Recensione Il segreto di Vera Drake (2004)

Mike Leigh pennella un film praticamente perfetto, ambientato nella Londra del dopoguerra, e punta l'attenzione sull'aborto, su chi lo subisce e su chi lo pratica, e sulla decisiva differenza dei ceti sociali nei quali determinati fatti possono essere gestiti.

I dilemmi morali di una scelta

Mike Leigh pennella un film praticamente perfetto, ambientato nella Londra del dopoguerra, e punta l'attenzione sull'aborto (ma anche sui dilemmi morali in genere), su chi lo subisce e su chi lo pratica, e sulla decisiva differenza dei ceti sociali nei quali determinati fatti possono essere gestiti.

Siamo nella Londra del 1950: Vera Drake (Imelda Staunton) vive con il marito Stan (Philip Davis) e i figli Sid (Daniel Mays) ed Ethel (Alex Kelly), fa la donna delle pulizie in varie case, aiuta chi ha bisogno di assistenza, cura la mamma malata. Il tutto sempre col sorriso sulle labbra, canticchiando e offrendo tè. Ma Vera Drake ha anche un'altra occupazione: pratica aborti clandestini a delle ragazze in difficoltà, senza mai chiedere soldi (quelli se li intasca l'amica che la mette in contatto con le ragazze).
Una famiglia molto unita, pronta a far festa per il fidanzamento della figlia, una ragazza timida e introversa. Ma quando una delle ragazze "aiutate" da Vera è ricoverata d'urgenza in ospedale, le indagini condotte dall'ispettore Webster (Peter Wight) portano ben presto a Vera, che si vedrà crollare il mondo addosso.

Leigh come detto attira l'attenzione sulle meccaniche famigliari tenendo sempre alta la sua attenzione sullo scontro tra classi: perfetta in questo contesto la vicenda della ragazza di famiglia borghese che riesce ad abortire in ospedale senza che i genitori nemmeno lo sappiano e poi sparisce dal film. Dilemmi roventi come l'interruzione di gravidanza e i laceranti dubbi di chi sente di non poterla portare avanti, sono trattati con stile e rigore, Leigh si schiera ma senza urlare, mettendo piuttosto sempre in evidenza le ragioni di chi deve decidere.

Temi scottanti trattati con abile maestria, girando dialoghi corali in maniera esemplare e mantenendo una costante tensione narrativa che non cala nemmeno per un attimo. Lo aiutano interpetazioni formidabili, in primis quella di Imelda Staunton, intensa nel passare dall'allegra e spensierata domestica a una donna che sente sulle spalle un peso insostenibile. Ma che resta convinta con dignità e fierezza di aver fatto la cosa giusta.

Movieplayer.it

4.0/5