Se nel primo film, l'assenza, era quella della Cannabis (intuizione profetica, visto che il Governo ha decretato fuori legge la Cannabis Light, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro), l'assenza scatenante di questo secondo capitolo è... Internet. Un mondo senza Wi-Fi, messo sotto scacco da una banda di hacker che, pare, abbiano tagliato ogni tipo di connessione. Da questo, spunto, riecco il cinema pop e ricercato di Giampaolo Morelli per Falla girare 2 - Offline che, tra risate e tematiche contemporanee, rafforza il panorama colorato del primo fortunato capitolo (entrambi disponibili su Prime Video). Incontriamo il regista per una chiacchierata esclusiva, confrontandoci con lui su quanto sia importante aprire il proprio sguardo verso generi diversi, e poco battuti in Italia.
La sua saga (ormai siamo a due film!), che lo vede protagonista insieme a Fabio Balsamo, Ciro Priello, Giovanni Esposito e alla new entry Desirée Popper, potremmo definirla una sorta di epopea action comedy. Un genere che andava fortissimo negli anni Novanta, e che Morelli rivede in chiave deliziosamente partenopea. In fondo, al suo terzo film da regista (quasi quarto pensando a L'amore e altre seghe mentali, in uscita ad ottobre), quello dell'attore è stato una sorta di passaggio naturale dietro la macchina da presa (e non scordiamo le sceneggiature scritte insieme ai Manetti Bros.), dimostrando uno spiccato e appassionato senso cinematografico.
Falla Girare 2: intervista a Giampaolo Morelli
Giampaolo, dolo la Cannabis, ora internet. È stato difficile trovare lo spunto per il sequel?
No, non è stato difficile perché ho pensato quale cosa atroce potrebbe succedere a Nathan, che fa l'influencer. È venuto fuori tutto in modo abbastanza naturale. Si parla spesso di cosa sia internet, però credo che oggi siamo arrivati a un punto in cui internet ha veramente cambiato le nostre vite. E quindi tornare in un mondo in cui non c'è più internet non è semplicemente catapultarci negli anni '90. Internet è tante cose, e i social sono tante cose. Una valvola di sfogo, inevitabilmente. C'è gente che veramente si sfoga e si rilassa, magari buttando un merda sul prossimo. Certo, i social garantiscono al loro modo la demografia, anche in maniera eccessiva, dando voce a chiunque in maniera eccessiva. C'è del bene e c'è del male, inevitabilmente, in internet. La domanda poi è stata: ma cos'è oggi internet? Potremmo farne a meno? Oggi ci ha cambiato. In meglio o in peggio? Chissà...
Hai parlato di anni Novanta. Secondo te stiamo assistendo ad un revival di questa decade?
Credo di percepirlo. Il film cita molto gli Anni 90. C'è anche il formato anamorfico, proprio per richiamare quel sapore action tipico. Gli anni '90 hanno rappresentato la mia cultura cinematografica, parallelamente a tutta la nostra cultura italiana, e napoletana per me. Ma inevitabilmente noi siamo anche di cultura americana, fa parte della nostra cultura. Tant'è vero che quando ho fatto il primo film ho pensato: certo, questi personaggi avrebbero ancora da dire qualcosa. Io poi sono dislessico, e quando ero ragazzino ti dico che la dislessia non era diagnosticata. Venivo considerato problematico, chiuso. Per me il cinema è stato un grande rifugio. Ho visto qualsiasi tipo di film, di qualsiasi genere, anche quella autoriale, ho amato tutto il cinema, tutto. E poterlo citare per me, un po' ritornare dentro me stesso, è tornare a casa.
Falla Girare 2 - Offline, la recensione: un sequel gigione e divertito
Da attore a regista
Hai esordito nel 2020, molto prima di questa nuova tendenza che vede attori diventare registi. Come mai, secondo te, state passando dietro la macchina da presa? Poche sceneggiature all'altezza?
Ognuno è mosso da qualcosa. Questa idea della regia in realtà io ce l'ho avuta sempre. Mi ricordo che quando ero ragazzo e andavo all'università camminando per i vicoli di Napoli, pensavo: 'Mamma mia, qui ci starebbe bene una scena di un film d'amore, o una scena action. Ragionavo da regista. E quindi ognuno parte poi a fare il regista per le sue motivazioni personali. È vero, ho debuttato in un momento in cui non era di moda, non ho seguito una tendenza. Certo. Bisogna essere continui. Non so quanti poi sono in grado di continuare, di raccontare veramente storie al pubblico, e quanti sono veramente dei cinefili. Mi rendo conto che tanti i colleghi non sanno proprio che esiste un cinema così pop. Va bene conoscere Sordi, va bene conoscere Scola, ma come fai a non emozionarti con Bruce Willis in Trappola di cristallo? Come puoi non conoscerlo? Per questo dico, non so se questa voglia di fare i registi è frutto di un ego, o di un amore vero per il cinema.
Parli di genere, ma perché oggi i produttori faticano ad avallare progetti che escono dai soliti confini di genere?
Ci vuole coraggio. Diciamo che il coraggio già c'è stato nel produrre il primo Falla girare. Il secondo è arrivato sulla scia del successo. Logicamente oggi il successo non è più raccontato in termini di botteghino, dato che questi titoli sono su Prime Video. 7 ore per farti innamorare, il mio primo film, doveva uscire in sala, ma poi c'è stata la Pandemia. È chiaro che ci vuole coraggio e non tutti hanno sempre la lucidità e la capacità di vedere o di puntare sul nuovo. Però, grazie e anche alle piattaforme, hai almeno la possibilità di produrlo e di farti guardare da un vasto pubblico che altrimenti non sarebbe esistito. Quindi, direi... pro e contro. Sicuramente ci vuole ancora più coraggio nell'investire in film non sempre praticati dal nostro cinema. L'action comedy non lo fa forse nessuno. Quando vedo un po' di azione nelle commedie, di solito, è sempre lasciata così, sospesa e non curata. Ci vuole grande fatica, grande dedizione, grande amore e ci vorrebbe un po' di coraggio in più.