Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile, la recensione: Neill Blomkamp ci porta in pista

La recensione di Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile, il film di Neill Blomkamp con Orlando Bloom, David Harbour e Djimon Hounsou che racconta la storia vera di Jann Mardenborough, diventato pilota professionista partendo dagli esport.

Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile, la recensione: Neill Blomkamp ci porta in pista

Ricordiamo bene l'arrivo del primo Gran Turismo su Playstation nel 1997. Ricordiamo in particolare la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di molto diverso da tanti altri giochi di guida di quel periodo, per la sua natura di simulazione e per l'attenzione maniacale alle auto presenti nel titolo Polyphony. Ripensiamo a quel periodo e a quell'impatto nello scrivere la recensione di Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile, che porta su grande schermo un aspetto specifico del mondo del franchise videoludico, quello che lo lega alla realtà delle corse automobilistiche a cui si ispira: la GT Academy e il programma promosso da Nissan per strappare i migliori piloti della simulazione di guida dalla comodità delle proprie stanze e portarli in pista, dalle auto virtuali a quelle reali.

Dalla stanza alla strada: una trama ispirata alla realtà

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Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile - una foto del film

Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile racconta la vicenda reale e l'avventura di Jann Mardenborough, uno di quelli che quel sogno impossibile a cui fa riferimento il titolo italiano l'ha concretizzato, diventando un vero pilota automobilistico senza seguire la trafila classica dei suoi colleghi, senza passare per i kart e le altre tappe canoniche di chi ambisce a guidare auto da corsa, ma partendo dalle ore e ore passate sulle piste riprodotte nel gioco e a calibrare l'assetto delle vetture. Una storia vera che gli autori raccontano passando per le tappe canoniche di questo tipo di film, veicolandola in un racconto efficace e coinvolgente che passa per successi e fallimenti, fatica, sacrificio e inevitabili drammi.

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La forza di Jann

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Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile - David Harbour, Archie Madekwe in una scena

Emergono la forza di volontà e la dedizione con cui Jann Mardenborough ha affrontato questo difficile salto dalle auto virtuali a quelle reali, anche grazie alla misura e spontaneità con cui Archie Madekwe lo porta su schermo: funziona il giovane attore, così come David Harbour che interpreta il suo allenatore Jack Salter, ex pilota ritirato che accetta di condurre la GT Academy voluta da Nissan, al netto di uno script che non fa dell'attenzione ai dialoghi e la definizione dei personaggi il suo punto di forza. Qualche perplessità in più la trasmette Orlando Bloom, sopra le righe ed enfatico nel costruire il suo Danny Moore, l'uomo di marketing che ha messo in piedi il progetto dell'accademia per piloti di Gran Turismo.

L'estetica del gioco, la fisicità delle corse

Alla guida del progetto troviamo Neill Blomkamp, già autore di film di culto come District 9, che qui si mette al servizio della storia senza eccedere in guizzi personali. Lo fa dando comunque un valore aggiunto a Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile, perché riesce a mantenere e trasmettere il difficile equilibrio tra le gare su schermo e quelle su pista: ammicca ai giochi, costruisce sequenze in cui l'auto è al centro e richiama l'inquadrature dei racing game a cui siamo abituati, aggiunge in sovrimpressione traiettorie e marcatori dei piloti e delle posizioni in gara, ma allo stesso tempo dedica attenzione a dettagli fisici e reali, che evitano la sensazione di freddezza e distacco.

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Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile - una scena

Come fatto dalla GT Academy con i giovani aspiranti piloti, Blomkamp viene a prenderci nella sicurezza delle nostre consuetudini da videogiocatori e ci catapulta in pista. Foglie e ghiaia, la solidità dei cordoli, la fatica e il sudore dei piloti: tanti dettagli che comunicano le diverse sensazioni che i giovani alla guida, e noi spettatori con loro, si trovano a dover affrontare in questo salto dal gioco alla realtà. Dettagli che richiamano le origini di questa storia e le radici videoludiche, ma immergono nell'azione.

Dinamismo ed emozione (da manuale)

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Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile - David Harbour in una scena del film

Scorre con agilità il Gran Turismo di Blomkamp, seguendo i canoni classici di questo genere di film e una costruzione da manuale che richiama i grandi classici sportivi, da Karate Kid a Rocky. Lo fa con sicurezza e piglio tale da catturare l'attenzione con una gestione dei tempi che non cede mai alla noia, che imbriglia e coinvolge, pur nella sua inevitabile natura di spot per il gioco, l'Academy e la Nissan: ci si ritrova a partecipare emotivamente alle gesta di Jann, ai primi fallimenti così come ai successi, volando da una gara all'altra con una semplicità di racconto che a molto cinema d'intrattenimento di oggi sta mancando. Ne pagano lo scotto una certa superficialità nei dialoghi e nella costruzione dei personaggi, soprattutto quelli secondari, ma quel che conta in un film del genere è l'epopea sportiva, la preparazione e la gara, e questi aspetti sono riprodotti con cura e senso della messa in scena da Neill Blomkamp.

Conclusioni

Come visto nella recensione di Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile, Neill Blomkamp ha confezionato un film dinamico, che intrattiene nel raccontare le gesta del giovane Jann Mardenborough nel suo passaggio dalle simulazioni di corsa alla guida in pista. Gran Turismo è un film dall'impianto narrativo semplice, dal gran ritmo, che pecca nell'approfondimento dei personaggi e nella scrittura dei dialoghi, ma cattura l'attenzione e coinvolge. Merito anche di Archie Madekwe, che interpreta il protagonista e di David Harbour che dà vita al suo allenatore alla GT Academy.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Il dinamismo e il piglio con cui sono dirette le sequenze delle gare.
  • Il ritmo generale del film, che cattura e non scivola mai nella noia.
  • La fisicità trasmessa da alcuni dettagli, che rende il tutto concreto ed equilibra gli ammiccamenti al mondo del videogioco.
  • Le prove dei protagonisti, in particolare Archie Madekwe e David Harbour...

Cosa non va

  • … nonostante uno script che non approfondisce i personaggi e un Orlando Bloom sopra le righe.
  • Per sua natura il film è un grande spot al gioco, all'Academy e alla Nissan.