"Hai mai pensato di fare altro?". È la domanda che Joseph (Alexis Manenti), uno degli ultimi pastori rimasti sul litorale della Corsica chiede a un suo amico e collega. Qualche ora prima un'esponente della mafia locale gli ha offerto una generosa somma di denaro perché cedesse le sue terre. "Vuoi mollare?", gli chiede l'amico. No, Joseph non ha nessuna intenzione di mollare. È lui l'eroe - suo malgrado - protagonista de Il Mohicano di Frédéric Farrucci presentato nella sezione Orizzonte Extra di Venezia 81.
Pascoli, tradizione e social

Il film, secondo lungometraggio di Farrucci dopo La nuit venue, trova la sua genesi in due documentari realizzati dallo stesso regista e contenuti in Via di vita: in terra pastorale. Il primo dedicato al veterinario Marc Memmi (che compare nei panni di se stesso nella pellicola) e il secondo su un pastore del litorale sud della Corsica, Joseph Terrazzoni, soprannominato da un amico "l'ultimo dei Mohicani" perché l'unico a tenere ancora il suo gregge di capre ai margini della costa sulla penisola di Santa Manza. Lo stesso su cui è tratteggiato il protagonista del film. Un uomo che ha deciso di portare avanti tradizioni che stanno andando perse. C'è una legge che vieta di costruire troppo vicino la costa, eppure si trova spesso il modo di aggirarla.
Questo ha fatto sì che molti pastori abbiano piegato la schiena decidendo si vendere le proprie terre o spostandosi nella parte più centrale dell'isola sempre meno incontaminata e sempre più simile a tanti altri litorali turistici. Joseph subisce forti pressioni per rendere quella realtà naturalistica un progetto immobiliare voluto dalla mafia e finisce per scontrarsi con uno dei membri del clan uccidendolo accidentalmente. Il pastore è costretto a fuggire per scampare a una caccia all'uomo che attraversa l'isola da nord a sud.

È in quel momento che entra in gioco sua nipote Vannina (Mara Taquin). Una giovane ragazza che da Parigi torna in Corsica e che usa Twitter per difendere lo zio e si ritrova a interfacciarsi con un sempre più nutrito numero di persone che lo difendono e, addirittura, lo considerano un simbolo di resistenza facendo diffondere la leggenda del Mohicano. E uno degli aspetti più interessanti del film è proprio la convivenza tra una tradizione come quella del pascolo insieme all'uso dei social come mezzo per veicolare dissenso o solidarietà.
Il cinema corso

Nella seconda parte del film - quella che coincide con la fuga di Joseph -, Il Mohicano assume i contorni del thriller e del western (con tanto di sparatoria), ma sopratutto diventa un racconto dalla forte valenza politica. Quel gesto involontario del protagonista pone l'attenzione - sociale, mediatica, giuridica - sul territorio, le tradizioni e la loro difesa. In questo la pellicola di Furricci dialoga con Anna di Marco Amenta. Un'altra storia di resistenza, presentata alle Giornate degli Autori nella sezione Notti Veneziane del 2023, in cui la protagonista lotta contro le ruspe del cantiere intento a costruire un mega resort in una zona incontaminata della Sardegna.
Ma non solo: Il Mohicano è anche uno dei tanti film - da À son image di Thierry de Peretti a Le Royaume di Julien Colonna - che negli ultimi mesi è stato realizzato in Corsica e che nell'intreccio parla della sua situazione politica. Il cinema, così come l'arte in generale, è sa sempre un termometro di quello che accade nel mondo. C'è stato da parte di registi e scrittori dell'isola come una sorta di risveglio. La volontà di raccontare la propria terra, il suo burrascoso passato e la sua natura incontaminata che rischia di essere spazzata via a favore dell'avidità dell'uomo.
Conclusioni
Il Mohicano di Frédéric Farrucci Racconta la storia di Joseph, un pastore corso che si oppone alle pressioni della mafia per vendere la sua terra. Il suo rifiuto lo porta a un tragico evento e a una successiva fuga attraverso l'isola. Parallelamente, sua nipote utilizza i social per difenderlo, trasformandolo in un simbolo di resistenza. Il film fonde elementi di thriller e western con una forte valenza politica, focalizzandosi sulla difesa del territorio e delle tradizioni. Inoltre la pellicola si inserisce in un contesto di rinnovato interesse del cinema corso per le tematiche politiche e ambientali dell'isola.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Alexis Manenti
- L'uso di attori non professionisti
- La riflessione sulla situazione corsa
- L'uso dei social come strumento di dissenso e solidarietà
- Le atmosfere western
Cosa non va
- Vedere il film doppiato rischia di togliere tanto del suo realismo grazie all'uso di più lingue e dialetti
- Un andamento poco ritmato e verboso in alcuni passaggi rallenta la narrazione