Un'anteprima stampa virtuale è l'antipasto per l'uscita al cinema de Gli anni belli, commedia adolescenziale piena di calore che segna l'esordio al lungometraggio di finzione del documentarista e regista teatrale Lorenzo D'Amico De Carvalho. La passione cinefila gli scorre nelle vene, visto che Lorenzo è il nipote della sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico, co-autrice di tanti capolavori della commedia all'italiana, e ha diretto, prodotto e montato il film d'esordio scritto insieme alla moglie Anne Riitta Ciccone. "Se non vi piace è colpa mia" esordisce ridendo in attesa di accompagnare Gli anni belli in un minitour nelle sale italiane per toccare con mano le reazioni del pubblico.
Gli anni belli racconta l'estate del 1994 vissuta dalla pasionaria liceale Elena (Romana Maggiora Vergano), in campeggio col padre intellettuale (Ninni Bruschetta) e la madre passionale (Maria Grazia Cucinotta). Parlando della genesi del film, Lorenzo d'Amico de Carvalho e Anne Riitta Ciccone svelano di aver "ritirato fuori questo vecchio soggetto scritto da Anne tanto tempo fa e abbandonato in un cassetto". Come spiega la Ciccone, "ho deciso di non portarlo avanti perché non frequentavo più il genere commedia. Quando Lorenzo mi ha parlato dell'esordio da regista che aveva in mente ho capito che la storia poteva andar bene". In origine la storia verteva più su un coming of age sentimentale, ma quando lo script è stato aggiornato gli autori hanno scelto di innestare la passione politica di Elena nella storia.
Una madre e una figlia rivoluzionarie
Dopo essere apparsa in Immaturi - La serie, Anni da cane e in Christian, da poco su Sky e NOW, Gli anni belli è il primo ruolo da protagonista in un film per il cinema di Romana Maggior Vergano. "Il mio viso ancora ricorda quello di un'adolescente, ma ho un corpo adulto, sono sempre stata molto alta, anche quando avevo 16 anni sembravo più grande" spiega l'attrice "ma il personaggio mi appartiene molto. Condivido la sua stessa vena polemica, la sua capacità di aggressione verbale, il suo istinto animale in parte mi appartiene. Temevo che al provino mi avrebbero scartato, ma il fatto che nel film Elena si finga più grande ha giocato a mio favore".
Le dà man forte Maria Grazia Cucinotta affermando divertita: "A 14 anni ero già come oggi, quindi lei è proprio mia figlia! l'età è uno stato mentale". Poi aggiunge: "In questo film c'è tanta verità, parla dell'adolescenza e della voglia di affrontare il mondo, ma tocca anche il tema dei rapporti di coppia. Quando i figli crescono, le coppie si ritrovano insieme da sole e si creano gli alibi anche per non parlarsi. Il mio personaggio cerca di attirare l'attenzione di un marito distratto per capire se l'amore è sempre presente". Sullo spirito combattivo della figlia cinematografica l'attrice aggiunge: "Io appoggio il suo impegno rivoluzionario, mi ci ritrovo. Anche la madre fa le sue piccole rivoluzioni. Non accetta di lasciarsi vivere, ma vivere la vita in pienezza".
I 15 più grandi attori comici italiani di sempre
Nostalgia degli anni '90
Trovare la location adatta in cui ambientare Gli anni belli non è stato facile. A Lorenzo D'Amico De Carvalho serviva un campeggio anni '70 con tende e roulotte, "mentre oggi hanno tutti i bungalow. Il camping che vedete nel film è un collage di varie location. Abbiamo girato in Campania, Sicilia e Lazio, ma il nostro luogo del cuore l'abbiamo trovato nel camping Calabrisella di Roccelletta Jonica. Siamo stati chiusi lì due mesi senza tv e senza internet, avevamo solo i cellulari. Dopo i primi 20 minuti di lamentele, stavano tutti in spiaggia a suonare la chitarra e a mangiare tanto che mi hanno chiesto di farne una serie tv per tornare a lavorare lì".
Dopo aver appreso le difficoltà nel trovare la location giusta per ricostruire gli anni '90, viene spontaneo chiedere al regista perché ha sentito l'esigenza di collocare nel passato la storia di Elena. La scelta è legata a certe dinamiche dell'adolescenza che sopravvivono nonostante l'evolversi delle epoche. "Ho scelto di raccontare gli anni della mia adolescenza per onestà intellettuale, questo è il mondo che conoscevo. Da ragazzo mi sentivo rappresentato da Happy Days, un gruppo di trentenni degli anni 80 che facevano finta di essere negli anni '60. Non c'era nulla di più distante da me, ma le loro dinamiche umane mi parlavano. Un po' come Grease o come, per fare un esempio più moderno, Stranger Things oggi". C'è anche un altro motivo che ha spinto il cineasta a guardare al passato: "Oggi un adolescente che va in campeggio non sente il distacco perché continua a chattare con l'amico in Corea. Prima di internet, quando andavi in vacanza venivi sradicato dal tuo mondo e dovevi relazionarti con persone nuove. Le relazioni umane si vivevano solo dal vivo".
L'eredità di nonna Suso Cecchi D'Amico
Gli spettatori più attenti avranno colto le citazioni d'epoca celate ne Gli anni belli, da Rusty il selvaggio ad Apocalipse Now passando per la musica di Gente comune. Lorenzo D'Amico De Carvalho conferma che tutti i riferimenti sono voluti, anzi, "l'idea che qualcuno li colga ci diverte molto anche se i miei attori giovani non sapevano di cosa si trattasse. In quegli anni eravamo pervasi di un immaginario visivo e televisivo. La mia è stata la prima generazione a crescere davanti alla tv con un mix di prodotti diversi a disposizione". Quando però deve citare i suoi modelli, D'Amico De Carvalho non nasconde l'entusiasmo nei confronti de Nell'anno del Signore di Luigi Magni, "uno dei migliori film mai fatti" e di Mario Monicelli, ma anche di Lubitch, Cuckor, Hawks. "Sono rimasto lì" ammette.
La lode al regista e alla relazione che riesce a instaurare con gli attori arriva da Maria Grazia Cucinotta, che ammette: "Spesso si critica la recitazione degli attori italiani. Voglio capovolgere il punto di vista. Quando hai la fortuna di essere in mano a un bravo regista, anche gli attori sembrano bravi, ma spesso lavoriamo con registi che pensano solo alla parte tecnica e non si rendono conto che hanno in mano la vita delle persone". Non è questo il caso, visto che le lodi nei confronti di Lorenzo D'Amico De Carvalho sono unanimi. Merito, forse, degli insegnamenti della nonna Suso Cecchi d'Amico? "Ho sempre visto lavorare mia madre e mia zia, ma non ricordo di aver mai visto lavorare mia nonna. Passava il tempo a raccontarmi storie, a passeggiare col cane, ad accogliere gli ospiti a casa. Ho avuto la fortuna di crescere in mezzo a persone intelligenti che non parlavano mai di lavoro. Da mia nonna ho ereditato soprattutto l'apertura e la curiosità verso il mondo".