Il clan dei ricciai, la recensione: se la seconda occasione arriva dal mare

La recensione de Il clan dei ricciai: il documentario di Pietro Mereu in onda su Sky Arte ci racconta un lavoro molto particolare e la storia di redenzione di alcuni ex detenuti.

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Il Clan dei Ricciai: una scena del film

"Il mare è diventato un ufficio di collocamento". Iniziamo la recensione de Il clan dei ricciai, il film di Pietro Mereu del 2016 in onda dal 9 agosto su Sky Arte (e disponibile on demand) dalle parole di un ricciaio, un pescatore di ricci. Ironiche e realistiche, racchiudono il senso di questo documentario, che racconta un lavoro molto particolare per poi addentrarsi nelle vite di chi ha scelto di farlo. Quello del ricciaio è un lavoro duro: i ricci buoni si trovano nei mesi che finiscono in "embre" - settembre, ottobre, novembre e dicembre - e, a parte il primo mese, è un periodo in cui l'acqua è fredda. Si tratta di stare in mare, al freddo, anche cinque o sei ore, a "vomitare catarro". E spesso è un lavoro al limite della legalità: ci sarebbe il fermo biologico da rispettare, ma non ci si può fermare. E spesso si viene rincorsi dalla guardia costiera. Per questo quello dei ricciai è una sorta di "clan": un gruppo di persone che lavora per conto proprio ma che è pronto a fare fronte comune, a restare unito nelle difficoltà.

La trama: pescare i ricci, la seconda possibilità

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Il Clan dei Ricciai: un'immagine

A Cagliari e dintorni, alcuni ex detenuti trovano lavoro come pescatori di ricci grazie all'aiuto di Gesuino Banchero, il "boss" di questa attività. Per Massimo, Andrea e Simone questo lavoro è la loro seconda possibilità, forse l'ultima occasione per riprendere una vita onesta. Il clan dei ricciai parte raccontando il duro lavoro dei pescatori, per poi andare indietro e raccontando le loro storie, tra famiglie disastrate, carcere e criminalità.

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I ricciai, gli invasori...

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Il Clan dei Ricciai: una scena del documentario

Mute, bombole a ossigeno, pinne. Ore e ore a mollo nell'acqua fredda per trovare i ricci, quell'oggetto prezioso che consente loro di lavorare, e di vivere. Il clan dei ricciai inizia con il racconto del duro lavoro di questi uomini, ci parla dei loro problemi con le forze dell'ordine e anche con gli abitanti dei luoghi dove vanno a pescare. I ricciai vengono visti un po' come degli invasori. E allora gli abitanti del posto si mettono di mezzo, bucano le gomme delle loro auto. Il ricciaio è un lavoro di sofferenza, è uno stile di vita.

Storie di famiglie disastrate, povertà, carcere

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Il Clan dei Ricciai: una foto dal set

Il lavoro del ricciaio nasce negli anni Sessanta a Cagliari. Gli ex detenuti, una volta usciti dal carcere, non avevano nessuna occasione di lavoro: non li voleva nessuno. Così decisero di buttarsi in mare a pescare ricci. Pietro Mereu racconta le storie di alcuni pescatori, e dal loro lavoro passa presto a raccontare la loro vita. Le loro sono storie di famiglie disastrate, di genitori che, trafficando droga, fanno perdere ai propri figli un lavoro onesto, e di bambini nati tra la gioia, ma che i nostri protagonisti hanno perso di vista per sempre. Sono storie di povertà, di crimine come unica possibilità di scelta, di anni passati in carcere. Quel carcere che, come di dice uno degli intervistati, non serve a niente se non a cronicizzare la propria condizione: entri criminale ed esci super criminale.

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La seconda occasione

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Locandina di Il clan dei ricciai

Da tutto questo si capisce come Il clan dei ricciai sia un documentario affascinante non solo per come documenta un lavoro particolarissimo, ma anche per come racconta quella tanto agognata seconda occasione che ogni società dovrebbe concedere a chi ha sbagliato, e che invece non arriva mai. È una di quelle storie che al cinema funzionano sempre, e Pietro Mereu lo racconta con un documentario dall'impianto classico, fatto di interviste ma anche di bellissime immagini del mare, di alcuni quartieri di Cagliari, del vecchio carcere in disuso. Mereu ha conosciuto queste persone durante un altro lavoro, e, dopo un anno di discorsi e avvicinamenti, le ha convinte a fidarsi di lui. Per girare non avrebbe dovuto andare nelle loro case né parlare con i loro familiari. Ma ne è valsa la pena per girare questo film. Che ci insegna ancora una volta, come dice uno dei protagonisti, che "una persona cambia, se veramente vuole cambiare".

Conclusioni

Nella recensione de Il clan dei ricciai vi parliamo di un documentario affascinante non solo per come ci porta alla scoperta di un lavoro particolarissimo, ma anche per come racconta quella tanto agognata seconda occasione che ogni società dovrebbe concedere a chi ha sbagliato. Si tratta di un un documentario dall'impianto classico, fatto di interviste ma anche di bellissime immagini del mare, dei quartieri di Cagliari, del vecchio carcere in disuso.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il film ci porta in un mondo poco conosciuto, quello dei pescatori di ricci.
  • Mereu non si limita a raccontare il lavoro dei ricciai, ma riesce ad entrare nelle loro vite.
  • Il film diventa così una storia di riscatto, la storia di una seconda occasione che arriva dal mare.

Cosa non va

  • Potrebbe non piacere a un pubblico a cui non interessano storie di questo tipo.