I Mitchell contro le macchine, la recensione: come si aggiusta una famiglia

La recensione de I Mitchell contro le macchine: su Netflix arriva un film animato folle, stimolante e artisticamente ispirato, capace di divertire ed emozionare con grande leggerezza.

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I Mitchell contro le macchine: una scena del film animato

"Leggerezza" e "superficialità" non sono per forza sinonimi. Apriamo questa recensione de I Mitchell contro le macchine con questa certezza e con un bel sorriso stampato in faccia, molto soddisfatti da un racconto che diverte ed emoziona con estrema facilità. Un film che ti travolge come una valanga colorata, ti trascina lungo il suo vorticoso viaggio on the road e ogni tanto si ferma a rifiatare per riflettere sulla sfera degli affetti. Parlare di problemi familiari e mettere in scena il lato oscuro della tecnologia nelle nostre vite da una parte assicura sempre una grande presa sul pubblico, dall'altro rischia di rendere una storia banale. I Mitchell contro le macchine sfiora la retorica solo a tratti, perché spesso aggiusta il tiro prendendosi in giro da solo.

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I Mitchell contro le macchine: un momento del film animato

Un rischio aggirato soprattutto grazie a un ritmo narrativo forsennato e uno stile animato strabordante, ispirato e stracolmo di input lanciati addosso allo spettatore. I Mitchell, insomma, ci invitano a bordo della loro auto sgangherata, dentro il loro nucleo familiare strampalato. E nonostante il caos regni sovrano dentro e fuori dai personaggi, questo film (disponibile sul catalogo di Netflix dal 30 aprile) va dritto per la sua strada con un'idea di cinema molto consapevole, sempre esposta con fierezza sulla targa.

Un cortocircuito pop

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I Mitchell contro le macchine: un'immagine del film d'animazione

Frastornante nella forma e convenzionale nel racconto, il film assomiglia a una montagna russa dalla quale è difficile scendere. Merito di un cortocircuito davvero vincente. Da una parte una storia semplicissima, essenziale, a tratti persino banale, dall'altra una ricercatezza estetica davvero impressionante, grazie a un'animazione strabordante. Però, se I Mitchell contro le macchine si farà ricordare lasciando il segno, sarà grazie all'armonia tra forma e sostanza. Come detto a livello estetico Mike Rianda e Jeff Rowe (guidati da Phil Lord e Christopher Miller in produzione) hanno riversato sullo schermo tutte le migliori potenzialità del linguaggio animato. A colpire sono un character design originale e pieno di personalità, che alterna forme morbide ad altre decisamente più squadrate, così come una perfetta convivenza tra elementi 3D e scorci di animazione tradizionale, che emergono sullo schermo sotto forma di emoticon, balloon e onomatopee.

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I Mitchell contro le macchine: un'immagine del film animato

Senza dimenticare anche l'apparizione di fotografie e video live action che formano un perenne collage animato. Un effetto perfetto per rappresentare la tempesta di immagini da cui siamo travolti ogni giorno tra social e Web. È chiaro e lampante che a livello visivo I Mitchell contro le macchine sia debitore nei confronti di quel miracolo di Spider-Man: un nuovo universo, di cui replica l'audacia grafica stracolma di stimoli visivi. Una convivenza di stili diversi mai fine a sé stessa, perché perfettamente coerente con la storia narrata. Se grafiche agli antipodi sembrano quasi fare a cazzotti sullo schermo, anche i nostri Mitchell incarnano il nuovo e il vecchio che faticano a stare insieme.

Sconnessi è meglio

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I Mitchell contro le macchine: una scena del film d'animazione

È molto probabile che qualcosa non vi torni. È molto probabile che ricordiate I Mitchell contro le macchine col suo vecchio titolo italiano, ovvero Superconnessi (poi cambiato quando il film è stato comprato da Netflix). A ben pensarci sono due titoli quasi opposti, in antitesi, ma entrambi ci fanno capire che la tecnologia ha un ruolo importante nella storia. Il che è vero in parte. La ribellione delle macchine (spunto, diciamolo, ormai trito e ritrito) è il grande problema che la famiglia Mitchell dovrà affrontare durante l'avventura, ma di fatto funge da banale pretesto per smuovere i protagonisti e farli mettere in discussione come genitori e come figli. Se fosse stata un'invasione aliena o un'epidemia di zombie, l'effetto sarebbe stato lo stesso. Per questo le scene d'azione contro i nemici robotici, per quanto sempre ben orchestrate, sono forse l'unico punto debole del film, perché ripetitive e prive di vero mordente. Molto meglio quando I Mitchell contro le macchine si sofferma sul bizzarro quintetto protagonista, capeggiato da un carlino strabico, destinato a diventare un idolo assoluto. Molto meglio quando il film esplora la connessione traballante tra un padre e una figlia incapaci di sintonizzarsi, distratti da una routine che li immerge in mondi e interessi lontani tra loro.

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Strano non significa guasto

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I Mitchell contro le macchine: una sequenza del film d'animazione

Nonostante sia a tutti gli effetti una commedia on the road piena di battute brillanti e momenti slapstick esilaranti (con il cane assoluto padrone della scena), I Mitchell contro le macchine è capace anche di toccare corde più intime con grande sincerità e immediatezza. La sensazione è quella di trovarsi davanti al tipico film indie americano (come Juno ad esempio) basato su una famiglia disfunzionale e piena di problemi. Perfetta via di mezzo tra il cinema indipendente e quello pop (non mancano le citazioni ai cult degli anni Ottanta, da I Goonies a Terminator), il film scrive poco per volta il suo elogio della stranezza, dell'azzardo, del coraggio di seguire le proprie vocazioni infischiandosene della norma e del parere altrui. Una morale canonica, forse, ma raccontata con un potere visivo talmente strabiliante da rimanere ancora più impressa. Come uno nuovo sticker attaccato su una vecchia fotografia a cui siamo a sempre affezionati.

Conclusioni

Nella nostra recensione de I Mitchell contro le macchine abbiamo applaudito un film animato strabiliante dal punto di vista tecnico. Una tecnica in cui computer grafica e animazione tradizionale convivono sgomitando, proprio come i protagonisti della storia. Il tutto raccontato attraverso una bizzarra avventura on the road capace di divertire e di commuovere.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La convivenza tra più stili animati regala un colpo d'occhio notevole.
  • La coerenza tra approccio grafico e narrativo è di gran classe.
  • Il cane è un personaggio comico destinato a diventare cult.
  • La sensazione di trovarsi davanti a un film indipendente attraversato da una grande energia pop.

Cosa non va

  • Alcuni spunti di trama sono tutt'altro che originali.