Hope, la recensione: La vita, l'amore e la malattia

La recensione di Hope: il film della regista norvegese Maria Sødahl, al cinema dal 12 maggio, è una storia molto intensa, quella della scoperta di una malattia, che ne contiene altre; è una storia personale, ma che è capace di parlare a tutti.

Hope Andrea Stellan Motlys Photo Agnete Brun
Hope: Stellan Skarsgård, Andrea Bræin Hovig in un'immagine

"Questa è la mia storia, per come me la ricordo". Inizia con questa scritta Hope, il film della regista norvegese Maria Sødahl, in uscita al cinema il 12 maggio con Movies Inspired. Nella recensione di Hope vi parleremo di una storia molto intensa, quella della scoperta di una malattia. Ma è una storia che ne contiene altre. Perché la malattia è uno di quegli eventi che scatenano riflessioni, bilanci, che tirano fuori la vera natura delle persone, delle relazioni, dei rapporti. Per questo Hope è una storia personale, ma che è capace di parlare a tutti. Carica di umanità, grazie a una sceneggiatura attenta alle questioni centrali, ma anche ai dettagli e a risvolti inattesi. Una regia sobria ed empatica e grandi interpretazioni ne fanno un film impeccabile.

Una notizia la vigilia di Natale

Hope Andrea Stellan Motlys Photo Manuel Claro
Hope: Stellan Skarsgård, Andrea Bræin Hovig in una sequenza del film

Anja (Andrea Bræin Hovig) è una regista teatrale. Vive Tomas (Stellan Skarsgård), il suo compagno, con i loro tre figli, e i tre figli che lui ha avuto dal matrimonio precedente. La viglia di Natale ad Anja viene diagnosticato un tumore cerebrale. Si è operata l'anno prima ai polmoni, ma ha una metastasi, un edema, al cervello. Non esistono cure, ma il tumore è in una posizione in cui potrà essere operato. "È come se l'avessi saputo da sempre" dice subito Anja, come se avesse una premonizione.

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Una storia dolorosa e catartica

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Hope: Andrea Bræin Hovig, Stellan Skarsgård in un momento del film

Hope sembra la storia di un'odissea, il viaggio dentro la scoperta di una malattia e di tutto quello che ne consegue. È in realtà molto altro. È una storia dolorosa, ma anche catartica, una storia che, come è tipico del cinema scandinavo, è raccontata in maniera sobria, asciutta, lucida, mai in maniera eccessivamente drammatica. Eppure, o forse proprio per questo, riesce ad essere molto intensa. Maria Sødahl, che qui racconta la sua storia, è bravissima a mettere in scena la vita come scorre, con i suoi dolori, le sue gioie, e anche i suoi tempi morti. Tutto viene raccontato in maniera estremamente naturale e scorrevole, e tutto è estremamente credibile, e plausibile.

Hope Andrea Braein Hovig Motlys Photo Manuel Claro
Hope: Andrea Bræin Hovig in un'immagine

Le luci del Natale

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Hope: una sequenza del film

Accanto a questa sobrietà della visione - che, come detto, non pregiudica però l'empatia con i protagonisti - ci sono un calore e una luminosità nelle immagini che caratterizzano da subito il film. Siamo durante le feste di Natale, e le luci delle feste avvolgono una storia dolorosa di un'atmosfera leggermente incantata, dorata, in qualche modo calda. È come se tutto il contorno, provasse in qualche modo a lenire il dispiacere che proviamo, una volta entrati in empatia con Anja. E se volesse spiegarci che, nonostante il dolore per la malattia, Anja è comunque felice. Ma a provare a riscaldarci, è ovviamente la speranza, che, come annuncia chiaramente il titolo, è il tema del film. Così come ci riscaldano certe scene di affetti familiari. Il fatto che la storia sia ambientata durante le feste rende tutto più straniante, più beffardo e allo stesso tempo più dolce. La storia è scandita dallo scorrere dei giorni (con le scritte in sovraimpressione sullo schermo a nero) dal 23 dicembre al 2 gennaio., il giorno dell'operazione di Anja. Come un romanzo, Hope è diviso in capitoli, ma il passare dei giorni è anche lo scorrere inesorabile del tempo. Che, in questo caso, inesorabile lo è davvero, e aggiunge tensione alla storia.

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La vita ti scorre davanti come in un Power Point

Hope Danie Andreag Alfred Motlys Photo Manuel Claro
Hope: Andrea Bræin Hovigin una scena del film

Hope è un racconto pieno di reazioni umanissime, e comprensibili, che lo rendono vivido e reale. Come, e quando, dire la cosa ai figli. Cercare di non ricoverarsi, dopo essere stata in ospedale il Natale precedente, per non far odiare definitivamente questa festa ai propri figli. Preoccuparsi che, in caso di scomparsa, il proprio compagno trovi qualcuna che lo ami e che si prenda cura di lui. Provare a rendersi bella per la festa, per tenere nascosto il male. Augurare, semplicemente, Buon Natale, E poi fare l'amore come se fosse l'ultima volta, e forse per davvero, non per un modo di dire. E la vita che ti scorre davanti, in ordine cronologico, come in una sorta di Power Point.

Hope Stellan Andrea Motlys Photo Manuel Claro
Hope: Stellan Skarsgård, Andrea Bræin Hovig in una scena del film

Una grande sceneggiatura

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Hope: Andrea Bræin Hovig durante una scena

Ma Hope si rivela un film sorprendente quando, a metà, capiamo che non è solo un film sulla malattia ma è molto altro. La malattia è uno di quegli eventi chiave che riescono a tirare fuori davvero chi siamo. E, insieme a questo, il non detto, i segreti, le confessioni. Anja e Tomas, così, si aprono a vicenda, si dicono quello che devono dirsi, perché il rischio è che poi non possano più farlo. Hope è un film sulla vita e l'amore, sulle relazioni, è un'opera personale e allo stesso tempo universale. Alla base c'è una grande sceneggiatura, giocata molto sulle sfumature. E che contribuisce a creare un film impeccabile.

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Andrea Bræin Hovig e Stellan Skarsgård, protagonisti perfetti

Hope Stellan Skarsgaard Motlys Photo Manuel Claro 4
Hope: Stellan Skarsgård durante una scena del film

Anja ha il volto espressivo di Andrea Bræin Hovig, un volto per sua natura dolce, e con un che di triste che esiste forse da prima della cattiva notizia. È un volto elegante, una bellezza sobria, il sorriso arcaico e un po' dolceamaro. E poi gli occhi. Velati di tristezza, certo, ma anche vivi, presenti, svegli. curiosi. Accanto a lei, un gigante come Stellan Skarsgård, in uno di quei ruoli che sa fare alla perfezione, un po' burbero, un po' dolce. L'attore apporta al film solidità e sicurezza. è una spalla perfetta che permette ad Andrea Bræin Hovig di dare il meglio, di brillare. Così come il suo Tomas è una spalla su cui piangere, ma anche una colonna su cui sostenersi, per Anja. Se crediamo così tanto a questi personaggi, a questa storia, è anche merito loro.

Conclusioni

Nella recensione di Hope vi abbiamo parlato di un film che è una storia personale, ma che è capace di parlare a tutti; un film carico di umanità, grazie a una sceneggiatura attenta alle questioni centrali, ma anche ai dettagli e a risvolti inattesi. Una regia sobria ed empatica e grandi interpretazioni ne fanno un film impeccabile.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Una sceneggiatura molto ricca, che, partendo dalla malattia, esplora i rapporti umani tra i personaggi.
  • Le interpretazioni degli attori protagonisti, estremamente empatiche e credibili.
  • Una regia che rende la storia sobria e asciutta.

Cosa non va

  • Non è certo un difetto, ma il tema al centro del film è molto duro, e potrebbe "allontanare" qualcuno.