Il mondo delle serie animate per l'infanzia è più affascinante e complesso di quello che si possa pensare. Dietro produzioni solo all'apparenza semplici si cela una grande mole di lavoro e di studio per rendere piccole e grandi storie fruibili per un pubblico delicato ma molto esigente. In Italia abbiamo uno studio che è diventato un'eccellenza nel settore: stiamo parlando di Movimenti Production, l'hub creativo dietro serie come Strappare lungo i bordi, Spooky Wolf - The Series e Topo Gigio. Produzioni diverse tra loro ma che dimostrano come Movimenti stia diventando una realtà sempre più trasversale.
È stato infatti presentato al Giffoni Film Festival 2024 un loro nuovo lavoro, Minieroi della foresta, una serie per bambini in età prescolare che andrà prossimamente in onda su Rai YoYo e RaiPlay. Una storia tenera e colorata che vede come protagonisti quattro cuccioli (una civetta, un orso, un coniglio e una volpe) alle prese con la vita quotidiana fatta di giochi, amicizia e importanti lezioni da imparare. Ne abbiamo parlato con Massimo Montigiani, regista di questa produzione, a cui abbiamo rivolto diverse domande non solo sui Minieroi ma anche sullo stato dell'animazione nel nostro paese.
Le tematiche e i tempi di lavorazione
La prima curiosità che ci siamo voluti togliere riguardava il tempo impiegato per la lavorazione di una serie animata come questa, composta da episodi brevi, 7 minuti, ma comunque piuttosto lunga. "Per una serie come questa, 26 episodi di 7 minuti l'uno, ci impieghi un annetto circa. Dall'inizio alla fine: da quando inizi a scrivere, la produzione, quindi non tutta la fase precedente di studio del progetto, presentazione, accettazione, budget, eccetera. Da quando si inizia a produrre, dalla prima sceneggiatura all'ultimo master consegnato si impiega un anno, un anno e mezzo."
Anche rivolgersi a bambini così piccoli non è per nulla semplice: nei tre episodi mostrati a Giffoni, infatti si parla di paura , incarnata nella serie dal cespuglio spaventoso, un groviglio di rami, innocuo ma sinistro, che spaventa i piccoli protagonisti. Come parlare allora ai bambini di questo sentimento? "Esatto, questo è uno dei temi (insieme a tutti gli altri che sono amicizia, coraggio, sincerità) che mi ha fatto più venir voglia di fare la regia di questa serie. Ho cercato anche di spingere non solo sulla paura, ma anche su tutte le altre emozioni cercando di ricordare di come e cosa avevo paura: tutti abbiamo avuto un cespuglio pauroso e da grandi sì deve cercare di ricordare. Noi facendo questo lavoro nell'animazione giochiamo un po' facile, perché manteniamo sempre quel filo sottile con il nostro io bambino, cerchiamo di tenerlo sempre vivo."
Nel rendere tutto questo, però, Montigiani ci spiega che anche graficamente si devono operare diverse scelte: "A livello di immagini e di colori soprattutto, abbiamo cercato di rendere quella zona del bosco molto paurosa, o meglio... abbastanza paurosa. Di fatto altro non è che un cespuglio che non si muove, che sembra un mostro, che ha qualche cosa attaccata, ma non è altro che un piccolo cespuglio che sta in un passaggio un po' stretto del bosco. Loro sono per forza costretti a passarci molto vicino e le luci, la zona in penombra, tutti gli elementi lo rendono più pauroso di quello che poi in effetti è. Mi sono piaciute molto quelle puntate dove c'era questo elemento perché i personaggi devono fare i conti con queste paure, le affrontano tutti insieme perché solo insieme vincono la paura."
L'importanza delle ambientazioni
Non c'è solo il cespuglio spaventoso, però, e le ambientazioni della serie giocano un ruolo fondamentale perché devono essere colorate, rassicuranti ma allo stesso tempo in qualche modo veritiere: "Nel nostro caso abbiamo cercato di spingere di più per evitare di avere un effetto, come in alcune serie televisive a volte accade, troppo "toy" o plasticoso. Ci siamo divertiti a creare delle zone di erba un po' più variegate, meno regolari, abbiamo cercato di rendere l'ambiente il più naturale possibile, sia come elementi, piccoli sassi che troviamo in giro ad esempio, sia a livello di colori: luci che filtrano dall'alto, un po' di pulviscolo. Stessa cosa anche sulle texture: ci sono texture molto diverse di alberi, mi sembra di ricordare una quarantina di arbusti diversi, 150 foglie completamente differenti."
Lo stato dell'animazione in Italia
Nell'affrontare la tematica dell'animazione in Italia abbiamo chiesto al regista che momento sia questo per il media: "È un momento molto bello. Ormai è molto che faccio questo mestiere e quindi ho visto tutti gli alti e bassi degli ultimi 30 anni. Ora c'è molta richiesta, ci sono anche molte piattaforme in più dove poter produrre. È un momento secondo me anche stimolante, perché i software stessi ti aiutano anche a implementare e, a volte, a velocizzare certe filiere di animazione."
L'animazione poi, almeno da noi, ha sempre risentito di tutti quei pregiudizi che la relegano a un pubblico di piccini, ma è linguaggio complesso e versatile dalle declinazioni pressoché infinite. Nel parlarci dell'importanza di una buona storia, citando grandi capolavori Pixar come Toy Story, Massimo Montigiani ha ribadito questo concetto riprendendo le parole di un autore che tanto si è speso affinché questo venisse compreso: "Come ha detto Guillermo del Toro agli Oscar: l'animazione è un linguaggio, non è un mezzo e basta, l'animazione è cinema. Non è un genere e quindi è proprio un mondo che in certi versi è ancora da esplorare e nonostante noi del settore la conosciamo benissimo, l'interesse del pubblico generale si è sviluppato in misura maggiore negli ultimi anni."