Fra la primavera e l'estate del 1945, esattamente ottant'anni fa, si chiudeva il più grande e sanguinoso conflitto militare che l'umanità avesse mai sperimentato. Scatenata l'1 settembre 1939 dall'invasione della Polonia da parte delle truppe del Terzo Reich, la Seconda Guerra Mondiale avrebbe segnato il capitolo più tragico della storia contemporanea, portando devastazione prima in Europa e poco dopo, con un inesorabile effetto domino, in quasi tutto il resto del pianeta. Soltanto nella primavera del 1945, le forze degli Alleati sarebbero riuscite a far soccombere l'Asse nazifascista: il 25 aprile l'Italia viene liberata dagli occupanti tedeschi e dal regime fascista di Salò, il 30 aprile Adolf Hitler si uccide in una Berlino ormai presa d'assalto dall'esercito sovietico e l'8 maggio la Germania dichiara la resa incondizionata.

Nel frattempo la guerra prosegue per tre mesi sul fronte del Pacifico, fino allo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Il 2 settembre, l'Impero giapponese firma la resa agli Stati Uniti: dopo una durata di sei anni e un giorno, e un atroce bilancio di oltre cinquanta milioni di morti (a cui vanno aggiunti oltre venti milioni di vittime 'indirette'), si chiude così la Seconda Guerra Mondiale. Da allora, l'estate del 1945 rappresenterà un momento spartiacque del cosiddetto "secolo breve": la conclusione di quella che lo storico Eric J. Hobsbawn avrebbe definito "età della catastrofe" e l'inizio della lunga fase della Guerra Fredda, caratterizzata dal duopolio delle due maggiori potenze vincitrici, gli USA e l'URSS. Inevitabile dunque che, già durante il periodo del conflitto, il cinema si sia dedicato spesso a raccontare la Seconda Guerra Mondiale, adottando approcci e punti di vista anche molto diversi.
La Seconda Guerra Mondiale rievocata sul grande schermo

Se un vastissimo filone di opere ha puntato l'attenzione sull'orrore indicibile per antonomasia, ovvero l'Olocausto, consumatosi nel contesto più ampio della guerra, molti altri film si sono concentrati invece sulla dimensione prettamente militare o sul modo in cui il conflitto si è riversato anche sulla popolazione civile, dall'occupazione nazifascista ai vari scenari di resistenza partigiana. In alcuni casi, la Seconda Guerra Mondiale ha offerto una cornice tragica addirittura per delle commedie, a partire da due pietre miliari realizzate con la guerra ancora in pieno svolgimento: Il grande dittatore di Charlie Chaplin (1940) e Vogliamo vivere! di Ernst Lubitsch (1942). In altri casi, a emergere in primo piano sono state appassionate storie d'amore a sfondo bellico: un esempio su tutti, l'intramontabile Casablanca di Michael Curtiz (1942). Più ristretto, ma non meno interessante, il filone delle ucronie, in cui troneggia Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino (2009).

Quella che segue, tuttavia, è una rassegna di grandi film sulla Seconda Guerra Mondiale contraddistinti da un taglio più naturalistico e in cui il nucleo del racconto è costituito dal conflitto stesso, mantenendo uno stretto legame con la realtà storica. Otto titoli in ordine cronologico che, a partire dagli anni della guerra per arrivare ai tempi recenti, ci conducono attraverso gli otto decenni trascorsi dal periodo più terribile di cui la nostra civiltà abbia memoria, assumendo prospettive talvolta differenti, ma sempre in grado di restituirci l'angosciosa percezione di un mondo al collasso.
La signora Miniver (1942)

Distribuito nell'estate 1942, a brevissima distanza dalla "battaglia d'Inghilterra", La signora Miniver di William Wyler è in sostanza un instant movie sulla Seconda Guerra Mondiale: mentre quasi tutta l'Europa si trovava sotto il giogo della Germania nazista, questa pellicola celebrava la resistenza della Gran Bretagna, unica potenza europea ad aver risposto con successo all'aggressione di Adolf Hitler. Greer Garson presta il volto a Kay Miniver, madre di famiglia la cui quieta esistenza nella campagna intorno a Londra viene sconvolta dallo scoppio della guerra; mediante il punto di vista della popolazione civile, il film mette in scena la paura per le notizie dal fronte, i tentativi di invasione dell'esercito tedesco e i bombardamenti che si sarebbero abbattuti sul suolo inglese. Amatissimo dal pubblico fin dalla sua uscita, La signora Miniver viene ricompensato con sei premi Oscar, tra cui miglior film, regia e attrice; quattro anni più tardi William Wyler tornerà a confrontarsi con la Seconda Guerra Mondiale con il suo capolavoro, I migliori anni della nostra vita, soffermandosi sulle conseguenze del conflitto e sul ritorno a casa dei reduci dal fronte.
Paisà (1946)

Un anno dopo aver firmato una memorabile cronaca della resistenza di una Roma ancora oppressa dai soldati tedeschi in Roma città aperta, nel 1946 il regista Roberto Rossellini dirige un altro film fondamentale nella definizione dell'estetica e della poetica del neorealismo: Paisà. Lo sguardo di Rossellini, stavolta, si allarga a una pluralità di momenti e scenari della Seconda Guerra Mondiale sul territorio italiano: dallo sbarco degli Alleati in Sicilia nel luglio 1943 agli scontri lungo la Linea Gotica. Nell'arco di sei episodi costruiti come brevi ma incisivi racconti, Paisà rende omaggio alla collaborazione fra le truppe anglo-americane e i partigiani italiani, sottolineando il coraggio e lo spirito di sacrificio di persone comuni, ma lasciando spazio anche a frammenti di vita quotidiana in tempo di guerra.
I dannati di Varsavia (1957)

Se la Polonia è stata una delle nazioni più martoriate della Seconda Guerra Mondiale, con una proporzione di vittime spaventosamente alta, la rivolta di Varsavia nell'estate 1944 avrebbe segnato uno degli episodi più importanti nell'ambito delle insurrezioni dei popoli europei contro la dominazione nazista. La strenua resistenza del popolo polacco sarebbe stata rievocata nel 1957 da un giovane Andrzej Wajda, futuro maestro del cinema europeo, nel secondo lungometraggio da lui diretto, I dannati di Varsavia: l'odissea sotterranea di un manipolo di partigiani polacchi che, allo scopo di raggiungere il centro di Varsavia, si inoltrano in un labirinto di fognature (il Kanal del titolo originale). Opera scioccante e claustrofobica, I dannati di Varsavia non è solo uno dei vertici della produzione di Wajda, ma rimane uno dei più originali film di guerra del cinema di ogni epoca.
Il ponte sul fiume Kwai (1957)

Dall'Europa al Sud-Est asiatico, diverse pellicole hanno ripercorso le vicende belliche legate al fronte del Pacifico, con la contrapposizione tra le forze degli Alleati e il Giappone. La più famosa e apprezzata di questo filone rimane senz'altro Il ponte sul fiume Kwai, classico diretto nel 1957 dal regista britannico David Lean sulla base dell'omonimo romanzo di Pierre Boulle e ambientato all'interno di un campo di prigionia giapponese in Thailandia. Alec Guinness, premiato con l'Oscar come miglior attore, interpreta il ruolo del Colonnello Nicholson, ufficiale britannico catturato insieme al proprio reparto dalle truppe giapponesi; i prigionieri vengono impiegati nei lavori di costruzione di un ponte ferroviario, trasformando il campo nel teatro di tensioni, scontri e tentativi di boicottaggio. Accolto da un gigantesco successo di pubblico, Il ponte sul fiume Kwai vince sette premi Oscar, tra cui miglior film e regia, e diventerà un classico del cinema di guerra.
Patton (1970)

Attorno a una delle figure principali dell'esercito statunitense, il Generale George S. Patton, è costruito il film biografico Patton, kolossal bellico diretto nel 1970 da Franklin J. Schaffner su una sceneggiatura che porta anche la firma di Francis Ford Coppola. Dai combattimenti in Nord Africa fra le truppe anglo-americane e gli Afrika Korps di Erwin Rommel all'ingresso degli Alleati in Germania agli inizi del 1945, passando per lo sbarco in Sicilia e l'invasione della Francia occupata, Patton ripercorre alcune tra le fasi cruciali della Seconda Guerra Mondiale mediante la prospettiva del protagonista, incarnato da George C. Scott attraverso una performance magistrale da cui emergono appieno l'orgoglio, l'arroganza e l'ossessiva ambizione del "Generale d'acciaio". Tra i maggiori successi hollywoodiani degli anni Settanta, la pellicola di Schaffner è stata insignita di sette premi Oscar, tra cui miglior film, regia e attore.
Va' e vedi (1985)

Dal punto di vista dei vertici dell'esercito a quello di un comune quindicenne, Flyora (Aleksei Kravchenko), che si ritrova a essere testimone in presa diretta dell'orrore della guerra: un orrore portato all'altezza dei nostri occhi, tanto da aver reso l'opera in questione, Va' e vedi, uno dei film più intensi e immersivi sull'esperienza del conflitto. Ultimo lavoro di Elem Klimov, diretto nel 1985 e ispirato anche alle vicende personali del regista russo, Va' e vedi racconta il calvario di Flyora nelle campagne della Bielorussia, dove il ragazzo, dopo essere stato reclutato in un'unità di partigiani, assiste a un crescendo di distruzione sempre più tragico. Il crudo iperrealismo di Klimov, che spoglia la guerra di qualunque orpello epico, ha come ideale controcampo i primi piani del protagonista, con la macchina da presa rivolta direttamente sul suo sguardo sbarrato e carico di disperazione.
Salvate il soldato Ryan (1998)

Il più importante e acclamato film bellico di fine millennio è stato realizzato nel 1998 da un maestro del calibro di Steven Spielberg, cinque anni dopo il capolavoro Schindler's List, dedicato invece alle persecuzioni contro gli ebrei. In Salvate il soldato Ryan, vincitore di cinque premi Oscar, incluso il trofeo per la miglior regia, Spielberg ci offre un'impressionante messa in scena dello sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, per poi narrare l'avanzata dei militari guidati dal Capitano John H. Mille, ruolo affidato a Tom Hanks, nella Francia occupata dei tedeschi. Uscito in contemporanea con un altro grande film sulla Seconda Guerra Mondiale, La sottile linea rossa di Terrence Malick, Salvate il soldato Ryan riesce a fondere l'omaggio all'eroismo degli Alleati con una vivida rappresentazione del caos e della violenza vissuti dai soldati impegnati nell'Operazione Overlord.
Dunkirk (2017)

Dalla liberazione della Francia attraverso la cinepresa di Steven Spielberg alla cronaca della sua caduta nelle mani dei tedeschi, quattro anni prima, e della precipitosa evacuazione delle truppe britanniche accerchiate dall'esercito tedesco: è l'episodio raccontato nel 2017 dal regista Christopher Nolan in Dunkirk, un incalzante dramma bellico che ha ricevuto tre premi Oscar e si è attestato tra i migliori film di guerra degli ultimi anni. Rielaborando temi e stilemi tipici del proprio cinema, Nolan sviluppa l'intreccio di Dunkirk mediante tre piani narrativi paralleli, destinati a convergere a poco a poco in un formidabile crescendo di tensione, all'ombra di un nemico apparentemente invisibile ma sempre più prossimo e minaccioso.