Avrà davvero tutte le caratteristiche della spy story mescolata al noir la nostra recensione di Harry Palmer - il caso Ipcress, la miniserie british dal 7 settembre su Sky Atlantic e NOW. Questo grazie a una messa in scena e un cast perfettamente combinati per portare su schermo un romanzo e una storia piena di chiaroscuri sulle pratiche spionistiche durante la creazione della bomba atomica.
Questione di spionaggio
Tratta dal bestseller del 1962 di Len Deighton "La pratica Ipcress", Harry Palmer - Il caso Ipcress vede protagonista Joe Cole (lanciatissimo dopo il ruolo in Gangs of London, di cui attendiamo la seconda stagione, e quello di John in Peaky Blinders). Cole Interpreta l'Harry Palmer del titolo, un ex contrabbandiere e giovane spia che si ritrova al centro di una pericolosa missione sotto copertura a Berlino durante la Guerra Fredda. L'adattamento è a cura di John Hodge, l'autore di Trainspotting, (il romanzo era già diventato un film con Michael Caine) mentre a metterlo in scena è James Watkins (Black Mirror, McMafia, The Woman in Black) per una ricostruzione puntuale ed elegante dell'atmosfera che si respirava in quel periodo. I toni quasi noir vengono uniti ai colpi di scena tipici delle spy story, non eccedendo mai in un montaggio esasperato e dinamico ma prendendosi in parte il proprio tempo, quasi fossimo in un giallo da camera. Molte sequenze sono infatti al chiuso, i dialoghi-confronti tra due o più personaggi che rivelano tutto tramite le parole sono spesso preferiti all'azione, che comunque non manca di assestare qualche colpo nei punti narrativi giusti. I toni e le tematiche del thriller psicologico di guerra completano il quadro generale, per una miniserie confezionata ad arte come solo gli inglesi sanno fare, rendendo i personaggi baluardo di quel british humour, che potrebbe non attrarre tutti gli spettatori insieme al ritmo decisamente compassato della storia.
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Questione di cast
Il cast è il fiore all'occhiello di questa produzione insieme alle scenografie e alla (de)saturazione dei colori, fin dalla sigla, per dare alla confezione quel sapore squisitamente retrò e d'altri tempi. Joe Cole, sempre più bravo nel lavorare di sottrazione e compostezza tutta inglese, non è l'unico ad eccellere ma l'altra parte del merito della riuscita di Harry Palmer - Il caso Ipcress va a Lucy Boynton (Sing Street, Modern Love e più di recente proprio su Sky in Agatha Christie - Perché non l'hanno chiesto a Evans?), affascinante, composta, conturbante e a Tom Hollander (Taboo, Bird Box, The White Lotus 2), punta di diamante tra gli attori che regala un'interpretazione piena di ironia nel suo essere profondamente onnisciente e solo all'apparenza poco guardingo.
Questione di chimica
La chimica tra Cole e Boynton è palpabile e i sei episodi che compongono la miniserie si rivelano per molti versi una serie di giochi a coppie, che si intersecheranno e scontreranno in modi anche inaspettati. Tutto parte dal classico reclutamento di Palmer, che si trova in carcere, da parte di un'agente di una divisone segreta (Hollander) dei Servizi Segreti Inglesi, che gli affianca un'agente esperta (Boynton). La chimica messa in campo è anche quella puramente scientifica degli esperimenti condotti in nome della bomba atomica, nuovo grande strumento di terrore da parte delle potenze mondiali. Proprio come in Atomica bionda, infatti, sono tante le potenze e le agenzie di spionaggio coinvolte, dal Regno Unito alla Russia agli Stati Uniti, per un viaggio intorno al mondo che omaggia le grandi spy story mescolandole agli altri sottogeneri, doppigiochi e coperture. Tutti sembrano pronti a tradire in questa storia, apparentemente, tutti hanno delle cicatrici dal proprio passato -visibili e non- da espiare e arrivare a comprendere meglio. Ma chi è a fare davvero il doppiogioco? Il serial vuole anche ragionare sul controllo psicologico fatto durante la guerra e non solo, con tecniche al di là dell'umana comprensione, come la tortura; e sulla tematica del femminismo, che il personaggio della Boynton si trova ad affrontare per non essere la classica ragazza che aspira al matrimonio e nulla più. Lo show vuole riflettere ancora una volta sui segreti che gli agenti dei servizi segreti di qualsiasi nazione sono costretti a portare con se, non potendosi mai fidare di nessuno. Di chi potranno fidarsi allora gli spettatori? La visione dei sei episodi per scoprirlo.
Conclusioni
Messa in scena e cast sono i fiori all’occhiello della miniserie, come abbiamo spiegato nella nostra recensione di Harry Palmer – Il caso Ipcress, che unisce il genere spy story a quello del thriller psicologico, noir e giallo da camera, utilizzando come arma i dialoghi pieni di british humour piuttosto che grandi sequenze d’azione.
Perché ci piace
- Joe Cole e Lucy Boynton sono magnetici
- Tom Hollander è il super valore aggiunto
- La ricostruzione scenografica e la (de)saturazione della fotografia
Cosa non va
- Potrebbe avere un ritmo troppo lento e compassato per alcuni spettatori che cercano più azione
- Non tutti i plot twist hanno lo stesso impatto emotivo per i personaggi