Il plot
Saul Berenson (Mandy Patinkin), in attesa di essere riconfermato definitivamente alla guida della CIA, rivela a Peter Quinn (Rupert Friend) che in realtà Carrie Mathison (Claire Danes), appena rilasciata dall'istituto psichiatrico in cui era rinchiusa, sta lavorando in collaborazione con lui ad un piano segreto che le permetterà di instaurare un contatto con il famigerato Majid Javadi (Shaun Toub), la mente dietro il tragico attentato di Langley. Dal canto suo, Carrie continua a recitare la propria parte; ma quando Jessica Brody (Morena Baccarin) si rivolge a lei al culmine della disperazione, supplicandola di rintracciare la figlia Dana (Morgan Saylor), Carrie deve trovare un espediente per sfuggire al rigoroso controllo degli agenti della CIA. Dana, nel frattempo, sta proseguendo la sua "fuga d'amore" con il coetaneo Leo (Sam Underwood), ignara del fatto che il ragazzo è direttamente coinvolto nel suicidio del fratello, e che si era fatto ricoverare in clinica per evitare un'accusa di omicidio. L'improvvisa scoperta della verità spinge Dana ad interrompere il proprio viaggio con Leo e a tornare a casa dalla madre...
Cosa ci è piaciuto di questo episodio
Homeland è tornato? Così vorremmo sperare! Il precedente episodio, Game On, si era concluso con un acrobatico colpo di scena che aveva rivelato la segreta complicità fra Carrie e Saul: in sostanza, tutto ciò che avevamo visto nel corso di questa terza stagione (il tradimento di Saul nei confronti di Carrie, la crisi psicologica della donna e i tentativi di rivolgersi ai media, la permanenza forzata in clinica) non era altro che il frutto di un'azzardatissima messa in scena allo scopo di attirare su Carrie l'attenzione di Majid Javadi, il nuovo nemico numero uno della CIA. Un plot che, pur mettendo a dura prova le regole della verosimiglianza, è risultato funzionale a far ripartire una serie che, con l'episodio La torre di David, sembrava essersi impantanata irrimediabilmente. The Yoga Play, al contrario, ha risfoderato alcuni dei maggiori punti di forza della pluripremiata serie targata Showtime: in primo luogo, una narrazione che sa bilanciare con efficacia introspezione psicologica e dinamismo del racconto, con Carrie pronta a fare il proprio rientro in "campo", benché all'insaputa di quasi tutti i suoi colleghi. La parte finale dell'episodio, in particolare, con l'irruzione in casa di Carrie degli uomini di Javadi e il suo brutale sequestro, ha riportato Homeland agli ottimali livelli di tensione e di ritmo.
Cosa non ci ha convinto di questo episodio
Una buona parte del focus di questa terza stagione è ancora puntato sulla figura di Dana, la cui esistenza, dopo l'abbandono del padre e il tentato suicidio, continua a procedere su binari pericolosi. Eppure, talvolta si ha come la sensazione che gli autori non abbiano un'idea precisa su come gestire tale storyline, e difatti in questa puntata hanno concluso in maniera fin troppo sbrigativa la fuga della ragazza in compagnia di Leo.
Note a margine
What's next?
Come preannunciato nell'epilogo di The Yoga Play, nel prossimo episodio assisteremo al serrato confronto faccia a faccia fra Carrie, che in apparenza si è mostrata disposta a tradire la CIA, e Majid Javadi, nuovo leader del terrorismo internazionale. Per la puntata di questa domenica, Still Positive, è lecito dunque attendersi abbondanti dosi di suspense e una prova quanto mai impegnativa per Carrie, rimasta sola alla mercé del responsabile dell'attentato di Langley. Insomma, per nostra fortuna Homeland sembra davvero aver re-ingranato la marcia giusta...
Movieplayer.it
4.0/5