Il corto Varicella nel 2015 lo portò a conquistare la platea di un festival come Cannes, negli anni successivi si sarebbe dedicato al suo esordio sul grande schermo, Guarda in alto, per arrivare di recente a esplorare il linguaggio della prima web serie interattiva italiana, Il Caso Ziqqurat. Fulvio Risuleo ha solo 28 anni, ma dimostra di essere già un audace sperimentatore, il cinema e il fumetto sono i suoi linguaggi preferiti, dal 19 settembre torna in sala con un secondo film, Il colpo del cane, e non è un caso che in contemporanea esca anche la sua terza graphic novel, Sniff.
Come potete leggere nella nostra recensione di Il colpo del cane il titolo del film è un'espressione trovata sfogliando un dizionario di latino: si riferisce al lancio dei dadi durante alcuni riti divinatori degli antichi romani. Il risultato che ne veniva fuori si chiamava "il colpo del cane" e indicava una situazione sfortunata. È così che inizia a raccontarci alcune curiosità sul film durante la presentazione alla stampa.
La genesi e la struttura del film
Il colpo del cane segue lo sviluppo di due storie parallele che si riuniranno poi nel finale, tutto ha inizio quando nel loro primo giorno da dogsitter Rana (Silvia D'Amico) e Marti (Daphne Scoccia) subiscono il furto del bulldog francese affidatogli da una ricca signora. Inizierà così una caccia al ladro che tra rocamboleschi inseguimenti le porterà nella periferia romana sulle tracce di un improbabile veterinario, Dr. Mopsi (Edoardo Pesce), figura sulla quale si concentrerà la seconda parte di un film che non risponde a un genere preciso, ma li attraversa: dalla commedia al grottesco ritratto sociale, dall'action movie al thriller.
"L'idea è nata dalla scena in cui Mopsi incontra Marti nel parco col cane. All'inizio volevo fare un corto su una dogsitter che si trova ad accettare una proposta economica vantaggiosa. Volevo farlo subito dopo Varicella, ma poi ho capito che poteva essere anche una storia più lunga, che alla fine ha preso due direzioni", spiega Fulvio Risuleo. "Sono sempre stato affascinato dalle strutture che ritornano su se stesse come in Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle, dove la prima parte è ambientata a Londra e la seconda nel deserto. Mi piace il fatto che il film a un certo punto finisca e ne cominci un altro. Non è stata una struttura costruita a tavolino, ho scritto molto e ho seguito il flusso, così mi sono accorto che essendo Orazio/Mopsi la figura antagonista andava approfondito: in questo modo il suo personaggio si è espanso fino ad occupare quasi un'ora del racconto".
La periferia romana
Sullo sfondo la periferia romana tra la Magliana e il Laurentino, la stessa in cui Pier Pasolini girò alcune scene di Uccellacci e Uccellini e che il regista conosce molto bene: "Ci sono nato e cresciuto. È quasi tutta campagna e so ad esempio cosa vuol dire aspettare gli autobus in mezzo al nulla, qui l'antico e il moderno si incontrano, vedi il raccordo anulare che incontra i vecchi ruderi. - racconta - Troppo spesso la periferia nel cinema viene rappresentata in maniera ideologica, ma è solo una semplificazione della realtà, uno stereotipo perché invece ci vive gente di ogni tipo. Aver potuto ambientare questa storia in un set del genere per me è stato il massimo".
I protagonisti: Edoardo Pesce, Daphne Scoccia e Silvia D'Amico
I personaggi in scena sembrano venuti fuori da un fumetto, seppur conservino dei tratti abbastanza realistici. Risuleo conosceva Edoardo Pesce sin dai tempi di Varicella: "È il miglior attore del momento, ho scritto le ultime stesure della sceneggiatura dopo averlo scelto, volevamo fare un film insieme, quindi l'ho potuto fare con lui in mente", rivela. "Ha provato vari dialetti, ma poi ha rinunciato perché non voleva diventare una macchietta, è affascinato dai personaggi strani". "Ho fatto un altro film con lui che non è uscito, e forse è stato meglio, ma ho fatto scuola. Conoscevo già Edoardo ed è una persona alla mano, ci si lavora bene, è umile, è un bravissimo attore e non puoi che assorbire da lui, cogliere il meglio e farlo tuo", gli fa eco Daphne Scoccia, che sul set con Ugo, il bulldog francese, dice di essersi divertita molto: "Era come lavorare con un bambino". Colpita dalla disponibilità di Pesce anche Silvia D'Amico: "Si è messo a disposizione e sul set era foero di noi quasi come se ci avesse scelto lui".