Non sono mica tutti Michael Scofield. Scappare di galera, specialmente quando è una strutture di massima sicurezza, è impresa ardua, per questo Nick Santora e Matt Olmstead, già produttori di Prison Break, hanno circoscritto l'impresa al genio strategico dell'eccezionale ingegnere interpretato dal silenzioso Wentworth Miller. Per sollevare un po' il morale del galeotto medio privo di analoga superiorità intellettuale, Santora e Olmstead hanno elaborato un'alternativa mirata alla folta schiera di derelitti condannati a pene serie, anche se non sono così cattivi. L'americana Breakout Kings, in italiano I signori della fuga (o I re dell'evasione, dal titolo nostrano del pilot in onda lunedì 21 novembre alle 21), segue le peripezie di un eterogeneo gruppetto di galeotti sedotti da una proposta indeclinabile: il trasferimento a un carcere di bassa sicurezza e un mese in meno di detenzione per ogni evaso che riusciranno a catturare. Questo da una parte suggerisce che di gente capace di scappare di galera ce n'è ancora molta (oppure che il periodo d'oro di istituzioni inespugnabili come la famigerata Fox River è spirato con la recessione), dall'altra che chiunque, criminali compresi, ha diritto a una seconda chance.
Il team di I signori della fuga ha quasi sempre successo, e questo perché la volontà di riscattarsi consuma letteralmente i suoi membri: non solo Lloyd, Shea ed Erica, i tre scelti per comporre la parte "fuorilegge" dell'unità, ma anche Charlie, Ray e Jules, gli agenti che costituiscono il resto della squadra e per i quali l'inedito progetto rappresenta l'unica possibilità di salvare la propria carriera. Ognuno vanta qualità - e carenze - uniche, ognuno nasconde scheletri nell'armadio, ognuno è appesantito da un passato spiacevole e ognuno ha un punto debole incarnato in una persona amata.
Le analogie con Leverage - Consulenze illegali, da più parti sollevate, non finiscono qui, l'alchimia tra i membri, l'efficienza del gruppo incrementata dalla sinergia di qualità complementari, le personalità eterogenee del team caratterizzate da trascorsi ingombranti e l'equilibrio tra commedia dramma, azione e riflessione accomunano le due serie. Breakout Kings è ancora più fedele alla sua formula episodica - si apre con l'evasione del prigioniero di turno, il team cerca di prevederne le mosse e scopre la causa contingente che ha innescato l'esigenza della fuga e alla fine lo riacchiappa grazie alla collaborazione tra galeotti e marshal nonostante screzi e scetticismo. A evolversi nel corso dei 13 episodi della prima stagione sono i rapporti tra i sei del team, la graduale rivelazione di colpe e segreti, il passaggio dalla sfiducia alla fiducia reciproca rinsaldata dall'avvento di un nemico comune.
A rendere Breakout Kings - I signori della fuga un appuntamento settimanale da attendere con entusiasmo è la prospettiva dell'approfondimento di personaggi variabilmente accattivanti e la loro interazione in grado di garantire dialoghi divertenti e sottotrame con un discreto tasso di dramma. A capo dell'unità c'è il serioso US marshal Charlie Duchamp interpretato dal muscoloso Laz Alonso (il poco riconoscibile e bellicoso alieno blu Tsu'tey di Avatar): ambizioso e amante dell'azione, è stato relegato al lavoro d'ufficio per una deficienza cardiaca che si manifesta occasionalmente nei momenti ad alto tasso adrenalinico. Il successo del progetto rappresenta l'occasione di stare in prima linea, anche se questo mina la sua relazione con la compagna. Promotore dell'improbabile collaborazione è l'ex marshal Ray Zancanelli (Domenick Lombardozzi, il detective vagamente doppiogiochista Herc di The Wire), un vero orso per indole e aspetto, scorbutico ma protettivo, allontanato dal servizio per appropriazione indebita. Ray tratta malissimo e minaccia costantemente i suoi galeotti ma è quello più ottimista nei confronti del progetto, adora la figlia adolescente ed è il mentore di Jules, il terzo membro della polizia federale a far parte del gruppo. Graziosa, timida e preparata, Jules (Brooke Nevin, The 4400) ha visto sfumare la sua carriera ancor prima di cominciare a causa di debilitanti attacchi di panico che la relegano davanti allo schermo di un computer. Brillante segugio informatico, ha un debole per Ray ma è grazie alla psicoterapia di Lloyd che riesce a uscire di casa senza venire abbattuta dall'ansia. Il Professor Lloyd Lowery, di primo acchito un biondino slavato inquietante e sfigatissimo con le donne, è un genio della psichiatria che ha seppellito una strepitosa carriera universitaria sotto il vizio del gioco. Ossessionato da una madre a cui è morbosamente attaccato nonostante una relazione asfissiante e conflittuale, vanta la pena più lunga (25 anni) per un crimine che lo tormenta (rivelato solo dopo un lungo tira e molla) ed è di gran lunga il personaggio più interessante di Breakout Kings. Pavido, egoista e un po' maniaco, è un buono corrotto dalle proprie debolezze; a lui toccano le rivelazione più sofferte della stagione, ma anche le battute migliori e i dialoghi più memorabili (imperdibili le strigliate telefoniche della mamma). Lloyd ha il volto di Jimmi Simpson, erede di Christopher Walken come attore più disturbante della sua generazione, dalla lunga carriera televisiva tra cui spiccano il fantascientifico pilot di Virtuality - vergognosamente bocciato prima di svilupparsi in serie. Gli altri galeotti in squadra sono l'ex gangster chiacchierone Shea Daniels (Malcolm Goodwin, Detroit 187) molto più "criminale" di quanto il suo atteggiamento suggerisca e Philly Rotchliffer (la statuaria Nicole Steinwedell, The Unit) imbrogliona superficiale e seducente che viene sostituita dopo il pilot (diretto nientemeno che da Gavin Hood, e nonostante questo uno degli episodi più deboli della serie) dalla tosta e sbrigativa ex cacciatrice di taglie Erica Reed. Interpretata da Serinda Swan (era una delle sirene di Tron Legacy), si è macchiata dei delitti più gravi (ma facendola parzialmente franca) vendicando il padre ucciso. Erica è dura, iperattiva e chiusa in se stessa, il suo punto debole è una prole affezionata per cui è disposta a tutto. Preferivamo la spilungona Philly, più sfuggente e intrigante. Ingiustamente accusata di essere una serie con eccessi di violenza, I signori della fuga cerca di avvicinare la parte di pubblico potenzialmente alienata da sparatorie e cazzotti con una reiterata esaltazione della famiglia: non giova allo show, già fortemente schematico, ma non basta a rovinare una serie che oltre a donarci personaggi nuovi più che promettenti regala un sorprendente ritorno nella forma del viscido monomano T-Bag di Prison Break. Robert Knepper riprende il ruolo del perfido pedofilo gabbato dai compagni di fuga in una puntata di Breakout Kings tutta dedicata a lui e alla disperata evasione attuata per rivedere l'unica donna mai veramente amata (con tanto di estemporanea redenzione). Il segreto di T-Bag è un vero tuffo nel passato: si apre sulle note di Prison Break (le colonne sonore delle due serie sono entrambe firmate da Ramin Djawadi, ottimo compositore dello score di Iron Man) e la ripresa aerea del carcere di Fox River, e regala l'ultima strepitosa interpretazione di Knepper nei panni del mellifluo assassino. Senza eccessive pretese, Breakout Kings è una delle sorprese della stagione televisiva primaverile trascorsa che può senz'altro migliorare se continua a sviluppare i personaggi giocando sulle potenzialità dell'interazione. Mentre da noi è al via la prima stagione, la seconda partirà negli USA all'inizio del 2012, auspicabilmente mantenendo lo stesso equilibrio tra dramma e commedia, aumentando il tasso d'azione e diminuendo le incursioni nelle pene familiari per diventare una serie accessibile a tutti ma allettante anche per gli spettatori più pretenziosi.