Godfather of Harlem, la recensione: mafia, razzismo, anni ’60 e Malcolm X

La recensione di Godfather of Harlem, la serie scritta da Chris Brancato e Paul Eckstein, con Forest Whitaker, Nigél Thatch, Vincent D'Onofrio e Giancarlo Esposito, con il pilot diretto da John Ridley, dal 23 febbraio su Star di Disney+.

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Godfather of Harlem: Forest Whitaker in un momento della serie

Non possiamo non pensare alla cura del dettaglio e al grande lavoro drammaturgico fatto per lo show, ma allo stesso tempo agli stilemi del genere che non riesce a scrollarsi di dosso, mentre scriviamo questa recensione di Godfather of Harlem, la serie scritta da Chris Brancato e Paul Eckstein, con protagonista il premio Oscar Forest Whitaker che ne è anche produttore e l'ha fortemente voluta, e che arriva dal 23 febbraio in Italia all'interno del nuovo brand Star su Disney+. Il serial è un affresco sugli anni '60 ad Harlem, il celebre quartiere "nero" newyorchese, e sul ritorno per le strade di Bumpy Johnson (Whitaker), il suo cosiddetto "padrino" (un richiamo al genere mafioso fin dal titolo) dopo più di un decennio passato ad Alcatraz per traffico di stupefacenti. Proprio la droga che gira per le strade è ora venduta dagli italiani e sarà il motore principale dell'azione, creando attrito fra le due famiglie mafiose.

IL RAZZISMO, LA MAFIA, I TUMULTUOSI ANNI '60 E MALCOLM X

Tre sono i punti di vista della storia raccontata in Godfather of Harlem, personaggi le cui vite vanno inevitabilmente e drammaticamente ad intrecciarsi. C'è quello di Bumpy, pacato e calcolatore e allo stesso tempo impulsivo e violento, che vuole riprendere il controllo di ciò che ha perso, tanto per le strade di Harlem quanto in famiglia. C'è poi quello di Malcolm X, al secolo Malcolm Little, celebre attivista per i diritti degli afroamericani, interpretato nuovamente da Nigél Thatch dopo Selma, con la sua ascesa politico-sociale e la sua conversione all'Islam, che riteneva il possibile strumento definitivo per riuscire ad abbattere ogni barriera etnica e ogni forma di discriminazione. Infine c'è quello, non meno importante, di Vincent 'Chin' Gigante, interpretato da Vincent D'Onofrio, che sembra sempre più a proprio agio nei panni del villain fuori controllo, proprio come quando era Kingpin in Daredevil o andando più indietro "Palla di lardo" in Full Metal Jacket.

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Godfather of Harlem: Giancarlo Esposito con Nigel Thatch e Forest Whitaker in una scena della serie

Bumpy si alleerà con Malcolm nel suo tentativo di ripresa del potere, con una guerra senza esclusione di colpi - e di vittime - contro la famiglia dei Genovese, conosciuta anche come quella dei Luciano, o la "Ivy league e Rolls Royce della criminalità organizzata", realmente esistita anch'essa e che si è trovata nel mezzo e a capo di Cosa Nostra.

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STORIA VERA E FITTIZIA

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Godfather of Harlem: Forest Whitaker, Nigel Thatch e Vincent D'Onofrio in una scena della serie

Un cartello all'inizio di ogni episodio ricorda allo spettatore che: "Nonostante questa storia sia ispirata a eventi reali, alcuni personaggi, caratterizzazioni, fatti, luoghi e dialoghi sono stati romanzati o inventati per necessità di drammatizzazione. Rispetto a tale approccio narrativo si precisa che qualsiasi somiglianza con nomi, personaggi, storie o fatti realmente esistiti o ancora viventi, è interamente a scopo drammatico e non intende riflettere nessun personaggio, storia, prodotto o entità reale." Questo perché mai come in questo show la Storia con la s maiuscola e quella inventata o modificata e romanzata si intrecciano, mescolano, confondono, sullo sfondo di una New York anni '60 curatissima nelle scenografie, nei costumi, nei colori, nelle luci, nei dettagli. Allo stesso tempo il racconto risulta appesantito proprio dal suo essere period drama e mafia drama, senza riuscire troppo a staccarsi dalle caratteristiche dei due generi.

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Godfather of Harlem: Forest Whitaker, Ilfenesh Hadera e Demi Singleton in una scena della serie

Interpretazioni sentite quelle degli attori, soprattutto Forest Whitaker e gli altri interpreti di colore che sentono come questa storia parli di uno dei periodi più difficili e dolorosi della loro storia: tutti si sono ben documentati per il progetto, data la forte componente razziale della storia raccontata. Ciò che manca è il "sentimento", quella scintilla che porti lo spettatore dentro le motivazioni dei personaggi e tra i vicoli di Harlem, quasi fossimo più in un documentario che in un racconto di fiction. La componente reale e realistica è più che mai importante in una storia come questa ma è altrettanto importante saper bilanciare i vari elementi e trovare una tipologia di racconto che ti identifichi rispetto agli altri show. Questa "pesantezza narrativa" è la stessa che possiamo riscontrare nella filmografia di John Ridley, che infatti troviamo alla regia del pilot di Godfather of Harlem.

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POLITICA E VITA DI STRADA

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Godfather of Harlem: Giancarlo Esposito in una scena

Due sono i livelli, fisici e metaforici, si sviluppano nel corso del racconto drammaturgico nel serial. Quello delle strade e del controllo della droga, e quello dei piani alti con la politica a farla da padrone, attraverso ad esempio il personaggio di Giancarlo Esposito, anch'egli realmente esistito. Adam Clayton Powell Jr. fu un pastore battista nonché primo afroamericano eletto al Congresso in rappresentanza di New York e del quartiere di Harlem. Attraverso i due livelli vengono affrontate tematiche come il controllo sul popolo, la "sottomissione" di quest'ultimo, gli interessi e i secondi fini dei personaggi, spesso voltagabbana come in ogni mafia story che si rispetti, la famiglia, che riserverà non pochi plot twist a livello narrativo. Oltre al tema razziale dei movimenti civili che vanno a scontrarsi con la guerra per il controllo della droga che rischia di far collassare tutta New York, c'è quello religioso-filosofico della conversione di Malcolm, le storie d'amore alla Giulietta e Romeo come quella di Stella (la figlia di Chin) e Teddy (un musicista di colore), tutto sullo sfondo degli anni più tumultuosi d'America. Vedremo ad esempio l'assassinio di Kennedy, tappa quasi irrinunciabile nelle ricostruzioni dei serial storici. Star su Disney+ ha così anche il suo period drama d'autore tra i suoi original.

Conclusioni

Concludendo questa recensione di Godfather of Harlem sottolineiamo nuovamente come le caratteristiche del genere mafia drama e period drama che caratterizzano il nuovo Star Original siano tanto i suoi pregi quanto i suoi difetti. Il serial non riesce a trovare una chiave di lettura che bilanci la parte storico-reale a quella di fiction-drammaturgica, che metta più sentimento che racconto “documentaristico” anche nei silenzi e nei primi piani. Curatissimo il comparto visivo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • Interpreti appassionati, a partire dal poker d’assi Forest Whitaker, Nigél Thatch, Vincent D’Onofrio e Giancarlo Esposito.
  • Messa in scena curata nelle scenografie, costumi e dettagli.
  • Il serial rispetta gli stilemi del mafia drama e del period drama…

Cosa non va

  • …ma è proprio questo a “bloccarlo” a volte nella resa drammaturgica, “appesantita” spesso anche dalla regia.