L'ultimo episodio della prima stagione di House of Cards si interrompeva in un momento fatidico, lasciando in sospeso i drammatici sviluppi della trama: difatti, mentre il deputato Frank Underwood (Kevin Spacey) veniva selezionato come nuovo Vice-Presidente degli Stati Uniti, la giovane reporter Zoe Barnes (Kate Mara), per lungo tempo segreta alleata - nonché amante - di Underwood, era in procinto di condurre i suoi colleghi del Washington Herald, Lucas Goodwin (Sebastian Arcelus) e Janine Skorsky (Constance Zimmer), ad un'inquietante verità: la diretta responsabilità di Underwood nella morte, bollata frettolosamente come un suicidio, del giovane deputato Peter Russo (Corey Stoll), vittima sacrificale sull'altare della smisurata ambizione del deputato.
La seconda stagione dell'acclamata serie TV targata Netflix, scritta da Beau Willimon ispirandosi all'omonimo romanzo di Michael Dobbs e forte di ben tredici nomination agli Emmy Award, riparte esattamente da questo punto, con una storia in medias res immersa in un'atmosfera da perfetto thriller politico, intensificando ulteriormente il ritmo e la suspense rispetto alla stagione precedente; e sfoderando, già nel primo episodio, un sensazionale colpo di scena destinato a sovvertire totalmente gli equilibri tra le varie forze in campo.
I corridoi del potere
Se uno dei temi cardine della prima stagione era rappresentato dall'oscura relazione fra il potere e i mezzi di informazione, ovvero sul ruolo dei media - e in particolare dei "nuovi" media, internet in primis - rispetto all'opinione pubblica e alla costruzione (o alla distruzione) del consenso, questo secondo viaggio nell'universo di House of Cards ci trasporta ancora più in profondità entro i meccanismi, spesso indecifrabili o contraddittori, dell'agone politico americano, con Underwood investito di una carica che comporta oneri e responsabilità decisamente gravosi. In questa seconda storyline, sulla scacchiera della sfida tutta interna alla Casa Bianca trovano dunque posto diverse nuove pedine: da Jacqueline Sharp (Molly Parker), veterana dell'esercito scelta come capogruppo della maggioranza al Congresso, allo spregiudicato Raymond Tusk (Gerald McRaney), losco milionario legato a doppio filo al Presidente degli Stati Uniti. E anche il Presidente, che nel corso della prima stagione era una figura quasi invisibile o confinata sullo sfondo, diventa ora a pieno titolo uno dei comprimari della serie.
Il numero 2 della Casa Bianca
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Alla corte degli Underwood
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Dopo l'eccellente accoglienza riscossa al suo esordio, battezzato da una pioggia di riconoscimenti, House of Cards si è riconfermata fra i prodotti più interessanti, fascinosi e sapientemente costruiti della TV americana. La serie di Beau Willimon, in fondo, ci offre l'embematico ritratto di una società basata su un individualismo sfrenato e sulla doppiezza eletta ad indispensabile veicolo di affermazione, laddove gli storici valori alla radice della tradizione democratica americana appaiono ormai come vuoti simulacri, utili unicamente come meri espedienti retorici, e a malapena in grado di mascherare l'ambiguità morale che ha sostituito qualunque pretesa di idealismo (o perfino di ideologia politica). In questa panoramica ad ampio raggio del microcosmo della Casa Bianca e del sottobosco politico di Washington D.C., ad emergere in primo piano sono, come sempre, i coniugi Underwood, alla stregua di una coppia di crudeli villain shakespeariani, le cui azioni efferate risultano ammantate di cupa grandezza. E le interpretazioni di Kevin Spacey e Robin Wright, calibrate con gelida precisione e gravide di sinistri sottintesi, confermano questi due splendidi interpreti fra gli indiscussi mattatori dell'annata televisiva 2013/2014.
Conclusioni
Dopo il suo eccellente esordio, anche la seconda stagione conferma House of Cards fra le serie di punta della fiction televisiva contemporanea: uno sguardo lucido e acuto sul "dietro le quinte" della politica americana e al contempo un'inquietante metafora sulla natura del potere e i suoi sinistri meccanismi, attraverso un plot costruito su una magistrale rete di intrighi e colpi di scena. Kevin Spacey e Robin Wright, impegnati nella conquista di un "trono di sangue", sono i formidabili interpreti di questo racconto dai tenebrosi echi shakespeariani.
Movieplayer.it
4.5/5