Recensione Diventeranno famosi (2003)

Tutto superficiale, accennato, risaputo: il film, più che un omaggio al genere musical o un'indagine sul mondo degli adolescenti "out" statunitensi, sembra essere la versione cinematografica di Amici di Maria De Filippi.

Gli Amici di Camp Ovation

Giungono adolescenti delle più varie specie, al Camp Ovation: disadattati, eccentrici, complessati/e, gay rifiutati dalle famiglie o "fighi" con manie compulsive e dalle preferenze sessuali incerte. Tutti accomunati dalla difficoltà di interazione con la società dei "normali", tutti che sperano di trovare nel campeggio estivo per aspiranti attori, cantanti e ballerine un luogo in cui la loro eccentricità possa essere valorizzata anziché derisa. Durante i giorni di duro lavoro sotto la "saggia" guida di un ex cantante alcolizzato e nichilista, si stringono alleanze, si creano e si spezzano "squadre", si flirta e ci si fanno dispetti a vicenda, come succede in ogni teen movie che si rispetti.

E' questa, raccontata in estrema sintesi, la (esile) traccia narrativa di questo Diventeranno famosi (ancora un titolo italiano "creativo", il cui riferimento è fin troppo esplicito), esordio alla regia dell'attore e sceneggiatore Todd Graff. L'intento del regista è qui quello di omaggiare i musical statunitensi degli anni '70, all'interno di una struttura che è tipica dei teen movie più recenti; appassionato di teatro fin da giovane, Graff cura molto le coreografie e sceglie attentamente le canzoni, come d'altronde si conviene per produzioni di questo tipo, ma tralascia quasi completamente l'elemento narrativo. Sono storielle, quelle dei giovani ospiti del campeggio, tutte narrate stancamente e in modo superficiale, tutte con protagonisti dei personaggi che non escono mai dal loro status di tipi rozzamente e sommariamente caratterizzati. Non ci si appassiona neanche per un attimo alla pretestuosa storia d'amore tra il bel Vlad e la bruttina e complessata Ellen, alla passione del gay Michael per Vlad, alla prevedibile ritrovata fiducia nella vita del regista alcolizzato Hanley (ci si chiede anzi come gli sia bastato così poco per rimettersi in sesto, un semplice soggiorno di qualche mese in mezzo a un branco di adolescenti che vanno dal depresso al complessato). Tutto superficiale, accennato, risaputo, dunque: il film, più che un omaggio al genere musical o un'indagine sul mondo degli adolescenti "out" statunitensi, sembra essere la versione cinematografica della trasmissione Amici di Maria De Filippi (stessa qualità dei dialoghi, stessa attenzione ai numeri coreografici, qui come lì unico, minimo elemento di interesse). Non dubitiamo, comunque, che i numerosi ammiratori del suddetto show troveranno gradevole la pellicola di Graff, che li farà sentire in qualche modo "a casa".

Non aiuta certo l'interpretazione degli attori, capeggiati da un Daniel Letterle (nel ruolo del figo-compulsivo-confuso Vlad) semplicemente insopportabile dal momento in cui entra in scena eseguendo, col suo sorriso a trentadue denti e senza un capello fuori posto, una versione, che sarebbe anche ascoltabile chiudendo gli occhi, di Wild Horses dei Rolling Stones con la sua chitarra acustica (Jagger & Richards, perché avete dato loro il permesso di usarla? L'unica nostra speranza è che ve ne pentiate amaramente una volta visto il film). Gli altri giovani interpreti non fanno che adeguarsi alla macchiettistica dimensione dei rispettivi personaggi: non giudicabili, considerato anche che si tratta in gran parte di giovanissimi esordienti provenienti dal mondo del musical. La presenza di Don Dixon (musicista e produttore qui al suo esordio cinematografico) nel ruolo di Hanley appare quantomai inutile considerata la già ricordata inconsistenza del personaggio (oltre alla durata stessa della sua presenza sullo schermo, invero piuttosto limitata).

"Sta per iniziare l'estate", è la considerazione finale che viene da fare a margine della visione di questa pellicola: stagione di pellicole di genere (troppo spesso di bassa qualità) e di recuperi di film lasciati nel cassetto più o meno a lungo (troppo spesso a ragione, come nel caso del film in questione che è del 2003). Non ci resta che accontentarci, allora, magari sperando in qualche recupero casualmente più azzeccato, nell'attesa che inizino a comparire fuori delle sale della penisola le locandine di quel Chiusura estiva che, replicato ogni anno, ottiene sempre gli stessi ottimi risultati, risultando alla fine l'unico vero successo "stagionale" proposto dalla nostra distribuzione.

Movieplayer.it

2.0/5