James Gordon, Bruce Wayne e Lucius Fox sono imprigionati ad Arkham, mentre Basil Karlo, su ordini di Hugo Strange, assume le sembianze di Gordon per depistare la polizia. Una volta scoperto l'inganno, la GCPD si dirige verso il manicomio, e Strange decide di portare a termine il proprio piano, su richiesta di una misteriosa organizzazione che controlla tutta la città. Solo che la rediviva Fish Mooney, riportata in vita dallo stesso Strange, ha idee un po' diverse al riguardo...
Diverso, ma uguale
Gotham era, sulla carta, un'idea vincente per il palinsesto televisivo della Fox: una combinazione del poliziesco, genere molto popolare sul piccolo schermo, e di elementi della mitologia fumettistica di Batman, il supereroe più conosciuto al mondo insieme a Superman e Spider-Man. D'altronde la DC Comics aveva già dato alle stampe Gotham Central, un mensile dedicato alle gesta della polizia di Gotham City e modello ideale per la serializzazione catodica ad opera di Bruno Heller.
Poi, strada facendo, il concetto si è evoluto, per lo più per ragioni pecuniarie (come ha detto la stessa Fox, non ha molto senso acquistare i diritti televisivi dell'universo di Batman per poi usarne solo una minima parte), e dal procedural incentrato su James Gordon siamo passati a quello che sostanzialmente è Batman sul piccolo schermo, ma senza il suo protagonista. Il risultato, nella prima stagione, è stato un prodotto divertente ma confuso, dove le storie autoconclusive si intersecavano con una trama orizzontale piuttosto insipida e a farla da padrone, in termini di carisma e presenza, erano alcuni futuri antagonisti dell'Uomo pipistrello, tra cui il Pinguino e l'Enigmista.
L'inizio della seconda annata prometteva un approccio diverso, con una storyline a lunga gittata molto più definita (la prima parte della stagione è sottotitolata Rise of the Villains, la seconda Wrath of the Villains) e una maggiore consapevolezza da parte dello show del suo essere un adattamento di un fumetto di supereroi, rinunciando alle pretese del procedural in senso stretto. E invece, dopo una manciata di episodi promettenti (e l'apogeo de L'ultima risata, con una rilettura molto intrigante delle origini del Joker), la serie è tornata alla formula di base, traendo la propria forza dal casting azzeccato nel reparto cattivi, con new entries quali Mr. Freeze e Hugo Strange, una presenza geniale che però allo stesso tempo ha introdotto l'unico concetto puramente "fumettoso" che avremmo preferito non vedere in Gotham: la resurrezione.
Soprattutto quando a tornare in vita è Fish Mooney, di cui non si sentiva particolarmente la mancanza. Tutto questo senza contare, ovviamente, il difetto principale dello show: la debolezza di Jim Gordon come personaggio capace di reggere sulle proprie spalle tutto un macrocosmo narrativo, e la totale assenza di chemistry fra lui e l'amata Leslie Thompkins (sebbene i due interpreti Ben McKenzie e Morena Baccarin facciano coppia anche nella vita).
La notte dei morti viventi
Transference chiude quindi una stagione discontinua quanto la precedente, ponendo nel frattempo le basi per un terzo ciclo di episodi, che debutterà negli Stati Uniti il 19 settembre. Per l'esattezza, è logico supporre che ci sarà un ruolo espanso per la misteriosa organizzazione che si cela dietro le malefatte di Strange (chi conosce i fumetti avrà forse già intuito che si tratta della Corte dei gufi, un'aggiunta recente alla mitologia di Batman in seguito al New 52). Prima però sarà necessario chiudere gli elementi rimasti in sospeso, tra cui Gordon che lascia la città per ritrovare la sua donna e, soprattutto, l'armata di zombie che sta invadendo le strade di Gotham.
Un'immagine tutt'altro che brutta, soprattutto per costruire un cliffhanger, ma è anche sintomatica della schizofrenia narrativa dello show, che passa da una storyline all'altra senza preoccuparsi di farle coesistere con un minimo di coerenza. In particolare, ci spaventa non poco quello che, per altri, sarà forse un motivo per gioire: il ritorno in scena di Jerome Valeska (lo vediamo di spalle e si sente la sua celebre risata). Sì, il personaggio è carismatico e dava al programma una botta di vitalità più che necessaria, ma la sua morte era tra le poche scelte coraggiose - per quanto dettata da esigenze contrattuali - fatte da Heller. Annullarla, ammesso che non si tratti di una resurrezione provvisoria per aggiungere un po' di pepe alla premiere della terza stagione, sarebbe un errore, ma nel contesto di una serie dove l'attore principale ha l'occasione di divertirsi solo quando interpreta Clayface sotto mentite spoglie la cosa è tristemente abituale. La terza annata saprà finalmente imparare dagli errori di gioventù dello show? La risposta fra qualche mese...
Movieplayer.it
2.5/5