Recensione White Material (2009)

White Material è un film duro e asciutto capace di raccontare con vigore e senza un briciolo di retorica quella che è, per molto paesi del continente aficano, un'atroce quotidianità.

Il nemico bambino

Maria Vial è una volitiva, indipendente e orgogliosa francese che gestisce una piantagione di caffè non esattamente fiorente nel cuore dell'Africa. Nonostante le difficoltà finanziarie, fino a questo momento la donna ha vissuto un'esistenza pressocché serena con il suo anomalo ménage familiare - un suocero che l'ammira e intende lasciarle tutto, un ex marito che ha avuto un bambino con la sua seconda moglie, una ragazza africana, un rabbioso e ingestibile figlio adolescente - e ha sviluppato un legame straordinariamente forte con la terra - una terra che "i bianchi non meritano, e che nemmeno sanno comprendere".

Con la minaccia della guerra civile, i ribelli che incalzano e l'esercito in arrivo dalla direzione opposta, squadroni di pericolosissimi soldati-bambini attraversano le aree circostanti alla piantagione, Maria e i suoi si trovano in una situazione di grave rischio: loro sono "white material", odiati sfruttatori della popolazione locale che si sono arricchiti grazie alle risorse della terra e del sangue altrui e ora stanno cercando di sgattaiolare fuori dal paese. Ma Maria Vial ha un raccolto di caffè che andrà peduto se lascerà la proprietà, e non ha la minima intenzione di abbandonare ciò che le appartiene. Nel frattempo, però, suo marito stringe un patto con il sindaco del paese per la cessione della piantagione, e nella sua casa approda un misterioso miliziano gravemente ferito: le Boxeur, il "pugile", uno dei più temuti e ricercati leader della ribellione.

White Material, scritto dalla regista francese Claire Denis in collaborazione con la scrittrice e drammaturga Marie N'Diaye, è un sobrio racconto affidato per lo più all'immagine a ai suoni della savana arborea in cui è immersa la protagonista, una Isabelle Huppert sempre magnetica e perfetta per il ruolo di questa donna testarda e coraggiosa fino alla temerarità. I personaggi sono abilmente presentati da squarci di dialogo ben congegnati, e da gesti eloquenti: così, uno script essenziale associato ad una regia asciutta riesce a dipingere con raffinatezza e con il minimo dispendio narrativo un quadro sociale decisamente complesso. C'è così tutto il tempo per introdurre per gradi e con grande efficacia la minaccia che serpeggia nella savana circostante la piantagione, e che circonda sempre più da presso Maria e i suoi cari: l'esercito regolare che riguadagna terreno e si prepara a punire duramente chi protegga il nemico, i ribelli pronti a tutto e soprattuto le milizie improvvisate costituite da ragazzini trasformati in avide e imprevedibili macchine di morte.

Interpretato ottimamente non solo dall'inappuntabile Huppert ma anche da un gruppo di ottimi comprimari, tra cui spiccano il carismatico Isaach De Bankole e il giovane e inquietante Nicolas Duvauchelle, oltre a un redivivo Cristopher Lambert, White Material è un film duro e asciutto capace di raccontare con vigore e senza un briciolo di retorica quella che è, per molti paesi del continente aficano, un'atroce quotidianità.

Movieplayer.it

3.0/5