Il patto del silenzio – Playground, la recensione: Dell'innocenza perduta

La recensione de Il patto del silenzio - Playground, una storia di bullismo raccontata con il realismo e la lucidità di un film dei Dardenne, che restano un costante riferimento.

Il patto del silenzio – Playground, la recensione: Dell'innocenza perduta

Il bisogno di integrarsi, essere riconosciuti e trovare il proprio posto all'interno di una comunità. È tutto quello che sta alla base delle relazioni umane: andare a caccia di un consenso che ci definisca e conferisca l'autorevolezza necessaria per poter provare a stare al mondo. Soprattutto quando (come leggerete nella recensione de Il patto del silenzio - Playground) il mondo è il cortile di una scuola, il primo spazio a definirci al di fuori dell'alcova famigliare e il palcoscenico che ripropone in microscala ciò che succede nella società. Al suo esordio ad un lungometraggio Laura Wandel sceglie di raccontare una storia di bullismo, si chiude nel giardino di una scuola e non ne esce se non per qualche manciata di secondi. Il film arriva in sala il 2 marzo dopo essere stato presentato al Festival di Cannes 2021 nella sezione Un Certain Regard. Il Belgio ci aveva scommesso scegliendolo come candidato che avrebbe dovuto rappresentare il paese nella categoria del Miglior Film Straniero agli Oscar 2022, ma la corsa di questo piccolo capolavoro si fermò prima.

Un film ad altezza bambino

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Il patto del silenzio - Playground: una scena del film

Le intenzioni di Laura Wandel sono chiare sin dalla prima inquadratura, quando la macchina da presa scende ad altezza bambino per rimanerci durante tutto l'intero film. La storia de Il patto del silenzio - Playground parte dal primo piano dei due protagonisti, Nora e Abel, sorella e fratello stretti in un lungo abbraccio prima che i cancelli di scuola si aprano e li risucchino al loro interno. Nora ha sette anni e quello è il suo primo giorno di scuola nello stesso istituto del fratello maggiore; quando assiste a un atto di bullismo nei confronti di Abel da parte di altri bambini, Nora, scioccata, cerca di proteggerlo e attirare l'attenzione degli insegnanti e del padre, incapaci però di intervenire.

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Il patto del silenzio - Playground: una scena del film

Temendo di subire le ritorsioni dei suoi compagni Abel la costringe a rimanere in silenzio: l'unica via d'uscita sarà quello dell'isolamento fino ad adottare gli stessi comportamenti dei suoi "aguzzini", trasformandosi da vittima in carnefice. Divisa tra il mondo dei bambini e quello degli adulti, Nora dovrà fare di tutto per sopravvivere e trovare il proprio angolo di mondo, anche a costo di mettere in discussione il suo rapporto di fratellanza e rinunciarvi per integrarsi nel nuovo ambiente.

L'infanzia: un mondo spietato

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Il patto del silenzio - Playground: una scena del film

Un'opera prima rigorosa e di feroce realismo quanto un film dei Dardenne, non a caso citati nei titoli di coda. Non c'è nulla di roseo, innocente o fanciullesco nel ritratto di questo mondo bambino: c'è invece tutta la ferocia e la crudeltà del doversi creare uno spazio e farsi accettare e c'è l'inadeguatezza degli adulti nell'intercettare un disagio. Che si tratti di un padre disoccupato e premuroso o di un'insegnante distratta, poco importa: i grandi falliscono e finiscono fuori campo. Quando entrano in un'inquadratura lo fanno fugacemente tramite frammenti di corpi e voci e sempre al servizio dei piccoli protagonisti, mentre l'ambiente circostante gli piomba letteralmente addosso e li schiaccia rivelando una violenza inaspettata. Il peso da sopportare è troppo grande, come il rumorio ingombrante che li sovrasta davanti all'ingresso, in quel cortile che per un'ora e mezza diventerà la rappresentazione dei rapporti di forza che incontreranno nel mondo reale.

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Il patto del silenzio - Playground: una scena del film

Non c'è una sola nota, la colonna sonora del film è tutta nel vociare, nel frastuono confuso, nel caos di uno spazio ostile. Wandel non molla un attimo Nora e Abel, li pedina alle spalle attraverso lunghi piani sequenza mentre arrancano, incassano, litigano, si rinnegano ("Vorrei che fossi morto") e stringono patti di lealtà pur di resistere. Sì perché Il patto del silenzio - Playground è anche una storia di resilienza e emancipazione, e questo è il prezzo da pagare per poter arrivare alla fine del viaggio con l'amara constatazione che "quando aiuti le persone le cose peggiorano". Su tutto lo sguardo perduto dei bambini, che da quel cortile ci guardano nonostante finiamo spesso fuori fuoco.

Conclusioni

La recensione de Il patto del silenzio – Playground si conclude affermando quanto ampiamente ribadito fino a ora. Laura Wandel sceglie di raccontare una storia di bullismo mettendosi ad altezza bambino: lo spettatore osserverà il mondo con gli occhi smarriti dei protagonisti e con loro compirà questo viaggio di emancipazione e affermazione di sé, tutto chiuso tra le regole selvagge del cortile di una scuola. Un’esperienza immersiva che taglia fuori gli adulti, in campo solo attraverso frammenti di corpi e voci, e quasi sempre marginali e fuori fuoco.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Un racconto sul bullismo crudo, realistico e libero da qualsiasi forma di rassicurazione.
  • La rappresentazione del mondo dei bambini è lontana dai cliché a cui ci ha abituato la tradizionale narrazione dell’infanzia.
  • Un racconto immersivo ad altezza bambino.

Cosa non va

  • Non piacerà al pubblico più avvezzo alle narrazioni più edulcorate dell’infanzia.