Un poliziotto temporaneamente degradato si ritrova a rispondere a telefonate di vario genere nella sede del 112 a Copenaghen. Tra le chiamate c'è quella di una donna che sostiene di essere stata rapita. Il poliziotto non si stacca più dal telefono, e comincia una corsa contro il tempo molto particolare, che lo spettatore non vedrà mai. Questa è la premessa de Il colpevole - The Guilty, thriller danese che racconta un sequestro di persona senza mai lasciare l'ufficio del protagonista, un'opera prima ambiziosa che nel corso del 2018 ha conquistato premi ovunque, dal Sundance al Torino Film Festival, passando per il Festival di Zurigo dove è stato premiato dalla giuria dei critici. Di questo film così particolare parleremo in questa intervista a Gustav Möller e Jakob Cedergren.
Doppia nazionalità
Tradizionalmente i film scandinavi sono co-produzioni tra Svezia, Danimarca e Norvegia, e Il colpevole - The Guilty non fa eccezione, con un dettaglio ancora più curioso: sia il regista che l'interprete principale sono svedesi di nascita, ma residenti da anni in territorio danese. "È una pura coincidenza che fossimo entrambi svedesi espatriati a Copenaghen", precisa Gustav Möller, "ma era bello poter parlare svedese con qualcuno sul set. Ho scelto Jakob per il ruolo principale perché lui ha una certa qualità misteriosa, che andava bene per il personaggio di Asger, nonché il carisma per mantenere la nostra attenzione per tutta la durata del film." Per Jakob Cedergren è stato difficile prepararsi per un ruolo così impegnativo? "Non particolarmente", risponde l'attore. "Mi trovo in difficoltà solo quando mi viene chiesto di fare qualcosa che secondo me non funziona nel contesto della scena o di come si comporterebbe il mio personaggio." C'è una differenza sostanziale tra lavorare in Svezia o in Danimarca? "Principalmente quello che si consuma sul set", scherza Cedergren, alludendo alle diverse terminologie per indicare le pause caffè nei due paesi.
Un'ispirazione insolita
L'idea del film - di cui abbiamo scritto nella nostra recensione de Il colpevole - The Guilty - ci racconta Möller, è nata in modo inusuale: "Ho visto un video su YouTube dove mostrano una vera telefonata al 112, simile alla prima chiamata di Iben nel film. Trovavo affascinante il fatto che, pur avendo solo l'audio, avessi l'impressione di aver visto tutto, e mi sono reso conto che per un'altra persona l'esperienza sarebbe stata diversa. Il film nasce dalla volontà di creare un'esperienza cinematografica che sarà unica per ciascuno degli spettatori. Il pubblico diventa co-creatore, per certi versi." Dopo le ricerche è stato creato il personaggio di Asger, interpretato da Cedergren, e poi la doppia storia che ruota intorno a lui: "Ci sono due misteri, quello del sequestro e il segreto di Asger, ed è stata una sfida stimolante farli evolvere in parallelo sullo schermo." Quanto ad altri prodotti che si svolgono in tempo reale, il cineasta non se ne è servito come ispirazione in senso stretto: "Li ho guardati più che altro che capire cosa potessi fare in modo diverso. E alcuni titoli molto noti, come Minuti contati, non li ho proprio visti. Ci siamo concentrati molto sul sound design."
È un film molto strutturato, pianificato, ma con un po' di spazio per modifiche sul set, come ci svela Möller: "L'ambientazione unica ci ha permesso di girare le scene in ordine cronologico, quindi era possibile discutere un po' su come impostare una determinata sequenza in base al lavoro fatto il giorno prima." A differenza di altri film dove si parla al telefono, gli interlocutori di Cedergren sono veramente gli altri attori: "Non ce l'avrei fatta altrimenti", ammette l'attore. "Tutte le conversazioni telefoniche erano con i miei colleghi, i quali avevano una stanzetta in fondo al corridoio con l'attrezzatura necessaria, un po' come un radiodramma." Aggiunge Möller: "Il casting degli interlocutori è stato fatto in base alla voce, ascoltavo dei file audio senza sapere che aspetto avesse la persona in questione, perché ci servivano attori in grado di creare personaggi a tutto tondo senza che li vedessimo."
Percorso internazionale
Il film ha debuttato al Sundance e successivamente fatto il giro di festival prestigiosi in tutto il mondo. Com'è stata quell'esperienza? "Molto emozionante", risponde Möller. "È stato interessante soprattutto sondare le reazioni del pubblico, dato che il film è stato concepito in modo tale da rendere gli spettatori co-autori. Sono rimasti colpiti in particolar modo dall'impressione di aver visto tutti i luoghi che sullo schermo sono solo dei suoni e rumori. Abbiamo vinto vari premi del pubblico un po' ovunque, il che dimostra che la mia idea ha funzionato." Per Cedergren la proiezione al Sundance sottolinea l'importanza dell'esperienza collettiva al cinema: "È un film da vedere in sala, col pubblico, perché si crea un'energia speciale grazie alla suspense di un progetto come questo." Quindi niente Netflix per l'interprete di Asger? "Non credo, perché per me sarebbe troppo strano guardare un film sullo schermo del telefono."