Gloria! rispecchia totalmente le vibes della sua autrice. Sembra banale, eppure non sempre un film (per di più d'esordio) riesce ad essere il riflesso diretto di chi lo porta in scena. Succede, quindi, che il mood del film, dall'inizio alla fine, e nella sua costante ricerca dell'immagine (che si traduce in immagine sonora, spesso e volentieri), sia lo specchio della regista, Margherita Vicario. Che orbitasse intorno al cinema, la Vicario, era chiaro fin dal 2011, quando diresse, insieme a Michele Bertini Malgarini, un cortometraggio (Se riesco parto). Alternando poi la musica (due album, in scia al cantautorato romano contemporaneo) al cinema e alla serialità, divertendosi come attrice. Insomma, era solo questione di tempo.
Lo stesso tempo che, in un modo o nell'altro, è il protagonista onnisciente di Gloria!, presentato in anteprima e in competizione al Festival di Berlino (insomma, un esordio da alte aspettative). Il tempo, quello che sembra immobile, in un'atmosfera rarefatta di fine '700, e anche il tempo della musica, che si fa paradigma di una ribellione più figurativa che pratica. Del resto, il film, è l'emblema dell'esordio, tanto nei lati positivi, quanto in quelli meno riusciti: c'è la voglia di raccontare, e c'è la voglia di far sentire la propria idea registica, anteponendo la stessa estetica alla sceneggiatura. Funziona? Funziona, se comunque consideriamo gli spunti, la voglia, e una forte passione, che sembra uscire da ogni inquadratura.
Gloria!, la trama: la musica nel 700
Certo, poi vedendolo - e ripetiamo, come molti esordi - Gloria! ha un approccio derivativo. Troviamo le sfumature magiche di Alice Rohrwacher, e una luce non dissimile da quella di Pietro Marcello. Paragoni altissimi, ovvio, eppure Margherita Vicario, partendo da loro (si parte sempre dai grandi), riduce il relativo realismo puntando ad una pulizia visiva, limpida e semplice, che sembra ispirarsi direttamente alla pulizia della sua protagonista, Teresa (Galatea Bellugi, che brava). Come detto, il film ci porta alla fine del '700, in un istituto femminile non lontano da Venezia. Teresa parla poco, pochissimo, ma ha orecchio per la musica, e spirito "visionario". Quando scopre un pianoforte, tenuto sotto chiave in una cantina, di nascosto mette su un complesso, insieme ad un gruppo di ragazze (Carlotta Gamba, Maria Vittoria Dallasta, Sara Maffoda, Veronica Lucchesi), sfidando Secoli di dogmi e di regole, e sfidando l'austerità tossica di un pretore viscido e iracondo (con il volto di Paolo Rossi), incapace di comporre musica per l'imminente concerto al cospetto del papa.
Un'opera pop e i dipinti realistici
E sì, essenzialmente, Gloria!, è un film di ribelli. Un film classico, ma che si approccia alla modernità tramite la figura di Teresa, costantemente accompagnata dalla musica originale composta dalla stessa Marghertia Vicario in feat. con Dade. Tempo, musica, ribellione. Dall'Ancien Régime napoleonico, ad un vento nuovo che soffia verso la leggerezza pop di cui la Vicario è portavoce. Per questo, in apertura di recensione, abbiamo spiegato quanto il film rifletta la sua regista: in un certo senso, Gloria! è un manifesto femminile che parla la lingua contemporanea in uno specchio lontano duecento anni, trattando l'emancipazione di genere, l'emancipazione sociale (contro l'asfissiante giudizio della religione) e l'emancipazione artistica, nonché prendendo posizione verso la legittimazióne della musica (e dell'arte in generale) come un vero e proprio lavoro (e più potente della religione).
Per questo, nella sua arricciata scena, rifacendosi alla corrente pittorica del Naturalismo e del Realismo per la sua candida lucentezza (buona la fotografia di Gianluca Palma), Gloria!, ma nonostante una lunghezza che tende alla sottolineatura eccessiva (e quindi, tendente a strafare), merita una sostanziale attenzione. Anche perché Gloria!, per Margherita Vicario, e per il cinema italiano, è un nuovo punto di partenza, una promessa (negli ultimi anni ce ne sono state diversi, non tutte mantenuti). E finito il film, senza un vero motivo in particolare, abbiamo già voglia di vedere la (futura) opera seconda della regista. Una regista pop, come il suo cinema, come la sua musica.
Conclusioni
Cinema di luce, cinema di musica, cinema di ribellioni. Margherita Vicario all'esordio come regista convince, pur bloccandosi - a volte - in una forma visiva troppo compiaciuta. Tuttavia, come scritto nella recensione di Gloria!, l'opera suggerisce ottimi spunti, facendoci intravedere un percorso registico che abbiamo voglia di continuare ad esplorare.
Perché ci piace
- Ottimi spunti.
- Un buon cast
- Una buona luce.
Cosa non va
- Alcune volte, troppo compiaciuto (tipico degli esordi).