È stato uno degli eventi televisivi della stagione autunnale: se non dal punto di vista della recezione critica (piuttosto tiepida), ma piuttosto sul piano della risposta del pubblico, con una media di sei milioni e mezzo di spettatori per le otto puntate trasmesse da RaiUno fra ottobre e novembre. Stiamo parlando de I Medici, co-produzione europea girata in inglese che ha visto Richard Madden protagonista nella parte di Cosimo de' Medici e l'attrice inglese Annabel Scholey in quello di sua moglie, Contessina de' Bardi.
E proprio l'interprete di Contessina è stata fra gli ospiti di un appuntamento dedicato a I Medici nell'ambito del RomaFictionFest 2016, con un incontro aperto al pubblico che, venerdì pomeriggio, ha visto presenziare al The Space Moderno anche il giovanissimo Alessandro Sperduti, che nella serie presta il volto a Piero de' Medici, e Paolo Buonvino, apprezzato compositore cinematografico e televisivo e autore delle musiche della serie. Un incontro da cui è trapelato un grande entusiasmo per questo ambizioso progetto internazionale, ma anche un sottile accenno polemico sull'eterno dibattito fra versioni originali e doppiaggio...
Nella Firenze dei Medici
Annabel, hai compreso da subito il potenziale del personaggio della Contessina?
Annabel Scholey: Sì, ho aperto il copione per il provino e ho capito subito che avrei voluto interpretare questo personaggio. Lo sceneggiatore mi aveva spiegato che Contessina è il cuore della storia e volevo esplorarne tutti i diversi aspetti: io non sono una madre, ma volevo approfondire il sentimento di essere madre e di costruirsi una famiglia. Per me è stato subito chiaro che si tratta di un personaggio speciale, e sono stata sorpresa di non averlo rovinato.
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Quali sono state le vostre prime impressioni a proposito di una produzione tanto imponente?
Alessandro Sperduti: Sono molto fiero di far parte di questa produzione. Ho sostenuto il classico provino, avevo pensato subito che fosse un ruolo meraviglioso e ho deciso di mettercela tutta. Il regista, Sergio Mimica-Gezzan, è una persona meravigliosa e si è creato da subito un bel rapporto: i provini sono andati bene, poi c'è stato un grande lavoro di preparazione e mi ha arricchito moltissimo. La serie è appena stata diffusa su Netflix in America e in Gran Bretagna, e questo mi rende molto felice.
Paolo Buonvino: È stato felicemente impegnativo: ho sentito da subito un senso di responsabilità per questo lavoro, in cui dovevamo esprimere un'italianità aperta al mondo. Firenze all'epoca dei Medici era un piccolo luogo con un'enorme concentrazione di cultura e di musica: dover rendere tutto ciò mi ha preoccupato, ma ho avuto moltissimi input dalla storia e dagli attori. Alessandro Sperduti parlava inglese talmente bene sul set che ero convinto fosse inglese! È stato un lavoro intenso e bellissimo, e vorrei che in Italia si riuscissero a fare sempre progetti con questa intensità, in collaborazione con tutto il mondo.
Annabel e Alessandro, che bilancio potete fare di questa esperienza?
Annabel Scholey: È stato incredibile: a volte complicato, soprattutto all'inizio, perché non parlavo italiano e non mi rendevo conto esattamente di cosa accadeva sul set, come se vivessi in una bolla... ma forse questo è stato un bene. Comunque ho apprezzato tutti i membri della troupe e del cast, e non avremmo potuto raggiungere questo risultato senza avere il miglior team possibile, i costumisti italiani sono stati fenomenali. Mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, ma poi ho iniziato a capire quello che mi dicevano, anche se ancora non riesco a parlare in italiano. Ho imparato ad andare a cavallo in questo set, e ho passato il miglior Natale della mia vita l'anno scorso, galoppando su uno stallone bianco.
Alessandro Sperduti: Ho avuto la possibilità di lavorare con grandissimi professionisti e di essere musicato da Paolo Buonvino, un onore grandissimo. Ho potuto imparare tanto sia a livello professionale, sia a livello umano: abbiamo passato insieme oltre cinque mesi, mangiavamo insieme in Toscana ogni giorno e quindi abbiamo stretto legami importanti... sono molto felice di questa esperienza.
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Essere o non essere doppiati: questo è il dilemma
Annabel, hai sentito la tua voce in italiano nella versione doppiata della serie?
Annabel Scholey: Sapevo che in Italia I Medici è stato trasmesso in entrambe le versioni, e la voce della doppiatrice è meravigliosa. È difficile accettare il doppiaggio, anche se necessario, perché la voce è una parte enorme della tua performance, e trovo difficile accettare che si possa assistere alla mia performance ascoltando la voce di un'altra. Nella voce ci sono un'infinità di possibili sfumature; a volte devi anche ridoppiare te stessa in studio, ricreando il sentimento di quelle scene. Per I Medici ho dovuto ridoppiare in studio praticamente tutto, e farlo tre mesi dopo la fine delle riprese non è stato facile, ma ho dovuto accettarlo.
Alessandro, anche per te è stato difficile ridoppiare la tua voce?
Alessandro Sperduti: In passato mi era già successo, ma in questo caso è stato più strano perché io dovevo doppiarmi in italiano dopo aver recitato in inglese. Il doppiaggio è un mestiere complesso, ma è stata un'esperienza interessante e sono stato molto aiutato... alla fine ci ho preso gusto e mi sono anche divertito, ma è un mestiere difficile e il tempo a disposizione è pochissimo. Recitare in inglese ha richiesto una lunga preparazione, anche perché mi avevano chiesto di recitare nel cosiddetto Mid-Atlantic, ovvero un inglese privo di accenti; poi però sono stati ingaggiati quasi tutti attori britannici, e quindi abbiamo dovuto cambiare e imparare a parlare inglese con accento britannico. Insomma, preferisco la versione originale.
Annabel, quale credi che sarà l'accoglienza del pubblico internazionale?
Annabel Scholey: Spero davvero che il pubblico possa essere coinvolto e interessato da questa epoca splendida della storia italiana. È importante conoscere altri paesi dal punto di vista culturale e politico: perché non dovremmo voler conoscere la storia italiana? Uno dei motivi che mi hanno spinta a diventare un'attrice, fra l'altro, è stato il mio amore per la storia.
Da cosa dipende il tuo legame con l'Italia?
Annabel Scholey: Ho visitato l'Italia a diciotto anni, insieme al mio primo fidanzato. Forse è l'energia degli italiani, il loro modo di mostrare emozioni, e mi piace la loro passione. Sono disperatamente romantica, e i paesaggi, il cibo, le luci... tutto quanto, lo adoro! E tornerei subito a lavorare in Italia... chissà, magari potrei girare un film in lingua italiana.
Alessandro, puoi raccontarci qualche aneddoto dal set?
Alessandro Sperduti: Ho un aneddoto personale legato a Dustin Hoffman, è sempre stato uno dei miei punti di riferimento e dunque mi ero preparato un discorso da fargli. La notte prima di incontrarlo non ho dormito, e poi quando l'ho incontrato sono riuscito a dirgli soltanto "Nice to meet you". Fra l'altro accanto a me c'era Valentina Carnelutti, quindi lui neanche mi ha notato!
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Musiche dal Rinascimento
Paolo, qual è stato il tuo approccio nel comporre la colonna sonora per I Medici?
Paolo Buonvino: La musica è presente nell'ottanta percento delle scene ed è stata composta ad hoc. Ho iniziato a lavorare basandomi sulla sceneggiatura, poi ho ricevuto i primi spezzoni di girato: nella serie c'era già tantissimo, e io dovevo solo aggiungere altra personalità alle scene. Luca Bernabei, il nostro produttore, è un visionario con una spinta fortissima: l'Italia sembra un po' un'armata Brancaleone, ma abbiamo anche una grande forza e Luca ci ha trasmesso questa forza, lanciando lo sguardo oltre l'ostacolo fin dal principio.
Com'è nata la collaborazione con Skin per il tema musicale della serie?
Paolo Buonvino: Ho pensato subito a Skin, perché il Rinascimento per me è legato alla rottura delle regole del Medioevo: a livello musicale, ad esempio, il superamento del canto gregoriano. Per me era così strano avere Skin in una musica legata al Quattrocento che era perfetta per rompere uno schema: lei riesce a cantare allo stesso tempo con dolcezza e aggressività, e mi interessava questo contrasto. Non dobbiamo porci limiti legati al pensiero o alla nazionalità, ma dobbiamo sempre essere aperti agli altri, anziché aver paura di chi parla altre lingue o appartiene ad altre culture.
È molto diverso comporre musica per le serie TV rispetto al cinema?
Paolo Buonvino: L'impegno qualitativo è identico, ma una serie corrisponde a otto film, quindi a livello quantitativo hai più possibilità di espressione, ma anche molto più lavoro da fare... insomma, ti ammazzi di lavoro!