Il gioco del destino e della fantasia, la recensione: storia di tre donne

La recensione de Il gioco del destino e della fantasia, pellicola giapponese premiata all'edizione 2021 della Berlinale.

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Wheel of Fortune and Fantasy: una sequenza del film

Scrivere la recensione de Il gioco del destino e della fantasia, nuovo lungometraggio del cineasta giapponese Ryusuke Hamaguchi che arriva nelle nostre sale dopo aver debuttato online alla Berlinale a inizio anno (vincendo il Gran Premio della Giuria), significa fare i conti con la nuova nozione del tempo: sembra infatti passata un'eternità da quando il film ambiva all'Orso d'Oro, in un contesto interamente virtuale (con successive proiezioni fisiche all'aperto nel mese di giugno), e ora può farsi apprezzare in presenza, nel buio della sala (e nel mentre Hamaguchi si è portato a casa un altro premio, questa volta a Cannes, dove ha presentato il successivo Drive My Car, anch'esso in arrivo entro breve nei cinema italici). Sala pronta ad accogliere un bel pezzo di cinema nipponico, che in apparenza si allontana dalla poetica classica del suo autore.

Tre giochi

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Wheel of Fortune and Fantasy: una scena del film

Il gioco del destino e della fantasia (in originale Guzen to sozo, letteralmente "coincidenza e immaginazione) mette in scena tre episodi, ciascuno di essi incentrato su una protagonista femminile: nel primo, Meiko (Kotone Furukawa) si chiede come comportarsi quando scopre che la sua migliore amica è in procinto di frequentare il suo ex, con cui ha chiuso una relazione due anni prima; nel secondo, uno studente universitario, bocciato da un professore che ha appena vinto un prestigioso premio letterario, decide di vendicarsi inscenando uno scandalo sessuale tramite la moglie Nao (Katsuki Mori), anch'ella ex-studentessa del romanziere; e infine, nel terzo, Nana (Aoba Kawai) si reca a una rimpatriata universitaria nella speranza di incrociare la donna con cui ebbe ai tempi una relazione, e strada facendo si imbatte in una che sembra effettivamente l'ex-compagna...

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Ambiziosa brevità

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Wheel of Fortune and Fantasy: una foto del film

È quasi un esercizio di stile quello che si propone di fare Ryusuke Hamaguchi, che si è imposto sul piano internazionale nel 2015 con Happy Hour, dramma di cinque ore presentato in concorso al Festival di Locarno. Da lì è passato a Cannes con Asako I & II, prima di tornarci con Drive My Car, che dura tre ore pur essendo basato su un racconto breve di Haruki Murakami. Ecco, quindi, che arriva ciò che in apparenza è un allontanamento dallo stile classico del regista: tre storie scollegate che formano un contenitore di appena 120 minuti, dove però è pienamente visibile l'anima del cinema di Hamaguchi, da sempre appassionato di personaggi femminili e qui creatore di tre figure memorabili (quattro se includiamo l'interlocutrice di Nana), le cui vicende si intrecciano con una divertita riflessione sul ruolo della casualità nelle vite umane.

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Wheel of Fortune and Fantasy: un'immagine del film

È un gioco elegante, rigoroso, ma anche pieno di cuore, votato a tutte le sfumature di ambiguità che possono accompagnare i sentimenti, a volte puntando sulla contrapposizione di punti di vista differenti (e lì è particolarmente gustoso il sottile rimando a Rashomon nel secondo episodio, dove lo scrittore vince un premio il cui nome deriva proprio dall'autore che ha ispirato il capolavoro di Akira Kurosawa). È un viaggio vertiginoso e preciso all'interno della psiche umana, articolato in tre tappe che danno corpo a gelosie, rimpianti e sentimenti di vendetta con un tratto delicato ma sempre attento alla ricchezza interiore delle tre protagoniste, simulacri bellissimi del pensiero narrativo e cinefilo di Hamaguchi. Un gioco, come dice il titolo italiano, che in quanto tale diverte e appassiona, confezionando tre racconti brevi all'interno dei quali sono racchiusi veri e propri mondi che uno vorrebbe tornare ad approfondire con la stessa generosità che solitamente caratterizza le altre opere del cineasta. Mondi che il pubblico può finalmente scoprire al cinema, consentendo anche ai cinefili nostrani di familiarizzarsi sul grande schermo con la poetica di uno dei massimi esponenti della cinematografica nipponica odierna.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione de Il gioco del destino e della fantasia, nuovo lungometraggio di Ryusuke Hamaguchi che ha conquistato la Berlinale 2021, sottolineando come si tratti di un'opera ambiziosa e al contempo "piccola", con tre appassionanti storie all'insegna delle grandi figure femminili, come da tradizione nella filmografia del regista.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Gli attori sono tutti ottimi.
  • Le tre storie sono calibrate con precisione.
  • L'atmosfera giocosa e al contempo rigorosa è molto affascinante.

Cosa non va

  • Un po' si vorrebbe che ciascun episodio andasse avanti più a lungo.