I Cavalieri dello Zodiaco, conosciuto anche come Knights of the Zodiac nel resto del mondo occidentale e Saint Seiya: The Beginning in Giappone, è stato uno dei film più deludenti dell'anno. Certo è difficile portare gli anime sul grande schermo, ma il regista Tomasz Baginski non si è neppure impegnato, e così i Santi di Atena hanno perso la loro grande occasione per brillare in carne e ossa. Fortunatamente possiamo ancora rivolgerci alla loro dimensione originale, quella animata - o cartacea, se preferite leggere i manga - che ha reso popolare l'autore Masami Kurumada negli anni '80 e che si è moltiplicata in lungometraggi, spin-off, sequel e reboot.
Vediamo insieme quali sono i migliori anime da scoprire o riscoprire per sentire veramente il Cosmo e dimenticare la brutta esperienza della pellicola con Mackenyu, Sean Bean e Famke Janssen.
1. L'opera originale
Saint Seiya esordisce nell'ottobre del 1986 in Giappone ma in Italia arriva su Odeon TV solo nel 1990, e con un primo blocco di episodi, catturando però l'attenzione di uno Stivale abituato fino a quel momento a un ristretto numero di cartoni animati giapponesi: fanciulle innamorate, maghette, super robot e guerrieri con le cicatrici sul petto. L'impatto sul pubblico è devastante, anche perché l'adattamento italiano, pur storpiando enormemente i nomi e i dialoghi originali, riesce nell'impresa di diventare assolutamente iconico, restituendo un senso di solennità che diventerà la caratteristica distintiva della serie animata sul nostro suolo. C'è poco da dire se non che l'anime originale - curato dal compianto Shingo Araki, che ha ridisegnato praticamente ogni personaggio - è una pietra miliare: 114 episodi che ripercorrono l'inizio del manga, propongono una parentesi inedita (Asgard) rispetto all'opera cartacea e si fermano allo scontro con Poseidone.
Ne I Cavalieri dello Zodiaco c'è tutto quello che ci si aspetterebbe da un anime d'azione per adolescenti, arricchito però da una caratterizzazione stellare per i protagonisti e i loro avversari, colpi di scena entusiasmanti, retroscena commoventi e musiche memorabili. La storia racconta le battaglie dei cosiddetti Cavalieri (chiamati Santi in lingua originale) che indossano armature ispirate alle costellazioni zodiacali e combattono per svariati dèi mitologici: i protagonisti sono soprattutto i Cavalieri votati alla reincarnazione della dea Atena, che devono proteggere dai nemici che attentano costantemente alla sua vita.
Tra il 1987 e il 1989 Toei produce anche quattro lungometraggi cinematografici, arrivati poi anche in Italia alcuni anni dopo: La dea della discordia, L'ardente scontro degli déi, La leggenda dei guerrieri scarlatti e L'ultima battaglia. Questi film sono un po' come quelli di Dragon Ball, cioè non sono canonici e non serve guardarli per capire la serie animata o viceversa.
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2. I capitoli di Ade
La storia dell'anime originale prosegue nei 31 episodi de I Cavalieri dello Zodiaco: Hades (divisi in tre blocchi nell'edizione nipponica: Sanctuary, Inferno ed Elysion) che adattano fedelmente l'ultimo capitolo del manga di Masami Kurumada, pubblicato in patria dopo la conclusione della serie animata iniziale. In Italia questi episodi, prodotti tra il 2002 e il 2008 in Giappone, sono stati trasmessi in chiaro tra il 2008 e il 2014: all'epoca rappresentarono l'inizio di una rinascita commerciale a tutto tondo che interessò fumetti, televisione, cinema e videogiochi non solo in Giappone, ma anche nel resto del mondo. I capitoli di Ade, che vedono i Cavalieri di Atena combattere il dio degli inferi sia sulla Terra che nello stesso oltretomba, sono particolarmente apprezzati perché rompono con la struttura ripetitiva degli archi narrativi precedenti: la storia è molto più articolata e Kurumada gestisce con abilità un cast enorme.
La lunghissima lavorazione della trasposizione animata di Hades è dovuta anche alla produzione di un nuovo lungometraggio, affidato al regista Shigeyasu Yamauchi che si era occupato anche del capitolo Sanctuary. Intitolato Le porte del paradiso, il film uscito nel 2004 in Giappone e trasmesso in Italia cinque anni dopo avrebbe dovuto essere un vero e proprio sequel dell'anime e del manga di Kurumada, nonché il primo capitolo di una trilogia cinematografica. Tuttavia, una serie di screzi tra l'autore e il regista portarono a una rottura in seguito alla quale i capitoli Inferno ed Elysion di Hades furono affidati a uno staff diverso e Le porte del paradiso finì con l'essere disconosciuto da Kurumada stesso: resta dunque un lungometraggio spettacolare con un cliffhanger irrisolto.
3. Gli spin-off
Saint Seiya: The Lost Canvas è un manga in 25 volumi scritto e disegnato dall'autrice Shiori Teshirogi tra il 2006 e il 2001 che racconta gli eventi antecedenti la serie originale, e in particolare la prima Guerra Sacra tra le reincarnazioni di Atena e Ade nel 1800. In realtà, si tratta di un'opera fuori canone, soppiantata poi da Next Dimenson, un vero e proprio sequel a fumetti, firmato dallo stesso Masami Kurumada, che ad oggi risulta ancora in corso. Nonostante la sua natura ufficiosa, The Lost Canvas è generalmente considerata l'opera superiore non solo per il tratto della Teshirogi, ma anche per la narrativa ricca e sfaccettata che non segue gli stessi schemi del manga originale. Tra il 2009 e il 2011 i primi 11 volumi sono stati trasposti in una serie animata in due stagioni da 13 episodi ciascuna, arrivati anche in Italia e attualmente disponibili nella nostra lingua su Netflix. Purtroppo l'anime resta incompiuto nonostante le molteplici richieste dei fan. La visione resta caldamente consigliata per la sua qualità generale, davvero altissima.
Saint Seiya Omega è invece una serie animata del 2012, andata in onda per due stagioni e un totale di 97 episodi, che è rimasta inedita nel nostro paese. Pur proseguendo la storia originale, molti anni dopo la conclusione, resta un'opera ufficiosa, un vero e proprio spin-off che Kurumada non ha neppure supervisionato: pertanto Omega ha seguito una parabola molto particolare, iniziando la serializzazione come una specie di Saint Seiya in salsa majokko che prendeva in prestito le idee più disparate, raccontando le avventure di una nuova generazione di eroi che si addestrano in una sorta di Hogwarts per Cavalieri. La prima stagione fu molto criticata per questo motivo, il ché portò a un rimpasto dello staff e alla produzione di una seconda stagione più in linea con l'anime originale, in cui si ripescavano personaggi e situazioni del passato per accontentare i fan. La consigliamo proprio per la seconda tranche di episodi, non particolarmente brillanti ma pieni di ammiccamenti nostalgici.
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4. Gli anime su Crunchyroll
La popolare piattaforma per lo streaming on demand propone due anime sottotitolati in italiano che appartengono al circuito di Saint Seiya ma che possono destare qualche perplessità. Soul of Gold è sicuramente quello più importante, pubblicato da Toei nel 2015 per festeggiare i quarant'anni di attività di Masami Kurumada, molti dei quali passati proprio a collaborare con Toei. Si tratta di una miniserie in 13 episodi che è, in effetti, canonica: racconta un'avventura dei Cavalieri d'Oro che si svolge parallelamente agli ultimi episodi del ciclo di Hades. Riportati in vita misteriosamente, Ioria e gli altri devono salvare Asgard da un nuovo nemico. Concepito come una vetrina per giustificare le action figure nella linea Myth Cloth EX delle armature d'oro divine, Soul of Gold è un anime godibilissimo che approfondisce la caratterizzazione dei carismatici Cavalieri d'Oro.
L'altro anime su Crunchyroll, invece, è uno spin-off ufficioso ispirato all'omonimo manga di Chimaki Kuori: Santia Sho. Si tratta di una rivisitazione in salsa majokko e anche un po' shojo, e quindi indirizzata principalmente al pubblico femminile, della storia originale, alla quale si svolge parallelamente. Il focus si sposta sulla protagonista, la Santia del Cavallino Sho che, insieme alle sue compagne, deve proteggere Atena mentre Seiya e gli altri protagonisti combattono su un altro fronte. I dieci episodi dell'anime adattano solo l'inizio del manga, risalgono al 2018 e non hanno mai avuto un seguito: si tratta di un'opera particolare, consigliata più che altro per la sua brevità e perché offre una prospettiva diversa sull'immaginario di Kurumada.
5. I reboot in computer grafica
Sempre su Crunchyroll si trova Saint Seiya: Knights of the Zodiac - Battle for Sanctuary, in giapponese coi sottotitoli in italiano, e qui c'è da raccontare una storia assurda che cercheremo di riassumere. La stagione su Crunchyroll è effettivamente la terza della serie, poiché le prime due - sempre composte da 12 episodi ciascuna - si trovano su Netflix: l'opera voleva essere un reboot in computer grafica della serie originale, modernizzata per il pubblico contemporaneo. Il risultato ha interdetto critica e pubblico, non soltanto per la povertà delle animazioni ma anche e soprattutto per i cambiamenti apportati alla storia e ai personaggi, cominciando col cambio di sesso del cavaliere di Andromeda, Shun, che diventa una fanciulla di nome Shaun. Dopo il flop della prima stagione, Toei ha tentato di aggiustare il tiro con la seconda tranche di episodi, ma alla fine la palla è passata a Crunchyroll che si è preso l'onere di distribuire le stagioni successive, per le quali si sta cercando di seguire un canovaccio più fedele alla sceneggiatura originale con risultati sensibilmente migliori.
Chiudiamo questa rassegna con I cavalieri dello zodiaco - La Leggenda del Grande Tempio, un film per il grande schermo distribuito anche in Italia nel 2014: sono 93 minuti di animazioni spettacolari in computer grafica che raccontano da capo la storia originale, con moltissime e importanti divergenze. Trattasi, dunque, di un vero e proprio reboot cinematografico, ispirato alla prima saga dell'opera, coi Cavalieri di Bronzo che affrontano i Cavalieri d'Oro in una corsa contro il tempo per salvare la reincarnazione di Atena. Il film è avvincente e bellissimo da vedere, ma nonostante il look modernizzato e sofisticato delle nuove armature - tutte disegnate da Kurumada in persona - resta una produzione controversa, che perde di vista le caratteristiche più importanti a favore di una spettacolarizzazione sopra le righe. Merita una visione per la componente tecnica, ma resta un'altra parentesi che si apre e si chiude senza troppe cerimonie.