Il plot
Carrie Mathison si risveglia nella casa di Aasar Khan e si rende conto che qualcuno ha sostituito i suoi medicinali per drogarla. Nel frattempo Haissam Haqqani, tramite un video trasmesso all'ambasciata statunitense, comunica che libererà Saul Berenson soltanto a condizione del rilascio di un elenco di prigionieri, fra cui alcuni pericolosi terroristi. Saul, tuttavia, grazie a un abile stratagemma riesce a neutralizzare la guardia della sua cella e a fuggire, contattando la stazione della CIA attraverso un cellulare. Carrie e Peter Quinn, osservando Saul grazie a un drone, lo conducono fino al villaggio di Makeen, dove alcuni agenti della CIA verranno a prelevarlo il giorno seguente; Saul, però, fa promettere a Carrie che, se qualcosa dovesse andare storto, lei dovrà ucciderlo con una bomba piuttosto che lasciarlo cadere di nuovo in mano ai talebani.
Intanto proseguono le trattative fra Andrew Lockhart, l'ambasciata statunitense e la delegazione del Pakistan a proposito del rilascio di Saul. Ma Carrie si rende conto che qualcosa non quadra: lei e Lockhart tornano di corsa alla base della CIA e scoprono infatti che a Makeen hanno appena fatto irruzione una banda di talebani in cerca di Saul. L'uomo, dopo aver realizzato che gli sarà impossibile scappare, si prepara ad uccidersi con un colpo di pistola, ma Carrie riesce a dissuaderlo e, dandogli delle false indicazioni, fa in modo che venga catturato prima che possa suicidarsi. A Lockhart, sgomento, non resta che fare ritorno al meeting e accettare le condizioni di Haqqani per la liberazione di Saul.
Commento all'episodio
Un reset radicale come quello subito da Homeland in questa sua quarta stagione, conseguente all'uscita di scena di un co-protagonista e al totale cambiamento di ambientazione e di modalità del racconto, costituiva un azzardo rischiosissimo per la serie di punta del canale Showtime. Eppure, negli scorsi episodi Howard Gordon, Alex Gansa e i loro co-sceneggiatori hanno dissipato ogni dubbio riguardo il valore di Homeland: la serie spy-thriller con protagonista Claire Danes ci ha regalato infatti alcuni dei suoi episodi più intensi e memorabili, fortificati fra l'altro da una straordinaria coesione narrativa e dalla capacità di fondere suspense e tensione morale. E Halfway to a Donut, ottavo episodio della quarta stagione, segna in tal senso un altro highlight nel percorso di Homeland, con Carrie, Quinn e Lockhart nel ruolo di spettatori semi-impotenti di fronte alla caccia all'uomo scatenata dai talebani nei confronti di Saul Berenson.
Pur nell'apparente semplicità della sua struttura, Halfway to a Donut riesce a creare un meccanismo formidabile, in grado di instaurare un connubio fra il "qui" e l'"altrove" tale da annullare le distanze spaziali, creando una sorta di doppio piano narrativo in base al quale la fuga di Saul influenza inevitabilmente le trattative fra i dirigenti della CIA e le autorità pakistane. Assume un particolare rilievo, in questa puntata, anche la figura di Andrew Lockhart (impersonato da Tracy Letts), che nella stagione precedente aveva assunto quasi i connotati di un villain, arrivando a scontrarsi duramente con Saul; qui invece lo osserviamo collaborare accanto a Carrie, sfoderando una fermezza e una determinazione ammirevoli. Così come lascia stupefatti la sofferta lucidità di Carrie, che in qualche modo revoca la sua scioccante decisione di sacrificare Saul sull'altare della ragion di Stato e, a costo di farsi maledire dal suo ex mentore, sceglie invece di non far versare altro sangue...
What's next?
Halfway to a Donut si chiude su un'importantissima rivelazione: Aasar, infatti, confessa a Carrie di credere che Tasleem Qureshi, dirigente dell'ISI, stia lavorando per Haqqani e che sia in combutta con Dennis Boyd, marito dell'ambasciatrice Martha Boyd. Ora che il doppio gioco di Tasleen e di Boyd è stato smascherato, Carrie potrebbe disporre di un significativo asso nella manica nella sua lotta a distanza contro Haqqani.
Conclusioni
Serrato, coinvolgente, carico di tensione pur nell'apparente staticità della sua struttura, Halfway to a Donut si impone come uno dei migliori episodi di Homeland, con una narrazione sapientemente giocata su un doppio piano narrativo che mette in evidenza i sospetti, i tradimenti, nonché i dilemmi etici che coinvolgono una Carrie Mathison impegnata a riaffermare il senso di umanità delle proprie scelte.
Movieplayer.it
4.5/5