Di cosa parliamo quando parliamo di Gonzo Journalism? Ecco la definizione che ne dà Patricia Arquette, l'amata attrice americana che debutta alla regia con il film Gonzo Girl, presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma. "C'è qualcosa di selvaggio nel giornalismo gonzo" spiega, "qualcosa che ha a che fare con la stupidità, con qualcosa di geniale, e con l'essere spietato". Secondo la definizione corrente, "il giornalismo Gonzo può essere veritiero senza dover essere rigidamente oggettivo. Preferisce curare più lo stile che la precisione e mira a descrivere le esperienze personali, le sensazioni, gli umori piuttosto che i fatti". Ma, per tutti, il giornalismo Gonzo ha un nome: Hunter Thompson, l'autore di Paura e disgusto a Las Vegas (da cui è tratto il film Paura e delirio a Las Vegas, in chi l'autore ha il volto di Johnny Depp).
In Gonzo Girl, Thompson non si chiama con il suo vero nome, ma Walker Reade, ed è chiamato in causa come il padre del giornalismo gonzo. E ha il volto spiritato di Willem Dafoe. La storia di Gonzo Girl è tratta dal romanzo di Cheryl Dalla Pietra, che racconta la sua esperienza come assistente di Thompson. Nel film diventa Aley (Camila Morrone), una ragazza che accetta di diventare l'assistente di Walker Reade, in preda al blocco dello scrittore, per aiutarlo a finire il suo nuovo romanzo. "Mi ha sempre interessato Hunter Thompson" spiega Patricia Arquette. "Non volevamo fare una sua caricatura, ma volevamo essere liberi, volevamo andare in profondità, raccontare la storia di un ragazzo abbandonato dalla madre alcolista. Altrimenti avremmo fatto un biopic, e tutti sarebbero andati a controllare se le cose erano esatte. È tutto molto più interessante così che in un film biografico". "Volevamo parlare della celebrità e della bellezza negli anni Novanta, della bellezza vista come merce" aggiunge la regista. "E anche del blocco dello scrittore, dell'imparare un'arte da qualcun altro. Questa è una storia di formazione di una giovane donna".
Patricia Arquette: "Ho scelto il linguaggio visivo degli anni Settanta"
Guardando Gonzo Girl si viene trasportati, immersi, nel mondo di Walker Reade, cioè di Hunter Thompson, e, anche se siamo nel 1992, tutto profuma di anni Sessanta e Settanta. Lo stile di regia di Patricia Arquette va proprio in quella direzione. "Con Bobby Bukowski, il direttore della fotografia, uno dei miei migliori amici, abbiamo chiacchierato sui film anni Settanta 70 che amiamo, come quelli di Cassavetes" racconta la regista. "Volevo che questa storia di formazione anni Novanta venisse mescolata con il mondo di Walker Reade. Quando entri nel suo mondo, è quello degli anni Sessanta e Settanta. E quando entri nell'orbita di una celebrità loro dominano tutto, il suono e il resto. Ho usato dei primi piani più vicini a quelli che sono i primi piani di adesso, inquadrature con grandangolo, un linguaggio visivo degli anni Settanta con persone che entrano ed escono dal fuoco. Tra i riferimenti agli anni Sessanta ci sono anche i Monty Python". Nel film ci sono anche pochi, ma riusciti, effetti speciali. "Volevamo includere anche quell'aspetto" racconta la regista. "Non avevamo soldi per i grandi effetti speciali, ma li abbiamo usati per una serie di inquadrature, come quelle della fioritura". Gonzo Girl è la prima regia di Patricia Arquette. "Fare la regia mi ha sempre affascinato, ma mi è sempre piaciuto di più recitare" racconta. "Volevo dare spazio agli attori per esplorare i tanti aspetti del personaggio, che magari fa una cosa brutta e poi fa qualcosa di saggio" spiega la regista. "Volevamo esplorare questo meccanismo di sopravvivenza".
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Willem Dafoe: "Allontanarsi da Hunter Thompson è stato un modo per avvicinarsi al suo spirito"
Hunter Thompson, al cinema, è legato indissolubilmente al volto di Johnny Depp in Paura e delirio a Las Vegas. Walker Reade, il suo alter ego, ha il volto di Willem Dafoe, altro istrione della recitazione. "Quello che mi ha attirato è il suo mondo, i rapporti che ha avuto con queste varie donne" ci spiega con la consueta affabilità l'attore. "E un artista che è bloccato, che ha una certa celebrità che non sa come andrà avanti. Con Patricia non volevamo realizzare una caricatura. Ma non è un film che riguarda Hunter Thompson. È il viaggio di questa ragazza, Aley, interpretata da Camila Morrone, il rapporto tra di loro. Se avessimo fatto un'imitazione saremmo stati costretti a fare un resoconto di Hunter Thompson. Farlo così ci ha permesso di prenderci quel distacco per fare un personaggio particolare. Allontanarsi da lui è stato un modo per avvicinarsi al suo spirito".
Camila Morrone: "Un'energia nervosa e un'ansia fondamentali per il mio personaggio"
Ed è lei, la protagonista, Camila Morrone, la grande sorpresa del film. Bellissima e dolce, è destinata a diventare la prossima star di Hollywood, una nuova Anne Hathaway o una nuova Liv Tyler. Qual è stata la sua preparazione per entrare nel ruolo? "Io non ho incontrato né Patricia né Willem se non il giorno delle riprese" racconta. "Quando fai un film con questo budget giri per pochi giorni e vieni lanciato in questa esperienza. Così sono stata lanciata in questo personaggio, in un mondo dove o impari a volare o muori. Abbiamo visitato i set, provato i costumi e iniziato a girare 4- 5 giorni dopo. Questo ci hai aiutato a creare un'energia nervosa, un'ansia che sono fondamentali per il mio personaggio". "Per me è stato importante essere come la mosca che sta lì e osserva, e apprende quale idea tira fuori. Cercando di scoprire qualcosa del mio mestiere attraverso loro".
Willem Dafoe: "Il linguaggio è azione, ti può trasportare altrove"
Ma Gonzo Girl è anche un film sul potere della parola. Non poteva che essere questo, visto che si parla di giornalisti, scrittori, libri. "La lingua è un dono in una sceneggiatura" commenta Willem Dafoe. "Esprime delle idee che riguardano i suoi rapporti. Le parole per me hanno rappresentato la radice del personaggio. Il linguaggio è importante: in realtà è azione, ti può trasportare altrove. Puoi ottenere tantissimo dalle parole".