I Segreti di Twin Peaks è il cuore del cinema di David Lynch

Nonostante la sua natura televisiva, la serie costituisce l'apice della maturazione cinematografica del regista, oltre ad essere stato il momento di svolta della sua carriera. I primi due episodi in occasione de Il cinema in piazza, su MUBI dal 13 giugno.

David Lynch e I Segreti di Twin Peaks.

Potrebbe essere un paradosso affermare che il cuore del pensiero cinematografico di un regista così unico come David Lynch sia in una serie televisiva, eppure I segreti di Twin Peaks raffigura esattamente quel crocevia fondamentale che racchiude l'apice della rappresentazione della sua prospettiva, nonché lo snodo che gli ha permesso una maturazione artistica tale da aprire a tutta la seconda parte della sua carriera. Rivederlo su MUBI dal 13 giugno - con i primi due episodi proiettati da Il Cinema in Piazza l'8 giugno alla Cervelletta - è quindi un'occasione straordinaria.

I segreti di Twin Peaks: David Lynch in una scena della serie
David Lynch ne I Segreti di Twin Peaks.

Per descrivere, però, la portata di una serie del genere non basta soffermarsi sull'analisi di ciò che ha comportato per il suo autore, ma anche per quello che è riuscita a fare a livello di linguaggio televisivo. Il titolo ha infatti probabilmente costituito il primo esempio di commistione reale tra i due media, cambiando completamente il concepimento stesso di prodotto seriale, spogliato dei limiti che lo avevano sempre accompagnato. Idea che ha conservato anche 2017 con Twin Peaks: Il Ritorno.

Un evento rarissimo, forse paragonabile al lavoro, a livello di influenza sull'immaginario dell'epoca, di Michael Mann con Miami Vice (con tutte le differenze del caso, ça va sans dire), ironia della sorte terminata appena l'anno prima dell'arrivo dell'agente Cooper nella ridente cittadina montana dello Stato di Washington. Una sorta di preparazione al magico anno 1990, quello in cui l'unico interrogativo che risuonava costantemente nella testa degli americani era "Chi ha ucciso Laura Palmer?".

I Segreti di Twin Peaks, la serie dei doppelgänger

I segreti di Twin Peaks: il cartello di benvenuto il città
Welcome to Twin Peaks.

"Twin Peaks" ovvero "colli gemelli". Uguali, ma diversi, specchio l'uno dell'altro, come cinema e televisione, sogno e realtà e, ovviamente, la tranquillità apparente della comunità e il mondo sotterraneo che cela. Livelli sovrapponibili, ma distanti. L'espressione fisica del doppio, il concetto fondante di tutto il pensiero lynchano, che nel cinema (e nella televisione) vede l'arte in grado di descrivere questo duplice livello dell'esistenza. Una visione straordinariamente descritta già in Eraserhead - La mente che cancella e Velluto Blu.

Se però nella sua filmografia precedente era evidente una separazione tra questo duplice piano, nella serie essa viene meno. Il primo passo è ovviamente l'omicidio di Laura, simbolo dell'innocenza vilipesa, tesa scoperchiare il vaso di Pandora, a cui segue una progressiva fusione di materialismo e onirismo, esplicitata attraverso i sogni, ma anche attraverso luoghi e simboli archetipici, come i gufi e boschi.

Sheryl Lee nel pilot de I segreti di Twin peaks
Laura, l'innocenza perduta.

David Lynch con il suo sodale Mark Frost mettono in scena un microcosmo in cui tutti nascondo qualcosa e in cui tutto quello che conta veramente è celato alla vista e nel farlo lavorano a loro volta sempre su due piani diversi contemporaneamente. I segreti di Twin Peaks è autorialità, ridefinizione delle regole linguistiche, ma anche pop, è utilizzo del genere (giallo e mistery) ed è rilettura dell'immaginario statunitense, quello delle storie da college, dei biker belli e impossibili, dei gangster senza scrupoli e, soprattutto, del Bene contro il Male.

Lynch cammina con me

Twin Peaks - Frank Silva sul set con David Lynch
Sempre David Lynch, sempre sul set de I segreti di Twin Peaks.

Il percorso immaginato per I segreti di Twin Peaks è basato sulla coesistenza di due piani per arrivare ad un rimescolamento nelle posizioni di potere anche in senso metalinguistico. La rivoluzione (termine abusato, ma ora azzeccato) conseguente sul mezzo televisivo sta proprio in questa operazione, che ha rilanciato la serialità come interlocutore degno di dialogare con il cinema, e influenzarlo.

Cosa che è successa per primo proprio a David Lynch, il quale, tramite il suo show per il piccolo schermo, è arrivato a poter concepire le basi per creare Strade perdute e Mullholland Drive. Due grandi pellicole che esplorano la natura umana come un nastro di Möbius, quindi comprensibile solo se letta da entrambi i lati. L'uomo e il suo oscuro vanno a braccetto. Per dirla come la direbbe il regista del Montana: "Fuoco cammina con me".

Twin Peaks: Kyle McLachlan nelel scena finale del serial
L'agente Dale Cooper nella sua forma migliore.

Nelle sue conclusioni I segreti di Twin Peaks completa il rimescolamento portando questo fuoco a scavalcare il Bene. Si parte dalla morte di una martire e si arriva al momento in cui colui che, seppur chiamato a redimere tutti i peccatori della comunità alla stregua di un angelo caduto dal cielo, esce dalla Loggia fuggendo dal suo doppio, finendo con il rimanerne soggiogato e corrotto. Per David Lynch la natura dell'uomo è quella di combattere costantemente con il lato oscuro. Partendo dall'idea che sia impossibile fuggire da esso, pena la sconfitta. A patto che possa esistere davvero un esito di tutto questo eterno vivere e sognare.