Il cinepandoro è servito
"Cinepandoro", lo chiama Alessandro D'Alatri, ovvero un'alternativa al tradizionale cinepanettone natalizio, servito ormai da anni nelle sale durante le settimane festive e fonte di notevoli risorse per il nostro cinema. Quest'anno i cinepanettoni sono due, e c'è Commediasexi, che va a collocarsi nello stesso filone pur volendosi parzialmente differenziare. Non è negli ingredienti fondamentali, in ogni caso, che il film si distingue dai modelli firmati Vanzina o Neri Parenti.
C'è un ritratto abbastanza grossolano e sopra le righe di un'Italia cui sia poco problematico rapportarsi; c'è una satira scontata e anche un po' qualunquista sul mondo dello spettacolo e quello della politica; e ci sono belle donne, perché se Elena Santarelli, capello biondo e coscia senza fine, è una deliziosa figliola, vogliamo mettere il fascino delle signore Margherita Buy e Stefania Rocca?.
I capocomici di D'Alatri hanno più carisma dei mattatori da cinepanettone: Paolo Bonolis, pioniere superpagato della conduzione televisiva, non fatica a trasferire la sua parlantina e la sua simpatia sul grande schermo. Sergio Rubini è una garanzia, e il suo personaggio è dotato di una commovente dignità, umile e nobile allo stesso stesso tempo. Ma questo è sufficiente a fare di Commediasexi un prodotto che sia più che trascurabile? Sì e no. Sì perché il buon livello della recitazione mantiene il film su un binario di assoluta piacevolezza, non ci si annoia e non ci si sente oltraggiati dalle solite smorfie e dai soliti double entendre. No perché la sceneggiatura non ha sostanza né coerenza, e il brio comico in sé non è sufficiente a fare di questa una commedia che lasci il segno.
La storia è quella di un deputato (Bonolis) che, impegnato com'è nella stesura di una legge sulla famiglia, tra ecclesiastici dall'inconfondibile accento teutonico e le richieste delle "nuove coppie", si trova a fronteggiare il rischio di uno scandalo che potrebbe rovinarlo: qualcuno ha avuto sentore della sua relazione con Martina, aspirante attrice ad alto mantenimento cui ha appena regalato un attico con vista sul Colosseo. Così l'onorevole Bonfili decide di partirsene per Parigi per una vacanza con moglie e figliolette, appioppando l'amante al fido autista Mariano (Rubini), in modo che sia lui a finire pubblicamente accusato di adulterio. Le cose vanno come da lui previsto... fino a un certo punto. Perché ovviamente, l'uomo di potere ipocrita, gaudente ed egoista deve essere punito. E qui scatta il moralismo karmico della pellicola, che fa sì che Mariano si cattivi l'amicizia della fanciulla, ma anche che riconquisti, grazie alla sua onestà, l'amore della moglie, mentre l'esatto opposto accade a Bonfili. Peccato che a questo punto il meccanismo narrativo non sia più supportato dal minimo realismo: le regole della commedia, che ti concedono, secondo D'Alatri, qualche "ottava sopra la realtà", dovrebbero giustificare eventi inspiegabili, come la "conversione" di Martina, che molla l'amante di cui era disperatamente innamorata nel giro di pochi giorni senza alcuna ragione apparente; è anche comprensibile che si sia voluto evitare di affidare scene chiave alla Santarelli per minimizzare l'abissale divario nella recitazione rispetto al resto del cast, ma in questo modo il rapporto tra Martina e Mariano rimane tratteggiato in maniera ambigua e insoddisfacente.
Nel complesso, tuttavia, Commediasexi è un prodotto gradevole se non proprio esilarante, senz'altro superiore alla media delle commedie sguaiate accanto a cui si colloca. Detto da chi, beninteso, ha sempre preferito il pandoro al panettone.
Movieplayer.it
2.0/5