Hard Days, la recensione: su Netflix un thriller sporco e cattivo

La recensione di Hard Days, film giapponese (remake di una produzione coreana) che ci accompagna in una resa dei conti senza esclusione di colpi tra poliziotti corrotti.

Hard Days, la recensione: su Netflix un thriller sporco e cattivo

La notte del 29 dicembre il detective Yuji Kudo si trova al volante della sua auto, intento a raggiungere l'ospedale per far visita alla madre in gravi condizioni di salute, quando riceve una telefonata dal suo superiore che lo informa di come gli affari interni stiano indagando su un presunto giro di corruzione che coinvolge il suo dipartimento e nel quale anche lo stesso Yuki è coinvolto; scopre così che sarà proprio lui il capro espiatorio. Un istante più tardi il cellulare squilla di nuovo: è l'ospedale, che lo informa della morte della madre. In preda al dolore e allo stress, il protagonista investe accidentalmente una persona che aveva attraversato la strada di corsa e invece di denunciare il fatto alle autorità nasconde il cadavere nel bagagliaio.

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I due protagonisti in una scena clou

Come vi raccontiamo nella recensione di Hard Days - il film è disponibile su Netflix -, sarà soltanto l'inizio di un'odissea sempre più pericolosa e drammatica nella quale Yuki rischia di essere trascinato sempre più a fondo, in un losco giro dove ha però la possibilità di mettere le mani su un'ingente quantità di denaro che potrebbe sistemarlo per sempre. Ma su quella montagna di soldi sporchi ha messo gli occhi anche Yazaki, giovane membro degli affari interni reduce da un importante matrimonio, la cui carriera potrebbe appunto dipendere dal ritrovare quel cospicuo malloppo prima di altri.

Tutti contro tutti

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Hard Days: una foto del film

Come avrete notato nella sinossi sopra esposta, vi è molto materiale narrativo in questo poliziesco di produzione nipponica, che cerca di esasperare le varie dinamiche tra i personaggi al fine di garantire un solido intrattenimento di genere. Un obiettivo riuscito e, pur senza mai eccellere o toccare vette di originalità, Hard Days mantiene un buon ritmo per le due ore di visione, fino a quella doppia resa dei conti finale che vede i due antagonisti sfidarsi in una lotta all'ultimo sangue. Manca il classico "buono" della situazione e nessuna delle varie parti in causa si porta dietro diverse tonalità di grigi, con il male e la cupidigia che si insinuano sempre di più - con pesi diversi - nelle menti obnubilate dei protagonisti, che trasformano quella spasmodica ricerca dei contanti (la bellezza di 100 milioni di yen!) in un'ossessione senza apparente via d'uscita, tra ricatti, rapimenti e tradimenti che rimescolano le carte narrative fino all'ultimo.

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Di qua e di là

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Hard Days: un frame del film

Con Hard Days ci troviamo di fronte ad un remake, con l'originale coreano dal quasi omonimo titolo internazionale A Hard Day (2014) che possedeva un notevole spirito da b-movie, parzialmente andato perso in questo rifacimento giapponese che in certi passaggi finisce per prendersi anche troppo sul serio, con eccessi melodrammatici e soluzioni ad effetto (basti pensare al countdown per l'anno nuovo in una della fasi clou della schermaglia). Ad ogni modo questa nuova versione fa meglio sia di quella filippina, uscita due anni fa portando il medesimo nome del prototipo, che di quella francese Testimone misterioso (2021), disponibile anch'essa nel catalogo Netflix. Tra disperazione e follia, la sceneggiatura si tinge di note nerissime e brutali, con una predilezione per una violenza sana e fisica, nonché abile nel costruire chirurgicamente la tensione: il prologo ne è un esempio significativo, un crescendo di ansia che porta lo spettatore a identificarsi, almeno parzialmente, con il tormentato protagonista, alla quale non ne va una giusta per quanto non si possa dire pure lui esente da colpe, anzi tutt'altro. Con un esaustivo flashback nella parte centrale ad accompagnarci alla genesi degli eventi, Hard Days si dimostra abbastanza solido da potersi reggere sulle proprie gambe, pur non raccontando nulla di effettivamente nuovo e limitandosi a una riproposizione non soltanto della storia alla base ma anche di diversi topoi tipici del cinema crime del Sol Levante, ad uso e consumo di un target di appassionati.

Conclusioni

Un poliziotto corrotto, reduce da una tragedia privata, si trova ad avere a che fare con un agente ancora più corrotto di lui in questo remake giapponese di una produzione coreana, il terzo rifacimento nel giro di pochi anni. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Hard Days, questa nuova versione è sicuramente la migliore delle riproposizioni, garantendo due ore di sporco spettacolo a tema, violento e tensivo al punto giusto anche nella sue soluzioni più inverosimili, fino ad una resa dei conti parzialmente aperta e serrata al punto giusto.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Tensione su buoni livelli.
  • Intrattenimento di genere senza compromessi.

Cosa non va

  • Sceneggiatura a tratti esagerata ed esasperata, che si prende maggiormente sul serio rispetto al film coreano alla base.