo in cui si muovevano, che lascia senza fiato per lo stupore e l'emozione.
- L'approccio da documentario naturalistico classico, che ci mostra e racconta un mondo...
Cosa non va
- ... ma senza spiegare i ragionamenti alla base delle scelte nelle ricostruzioni, che nel caso di animali estinti sarebbe stato di valore.