Recensione Tube (2003)

Un action-movie catastrofico che cerca di mascherare la mancanza di innovazione, nell'ammiccamento e nella citazione continua ai numerosi e celebri precedenti.

Hollywood, Corea

Interessante, quanto inedito momento produttivo per il cinema coreano, che sembra aver preso la strada dell'americanizzazione sfornando titoli di alto livello spettacolare e di notevole dispendio produttivo. Dopo Phone, arriva dalle nostre parti questo Tube, inequivocabile punto di non ritorno per un cinema d'azione convenzionale fino al limite dell'agonizzante. La trama: T è un ex componente di un'organizzazione segreta del Governo, (chiusa dal Comitato internazione per la difesa dei diritti dell'uomo) che intraprende una violenta azione terrorista per smascherare gli imbrogli e per vendicarsi del Ministro Song. La sua ultima folle azione sarà piazzare vari ordigni in una metropolitana, terrorizzando i passeggeri, tra cui sarà presente il valoroso agente Jay e una borseggiatrice innamorata di lui. Insieme, rusciranno a contrastare la sanguionosa azione di T, ma a che prezzo...

Come si può evincere dalla trama, non è di certo l'originalità il punto forte di questa roboante pellicola coreana rumorosa ed eccessiva, quanto parodistica nel tratteggio dei personaggi. La scrittura di questi, insieme ad una generale superficialità con cui vengono sviluppati gli snodi fondamentali del plot, sono i limiti maggiori di un action-movie catastrofico che cerca di mascherare la mancanza di innovazione, nell'ammiccamento e nella citazione continua ai numerosi e celebri precedenti: da Trappola di cristallo a Speed, passando per Matrix e Hard Boiled, per citare i riferimenti più ovvi. Ci troviamo quindi ad assistere alla caotica e indiscriminata fiera del già visto; un nevrotico pastiche che mescola alla rinfusa l'estetica da fumetto con il blockbuster americano e l'action movie hongkonghese. All'interno di tutto questo, intermezzi narcotizzanti di tipo melodrammatico non sempre disdicevoli (specie nel finale, aiutano il film ad una conclusione abbastanza suggestiva e più in linea, finalmente, con le coordinate orientali piuttosto che con quelle degli studios) anche se un po' forzati.

I contenuti, come i personaggi, come si era già accennato, ne subiscono le maggiori conseguenze; vediamo di approfondire. I protagonisti maschili sono quelli che pagano maggiormente il grigiore che trasuda la scrittura: abbiamo un tipico eroe solitario dal cuore spezzato e dai metodi anarchici (un John McClane con meno ironia e presenza scenica) e un cattivo da fumetto, ma non sufficientemente stilizzato, con conseguente castrante seriosità . La protagonista femminile è il personaggio più intrigante, per quanto sembri uscire direttamente da Hong Kong Express di Wong Kar-Wai e catapultata in una spirale di violenza a cui è impreparata. Incommentabili i personaggi di contorno, vere e proprie macchiette che alla lunga generano irritazione o riso involontario.

Nonostante tutto questo, la sensazione finale, al termine della visione, non è poi neanche del tutto negativa, anche se si avverte una specie di senso di liberazione da un film, che si fa anche apprezzare per qualche piccola ed estemporanea soluzione, prima di lasciarsi prendere la mano dal turbine del montaggio ultraserrato, dai continui ralenti e dall'abuso di carrellate a schiaffo, dopo uno scoppiettante inizio che ricorda veramente troppo la scena della sparatoria in Heat - La sfida di Michael Mann. In definitiva un film che può intrattenere come annoiare, (dipende dal se lo si domina o se lo si subisce) tutto adrenalina, velocità ed esplosioni che cerca un'anima nelle banali parentesi romantiche, negli stucchevoli flashback e nel forzato ricorso all'eroismo e al senso del dovere; un'anima che ostenta virando verso la tragedia, ma non trova.