Il mio nome è Vendetta, la recensione: un revenge movie da visione casalinga

La recensione de Il mio nome è Vendetta: un buon cast, un ritmo senza tregua e la sensazione che il film attinga troppo da certi format. Dirige Cosimo Gomez. Il film è in streaming su Netflix.

Il mio nome è Vendetta, la recensione: un revenge movie da visione casalinga

Da dove cominciamo? Dal cast? Dalla trama? Dalla regia? Dalla destinazione finale? Un dubbio di partenza perché Il Mio Nome è Vendetta, action-revenge-movie targato Netflix e diretto da Cosimo Gomez, offre comunque alcuni spunti su cui è importante riflettere. Non solo, offre anche un ulteriore confronto relativo alle distribuzioni streaming o sala, esplicando quanto il concetto di film sia oggi mutato (e no, non è vero che i film Netflix sono tutti superficiali). Ecco, la pellicola di Gomez è un prodotto perfetto per la visione casalinga, che non pretende chissà quale scambio ma, dal canto suo, restituisce novanta minuti di puro intrattenimento costruito per un pubblico in cerca di svago. Sacrosanto. Legittimo. Necessario. In più, allarga il genere ad un pubblico che magari lo ha conosciuto solo di riflesso.

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Il mio nome è Vendetta: un momento del film

Poi, chiaramente, ci sono esercizi ed esercizi, e quello di Gomez è un chiaro omaggio ai film d'azione e di pallottole in cui l'antieroe di turno si lancia in un sanguinoso viaggio in cerca di vendetta. La lista è lunga, e i film sono l'apogeo del genere in questione. Due esempi? John Wick e Taken, con la guida di Tony Scott e di Man of Fire sullo sfondo. Saghe o titoli in cui l'eroe sconta un certo passato, e finisce per confondere il disegno del giusto e dello sbagliato. Ecco, dietro Il Mio Nome è Vendetta c'è proprio questo mondo, rivisto in una chiave italiana che, però, non ha la loro stessa potenza narrativa. Il paragone è istintivamente scomodo, e ovviamente il film del bravo Gomez non ha la loro spinta originale, né ha la pretesa di averla. Invece gli fa onore aver allargato lo spettro di genere, dimostrando che anche in Italia abbiamo interpreti e mezzi di assoluto livello.

In fuga con Alessandro Gassmann e Ginevra Francesconi

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Il mio nome è Vendetta: una scena del film

Dubbi a parte, Il Mio Nome è Vendetta gioca sui contrasti e sulle direzioni incrociate: Sofia (Ginevra Francesconi), tranquilla teenager con la passione per l'hockey e le gite off-road in compagnia di suo papà Santo (Alessandro Gassmann), si ritrova nel bel mezzo di una drammatica e disperata fuga dopo un inizio quasi fiabesco. Disobbedendo, pubblica su Instagram una storia con suo padre e, tramite riconoscimento facciale biometrico (!), due criminali piombano nella loro casa, uccidendo la madre e lo zio. Santo, infatti, nasconde un torbido passato di affiliato alla 'Ndrangheta. Per lui e per Sofia inizia una lotta per la sopravvivenza fatta di sangue e conflitti famigliari, espansi in una violenta eredità criminale. Perché poi di eredità si tratta, ed è l'eredità il fardello che si porta dietro la sventurata Sofia, che diventerà - seguendo le obbligate orme di suo padre - una sorta di Nikita. Il tutto inserito poi in un contesto che gioca di nuovo sugli opposti: si inizia tra i boschi del Trentino, si finisce in una Milano fredda e oscura. Un viaggio on-the-road, tra un padre mafioso pentito e una figlia che sconterà le pene dell'inferno. La famiglia è la famiglia, e i legami non mentono. Impossibile uscire dalla dimensione criminale.

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Un buon cast per un format che funziona a metà

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Il mio nome è Vendetta: una foto del film

Sarebbe stato invece possibile (e preferibile) non attingere troppo dai suddetti titoli, facendo prendere a Il Mio Nome è Vendetta un percorso più originale, al netto di un'ispirazione giusta e intelligente. Un percorso che intrattiene e diverte, ma che lascia impressa quella sensazione di film pre-confezionato. Del resto Cosimo Gomez è un ottimo regista (e lo dimostra l'interessante Io e Spotty, un film tenero ma anarchico che è l'opposto di questo) e possiede uno sguardo interessante proveniente dall'arte della scenografia. Non è un caso quindi che il suo film faccia dell'asciuttezza visiva un certo metro stilistico, riducendo al minimo i tempi morti e spingendo forte sull'acceleratore. Di conseguenza il paesaggio circostante diventa la stessa scenografia indiretta, che dona respiro (o lo toglie) a seconda dei momenti.

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Il mio nome è Vendetta: Ginevra Francesconi, Alessandro Gassmann in un'inquadratura

Ma se non c'è un attimo da perdere - come ci insegna la visione casalinga - allora la vendetta di Santo alias Alessandro Gassmann va servita bollente. A proposito: la fisicità granitica di Gassmann è adatta al ruolo, così come il suo riflesso paterno. Un punto a favore, unito ad un buon lavoro di casting che include, tra gli altri, Alessio Praticò, Francesco Villano, Mauro Lamanna e Remo Girone. Un casting maschio e maschile, che sottotraccia si fa gioco di una certa mascolinità criminale da cui spunterà - guarda caso - l'inconsapevole e brutale eredità ricevuta da Sofia. Del resto al cinema il sangue lava il sangue. Materiale spettacolare, certo, ma il format è incerto e potrebbe essersi ampiamente esaurito. Sebbene Il Mio Nome è Vendetta meriti comunque una spassionata possibilità di visione.

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Conclusioni

Concludiamo la recensione de Il mio nome è Vendetta soffermandoci su quanto il film di Gomez sia un action movie dal format pre-stabilito, che si rifà ad una certa concezione in stile Taken. Il ritmo è alto e il cast è buono, ma non si va oltre il divertissement da divano. Di per sè non sarebbe un problema, lo potrebbe diventare quando l'identità si rifà ad un genere ampiamente esplorato. Nonostante questo è un'ottimo punto di partenza, rivolto soprattutto a chi è avvezzo a certe (ambiziose) produzioni.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Un buon cast.
  • Un ritmo formato streaming...

Cosa non va

  • ... ma che si incastra in un genere ampiamente battuto.
  • Il finale è un po' troppo frettoloso.
  • La musica sarebbe potuta essere di maggiore impatto.