Guida per riconoscere i tuoi pugni
Con un termine di paragone impegnativo come Guida per riconoscere i tuoi santi, esordio che gli valse anche il premio come miglior regista al Sundance Film Festival 2006, ci sembra tutto sommato normale e comprensibile che intorno al successivo lungometraggio di Dito Montiel potesse crearsi un clima di attesa. Soprattutto in considerazione del fatto che dopo un'opera autobiografica così dirompente, personale, avvincente sul piano narrativo e puntellata da annotazioni socio-antropologiche per niente banali, non sarebbe stato affatto facile ripetersi agli stessi livelli. Ed infatti Fighting non riuscirà forse a stupire quel pubblico e quella critica che avevano osannato Guida per riconoscere i tuoi santi, eppure vi si può percepire un appeal particolare, cui non è certo estranea la bravura del regista nel focalizzare l'attenzione sui più disparati ambienti newyorkesi.
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Ebbene, se a prima vista Fighting è solo l'ennesimo film costruito sull'archetipo delle lotte clandestine e del farsi largo nella vita combattendo a mani nude, sotto questo strato epidermico, godibile ma non originalissimo, c'è decisamente di più. C'è innanzitutto il fascino di una New York la cui impronta multietnica, enfatizzata attraverso una rappresentazione che assume a tratti toni tribali, si riflette poi nell'estro di riprese che alternano l'incontrarsi dei personaggi a inquadrature aree dello skyline o a lunghe carrellate in strade popolate di varia umanità, con la macchina da presa votata a inseguire qualche soggetto particolarmente genuino, curioso, eccentrico. Al centro di questo universo dai ritmi frenetici si muove Shawn MacArthur (Channing Tatum), un giovane piovuto a New York con tante belle speranze ma col problema, nell'immediato, di sbarcare il lunario. Non si può dire che il passo dal vendere abusivamente in strada libri e dvd all'affermarsi come lottatore in qualche giro di combattimenti clandestini sia roba di tutti giorni; ma il talento del ragazzo per le risse viene notato, al pari del suo approccio impavido e fondamentalmente ingenuo a tali situazioni, da un traffichino della zona, quell'Harvey Boarden (Terrence Howard) che farà presto a introdurlo in ambienti dove gente ricca scommette pesantemente su incontri senza (o con pochissime) regole. La scalata di Shawn a questo mondo lo porrà di fronte a nuovi problemi, con implicazioni non facili da gestire a livello psicologico, sia per quanto riguarda la turbolenta storia sentimentale appena intrapresa con la bella Zulay (Zulay Henao) che per il peso di alcune vicende famigliari rimaste da troppo tempo in sospeso.
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