Con circa un terzo di episodi ormai andato in onda, è il momento giusto per fare il punto sull'andamento di questa quarta stagione di Heroes, partita con grande slancio e poi ritornata ad alternare nuovamente buoni spunti narrativi ad idee decisamente confuse.
Quello che chiaramente salta all'occhio è che i problemi principali della serie risiedono nel tentativo di maneggiare la pesante eredità della deludente terza stagione con il compito di risolvere storie lasciate in sospeso senza potersi concentrare pienamente su quello che è l'obiettivo di "Redemption" dove la redenzione auspicata non investe solamente le tormentate vite dei protagonisti, ma beffardamente anche lo stesso lavoro degli autori chiamati a rattoppare le smagliature di "Fugitives".
Episodi nuovi, quindi, che viaggiano su un doppio registro: interessante tutto quello che riguarda Samuel Sullivan (Robert Knepper) e il suo circo di "diversi" che vivono ai margini della società per poter godere appieno della forza che scaturisce dai lori poteri, noiose, invece, le storyline che coinvolgono Hiro, Nathan/Sylar e Matt Parkman.
Si paga quindi la discutibile decisione di far coesistere Nathan Petrelli e Gabriel Gray nello stesso corpo e di lasciar confrontare Matt con i propri dubbi interiori incarnati dall'ingombrante personalità di Sylar, ospitata all'interno della sua testa. I momenti narrativi volti a risolvere quel pasticcio di scrittura sono davvero disarmanti per prolissità e inconcludenza e non basta la presenza del sempre bravo Zachary Quinto a risollevarli.
Anche la vicenda legata a Claire Bennet non fornisce spunti degni di interesse perché il suo affannarsi nel rincorrere una vita normale resta abbastanza disincarnato dal racconto e non basta la pennellata trasgressiva con cui gli autori sembrano intenzionati a tratteggiare la sua amicizia con la nuova compagna di stanza Gretchen (Madeline Zima).
Fatti i logici distinguo, va detto che analoghe questioni investono anche gli altri personaggi: Peter Petrelli, Noah Bennet, Tracy Strauss.
Tutti alla ricerca di riscatto dalle azioni compiute in passato abbinato ad una tensione verso la normalità che continua a sfuggire loro di mano, si muovono su linee narrative troppo statiche che per adesso non conducono a niente di concreto.
Solo Peter è entrato in contatto con una nuova "eroina", Emma (Deanne Bray), giovane non udente in possesso dell'abilità di manipolare i suoni e che potrebbe avere un ruolo importante in questa quarta stagione, ma ancora non ci è chiaro in che modo potrà svilupparsi la sua storia. Quello che invece fa da aggregatore di tutte le linee narrative è il Circo Sullivan perché è ormai evidente che sarà quello il luogo in cui tutti sono destinati a confluire.
Samuel Sullivan è il catalizzatore narrativo di questo calderone, è lui a causare i problemi al college di Claire, è sempre lui ad entrare in contatto con Peter e Tracy, ma soprattutto ha preso sotto la sua protezione un Sylar senza identità che tenta di ricostruire quel passato che gli è stato strappato via da Parkman e Angela Petrelli.
Tra le cose positive di questo avvio di stagione possiamo includere anche il tentativo di concentrare la narrazione su un numero più esiguo di personaggi, che agiscono maggiormente in sincrono rispetto al capitolo precedente, così da evitare dispersioni di idee e di attenzione. Volti noti del cast, come ad esempio Mohinder Suresh, non si sono ancora affacciati sulla scena e non sappiamo nemmeno se torneranno a popolare il cast, altri come Angela Petrelli o Ando Masahashi sono rimasti sullo sfondo senza partecipare concretamente all'azione e non si capisce ancora se avranno un ruolo determinate oppure saranno accantonati senza troppi rimorsi.
Stando così le cose, è facile dire che dopo la buona partenza tornano a farsi sentire le perplessità che ci hanno accompagnato lo scorso anno, come se gli autori non siano ancora in grado di risollevare nettamente le sorti della serie che continua a restare in un limbo non ben definito per qualità ed interesse. Sicuramente possiamo trovare validi spunti, ma il timore di ricadere nel banale o nel confuso comincia a farsi nuovamente strada. Analizzando singolarmente le puntate andate in onda possiamo dire che l'episodio numero tre, Ink, si distingue dagli altri nel mettere al centro della narrazione proprio l'interessante personaggio di Samuel Sullivan, intenzionato a trovare nuovi membri per il suo clan dopo la morte del fratello Joseph e questa ricerca lo conduce direttamente a Peter Petrelli, scelto per essere il sostituto proprio del defunto Joseph. Affascinante nei modi e nel linguaggio, Samuel si distingue nettamente dal resto del cast, complice l'ottima interpretazione di Knepper, inoltre il suo ruolo offre un dualismo tra bene e male che, se ben sfruttato, potrà portare spessore narrativo alla saga.
Non solo, in questo episodio viene introdotto il personaggio di Emma, destinato per il momento ad interagire prevalentemente con Peter. La sua abilità di manipolare i suoni, pur essendo non udente, non manca di sorprenderci in alcune scene davvero ben scritte e rappresentate. Non possiamo essere, invece, entusiasti dell'episodio numero quattro, Acceptance, davvero brutto ed inconcludente anche se costituisce la premessa per il ritorno di Sylar in carne ed ossa e non solo nella mente di Parkman. Prendendo spunto dalla confusione di Nathan Petrelli che continua a non sentirsi propriamente se stesso, viene narrato un episodio della gioventù del senatore, coinvolto nella tragica morte di una sua amica. L'interesse per la vicenda è naturalmente assai basso e ci si chiede, legittimamente, se si poteva trovare un modo migliore per districare la matassa del dualismo Nathan/Sylar.
Altro aspetto deludente dell'episodio riguarda un Hiro Nakamura davvero al punto più basso della sua avventura in Heroes, costretto ad usare il suo potere per evitare che un ex dipendente della sua società si getti dal tetto dell'edificio. Hysterical Blindness, episodio numero cinque, è dedicato alle peripezie di Sylar, ritrovato in aperta campagna senza memoria alcuna e condotto in una stazione di polizia dove viene identificato come Gabriel Gray, matricida.
L'uomo, confuso e disorientato perché non in possesso dei suoi reali ricordi, tenta disperatamente la fuga e trova rifugio nel circo Sullivan, miracolosamente apparso dal nulla. Ovviamente non si tratta di una semplice casualità perché Samuel era proprio alla ricerca del potente Sylar per condurlo a quella che lui considera la vera famiglia di appartenenza di tutti coloro che sono dotati di abilità speciali. In Tabula Rasa, sesto episodio, Hiro Nakamura si materializza ad un sorpreso Peter Petrelli, ma le sue gravi condizioni di salute rendono necessario il suo ricovero in ospedale. Qui il giovane fa la conoscenza di Emma e riesce nel difficile compito di convincere la ragazza ad accettare la sua abilità. Noah Bennet, invece, sente sempre di più le responsabilità per il suo vecchio lavoro alla Compagnia e il rimorso di aver schedato e manipolato persone innocenti lo spinge alla ricerca di riscatto. Per questo motivo si unisce a Peter nel tentativo di salvare Hiro grazie ai poteri di guaritore di un ragazzino conosciuto anni prima alla Primatech. A questo punto resta solo l'episodio sette, Strange Attractors, dedicato in gran parte a Claire Bennet e alla sua prova d'iniziazione per poter entrare in una delle confraternite del college, ma anche ai problemi che Matt Parkman ha durante la sua coabitazione con la coscienza di Sylar. Episodio, anche questo, di scarso interesse che riesce però a mantenere un tono più drammatico nelle scene dedicate al tentativo di Noah Bennet di salvare il giovane guaritore incontrato nell'episodio precedente.
Qui ritroviamo la già descritta alternanza tra momenti sicuramente validi e altri molto meno degni di interesse ed è proprio tale dualismo a segnare l'avvio di questa stagione e ci accompagna con la speranza che la serie decida finalmente quale strada imboccare, possibilmente quella della redenzione.