Quasi totalmente ambientato nella provincia palermitana, Fuori dal coro, parte da un dato molto comune che affligge la generazione dei neolaureati italiani (e non solo): la difficoltà di trovare lavoro. Dario è uno di loro, fresco di laurea e disoccupato, vive sulle spalle della madre e passa le giornate a fumare spinelli con il suo migliore amico, il flemmatico tappezziere Nicola. Come da italica tradizione arriva la fatidica raccomandazione che potrebbe cambiare il corso della sua vita lavorativa. A farla però è il "Professore", figura poco cristallina del paese, che, in cambio del favore di portare a Roma, a nome suo, una busta dal contenuto misterioso, lo aiuterà con la famosa "spintarella". A fare da tramite per la consegna, il ragazzo trova lo zio Tony, fratello del padre defunto che non vedeva da anni e con il quale dovrà reinstaurare un legame e una complicità per riuscire a portare a termine il lavoro commissionatogli e seminare Pancev, malavitoso slavo instabile al quale avrebbe dovuto consegnare la busta apparentemente sparita.
_ "È stato complicato realizzare il film. Abbiamo avuto poche risorse a nostra disposizione ma avevamo voglia di fare qualcosa nella quale credevamo molto. Non abbiamo girato in due stanze e con pochi attori ma in esterno e con un buon numero di interpreti. C'è stata la voglia unanime di portare a termine il film nonostante gli ostacoli e la paura di non arrivare alla fine."_. Esordisce così Sergio Misuraca nel raccontare la genesi della sua opera prima. Una pellicola con il retrogusto della black comedy, nella quale il regista inserisce sferzate di pulp tarantiniano, specie nella parte centrale del film, che conferiscono all'opera una natura inconsueta per il tipo di commedie nostrane che siamo abituati a vedere. Indubbiamente un buon debutto, considerate anche le difficoltà produttive, che perde ritmo in alcuni passaggi nel quali una sintesi narrativa sarebbe stata più efficace e avrebbe conferito maggiore respiro ad una storia ricca di personaggi connessi tra di loro.
Hollywood - Sicilia: Andata & Ritorno
Un percorso tortuoso e per certi versi bizzarro ha portato Misuraca a realizzare Fuori dal coro. Come fortemente, e forse eccessivamente, sottolineato dall'apparato promozionale del film, il neo regista, prima di sedere dietro la macchina da presa ha provato a realizzare il suo sogno in California, ad Hollywood, mecca del cinema che ha ben presto però mostrato la sua doppia faccia all'allora aspirante cineasta. "Il mio sogno di fare cinema si è posteggiato proprio a Los Angeles quando, tra il '94 e il '98, per pagare l'affitto e vivere ho dovuto fare un altro mestiere. Mi sono ritrovato nella città dove si fa e respira cinema ma lavoravo in un ristorante, Ago, frequentato da moltissime star, tra cui Robert De Niro che era anche uno dei proprietari, ma vivevo quel mondo in modo marginale. Ho ricominciato a prendere mano al soggetto 5/6 anni fa grazie a del materiale che avevo già scritto in precedenza e in cinque settimane abbiamo completato le riprese del film, girato a Terrasini, la mia città natale in provincia di Palermo, e Roma." Dell'esperienza americana è possibile rintracciare dei frammenti nel suo film, dati dalle quantità di riferimenti cinematografici che caratterizzano l'intero lavoro ma che non si limitano al solo cinema d'oltreoceano. "La pellicola nasce proprio dall'ispirazione di tutti i film che ho visto. Tra i miei registi preferiti ci sono Scorsese e Tarantino e i maestri della commedia classica italiana come Monicelli e Risi."
Un film "fuori dal coro"
"Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura avendo già il titolo in mente, cosa che solitamente non si fa. Il titolo ha una doppia valenza. Da una parte si riferisce proprio al film che, per la particolarità di genere, è distante dalle commedie italiane e dall'altra perchè mi piaceva visivamente l'idea del coro. I miei genitore fanno parte di un coro e averli visti cantare con altre persone, tutte vestite uguali, mi ha affascinato perchè mi ha incuriosito pensare alle vite di queste persone al di fuori del coro." Nonostante alcune imprecisioni, che vanno dalla mancanza di sintesi ad alcune dinamiche narrative proprie dei personaggi non del tutto inedite, il film, a detta del regista, è un'opera fuori dal coro per il panorama cinematografico italiano, sia per l'assenza di finanziamenti pubblici che per la scelta di un genere non molto comune nella nostra cinematografia, quello cioè della commedia nera, nel quale il regista unisce elementi classici della commedia italiana ai quali però aggiunge contorni da noir e una conclusione inaspettata. "Non abbiamo avuto nessun aiuto dalla Film Commission o da patrocini. È un film sudato. Ho chiesto aiuto ma mi hanno detto che non c'erano bandi. Per me parlare male della Sicilia è un dolore perché amo quella terra "maledetta" e non so dirmi perché non siamo riusciti ad avere nessun tipo di finanziamento. Devo dire che sono riuscito a contenere i costi perchè a Terrasini ho un ristorante che ha provveduto al catering, per far dormire cast e troupe ho utilizzato le stanze del mio B&B e grazie all'aiuto di amici non ho pagato le location del film."