Homegrown, la recensione: gli Stati Uniti di Donald Trump sull'orlo della guerra civile

Il documentario diretto da Michael Premo è uno sguardo dall'interno su un'America profondamente polarizzata, confusa, violenta. Un'America in guerra con se stessa. In concorso alla Settimana Internazionale della Critica.

Un sostenitori di Trump in un momento di Homegrown

Il 2024 è stato l'anno di Civil War, il potente film di Alex Garland che immagina una sanguinosa guerra civile attraversare gli Stati Uniti. Una sceneggiatura iniziata prima dell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2022, quando i sostenitori di Donald Trump hanno messo a ferro e fuoco il Campidoglio conviti che le elezioni che avevano eletto Joe Biden neo presidente fossero state vittime di brogli. Quel giorno tra Proud Boys, suprematisti bianchi e repubblicani delusi c'era anche Michael Premo con la sua telecamera. Ciò che ha ripreso è stato inserito in Homegrown.

"Valori occidentali" e contraddizioni

Homegrown Una Scena Del Film
L'America di Trump in Homegrown

Presentato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica 2024, il documentario parte dall'estate 2020, in piena campagna elettorale, e segue tre attivisti di destra - un futuro padre del New Jersey ossessionato dalle armi, un veterano dell'Air Force e un'attivista texano - impegnati a creare un movimento dal basso. Michael Premo li segue e ne ascolta le opinioni. Non si conoscono, eppure questi tre uomini vedono nell'ex tycoon la risposta alle loro istanze. Proud Boys e suprematisti bianchi che lottano contro l'Antifa statunitense con l'obiettivo di restaurare e proteggere i valori occidentali.

Ma non mancano le contraddizioni in Homegrown. Uno dei tre attivisti aspetta un figlio da una donna di origine asiatica mentre un altro unisce le forze con una delle leader del movimento Black Lives Matter (e per questo verrà cacciato dal suo gruppo). Realtà che sulla carta non dovrebbero accostarsi finiscono per fondersi in un Paese completamente allo sbando.

Uno sguardo dall'interno

Un lavoro che si dipana nell'arco di oltre un anno e di cui Premo non poteva immaginare l'epilogo. Era facile supporre che qualcosa sarebbe accaduto - sia nel caso in cui Trump avesse vinto o meno -, ma l'idea di ritrovarsi a filmare un assalto nella sede del Congresso degli Stati Uniti era impossibile da prevedere. Eppure il regista ci mostra come la rabbia insita in quegli uomini sia esplosa sui gradini dell'edificio di Washington DC scrivendo una delle pagine più oscure della storia contemporanea della "più grande democrazia del mondo". Homegrown è uno sguardo dall'interno su un'America profondamente polarizzata, confusa, violenta. Un'America in guerra con se stessa.

Homegrown Una Foto
Una scena del documentario

Donald Trump su quel fuoco ha soffiato izzando un incendio che non dà segno di volersi affievolire, men che meno spegnersi. Lo sguardo ora è rivolo alle elezioni di novembre. Da un lato Kamala Harris per i democratici, dall'altro il ritorno per i repubblicani dell'ex inquilino della Casa Bianca scampato a un attentato lo scorso luglio nel corso di un comizio a Butler, Pennsylvania. Chris, il proud boy e futuro padre che quel 6 gennaio ha portato lo scontro fin dentro il Campidoglio, nel documentario pronuncia una frase che ha il sapore (spaventoso) del presagio: "If you think DC was bad, just wait".