Hitch, Grace Kelly, Cary Grant e il capolavoro mancato
Alfred Hitchcock alla regia; Grace Kelly e Cary Grant, due dei suoi attori feticcio, per la prima volta insieme; la Costa Azzurra sullo sfondo.
Presentato così non ci si può aspettare che un capolavoro. E invece così non è. Caccia al ladro non è un vero e proprio "film di Hitchcock". È un ibrido tra un giallo e una commedia rosa; è il compromesso di Hitchcock con Hollywood e il suo star system. Più che una caccia al ladro è una caccia allo scapolo; alla suspense poliziesca si sostituisce una suspense sentimentale.
Sebbene non particolarmente apprezzato da critica e pubblico, Caccia al ladro presenta però novità degne di nota; tra queste la più interessante riguarda il ragionamento hitchcockiano sull'universo femminile che trova proprio in Caccia al ladro, l'ultima collaborazione con Grace Kelly, un punto d'arrivo. I ruoli affidati da Sir Alfred all'attrice potrebbero, non a caso, essere rappresentati, da una climax ascendente; come lo stesso Hitchcock dichiarerà: "il mio lavoro con Grace Kelly è consistito nell'affidarle, da Il delitto perfetto a Caccia al ladro, parti sempre più interessanti in ogni film".
Il primo personaggio interpretato per Sir Alfred da Grace Kelly, Margot de Il delitto perfetto, privo di spessore psicologico, non solo non era protagonista ma aveva un ruolo che si limitava ad un'influenza relativa sull'intreccio, per via forse di quell'inerte passività che dominava i personaggi femminili delle prime pellicole hitchcockiane. Si trattava quasi di un personaggio di contorno, più scenografico che caratterizzato ed efficace ai fini dell'evoluzione della vicenda.
Con La finestra sul cortile, il passo in avanti è notevole ma non decisivo; emergono aspetti degni di considerazione come, ad esempio, la (mal)celata passionalità contrapposta all'esplicita fredda eleganza e una forza di carattere estranea alle donne rappresentate dal maestro nella produzione cinematografica precedente. Compare, inoltre, e proprio per la prima volta, il concetto di perfezione che sarà presente in molti film da qui in avanti; non si tratta, però, di una perfezione statica ed immobile bensì di una perfezione che va inquadrata in una dimensione evolutiva che, spesso, finisce con il ridefinire totalmente il personaggio, obbligandolo a ricrearsi o, al contrario, obbligando tutte le altre figure del film a farlo. Tuttavia, l'evoluzione messa in opera in La finestra sul cortile, sebbene ben rappresentata, non risulta soverchiante come in Caccia al ladro. Non a caso è stato soprattutto a partire da questo film che i giornalisti si sono interessati alla concezione hitchcockiana della protagonista femminile.
La glaciale bellezza di Grace Kelly diventa in Caccia al ladro veicolo di suspense, una suspense che si tinge di un inaspettato erotismo. Si tratta di ciò che lo stesso Sir Alfred chiamerà bacio-sorpresa e che definirà come il desiderio di arrivare immediatamente al centro della questione. La sorpresa per lo spettatore sarà immensa quando vedrà l'algida e distaccata Grace Kelly baciare Cary Grant, apparentemente senza motivo.
È a partire da questo momento del film che si dipana la caccia allo scapolo. A Frances (Grace Kelly) non interessa che John Robie, "il gatto" (Cary Grant), possa essere un ladro; a lei interessa soltanto conquistarlo, sedurlo per il semplice gusto di farlo. Riuscirà Grace Kelly a fare innamorare Cary Grant? È attorno a questo interrogativo che il come sempre sapiente Hitchcock costruisce l'intreccio di Caccia al ladro.
Il finale non mancherà di riservare sorprese: "Sentivo che non potevo fare un finale senza riserve; allora, ho girato quella scena intorno all'albero in cui Grace Kelly mette alle strette Cary Grant. Cary Grant si lascerà convincere, sposerà Grace Kelly, ma la suocera verrà a vivere con loro. Così, è quasi un finale tragico".