Serve calore, passione, affetto per omaggiare il passato e dargli nuova vita. E l'omaggio c'era stato tre anni fa in Ghostbusters - Legacy che aveva riportato in sala gli Acchiappafantasmi in un'operazione in perfetto equilibrio tra passato e futuro, tra omaggio e voglia di andare avanti. Un'operazione riuscita che ha dato subito via a un sequel diretto, quello di cui vi parliamo nella recensione di Ghostbusters - Minaccia glaciale, nelle sale italiane per Sony Pictures dall'11 aprile. Questa volta non c'è Jason Reitman alla guida, che si è mantenuto il ruolo di co-sceneggiatore insieme a Gil Kenan, caricandosi sulle spalle l'onere di dirigere il nuovo capitolo, il quinto, del franchise. Sarà riuscito a ripetere quanto di buono fatto con il precedente capitolo? Meno di quanto visto nel 2021, ma il risultato è comunque un film godibile che intrattiene e prova a dire qualcosa di interessante nel panorama dei film mainstream degli ultimi tempi.
Una trama che ci porta dove tutto è iniziato
Partiamo da ciò che racconta Ghostbusters: Minaccia Glaciale, dalla famiglia Spengler di nuovo al centro della storia ma con un cambiamento significativo rispetto a Legacy: si torna a New York, dove tutto è iniziato nel lontano 1984. Gli Spengler tornano nell'iconica caserma dei pompieri che era stata quartier generale dei Ghostbusters e si unisce agli Acchiappafantasmi originali che intanto si stanno dedicando a sviluppare un laboratorio di ricerca top secret, per dare una ulteriore spinta alla caccia e lotta ai fantasmi. Ma le cose cambiano quando un antico artefatto viene scoperto e scatena una forza malvagia e pericolosa, che mette a repentaglio la sicurezza del mondo intero, minacciandolo con una seconda era glaciale, costringendo le nuove leve e le vecchie glorie a riunirsi per proteggere la loro casa. E l'umanità.
Qualcosa di strano... tra le strade di New York
Il ritorno a Manhattan è l'occasione per realizzare un'operazione diversa da quella del film precedente, in termini di omaggio e citazioni all'originale: il contesto ambientale permette di ripercorrere i luoghi che avevano fatto la storia dei primi film, giocare con le inquadrature per citare in maniera diretta e fedele momenti specifici di quei titoli così amati. Si torna negli stessi luoghi, quindi, e spesso con le medesime inquadrature e la stessa musica a sottolinearle. C'è una sovrabbondanza di citazioni che gli appassionati possono divertirsi a cogliere, anche dal punto di vista delle situazioni, dei testi e dei dialoghi. Se in Ghostbusters - Legacy seguivamo la giovane protagonista che andava alla scoperta del mondo degli Acchiappafantasmi e impara a conoscerlo e amarlo, qui il contesto narrativo è diverso e dà per scontata e consolidata la sua consapevolezza di quel mondo. Di cui ormai fa parte.
L'equilibrio perduto
Con Phoebe e Trevor (ovvero Mckenna Grace e Finn Wolfhard che si confermano bravi e brillanti) ormai dei Ghostbusters acquisiti, si viene a perdere il senso di stupore e scoperta che aveva il film precedente, virando su qualcosa di diverso. Si perde, però, anche quell'equilibrio tra vecchio e nuovo che aveva rappresentato un punto di forza di Legacy, che era stato capace di omaggiare il passato costruendo qualcosa di differente e più attuale per il futuro. Questo equilibrio perduto è uno dei difetti del nuovo film, che pecca anche sull'equilibrio narrativo dal punto di vista della costruzione della storia: Minaccia glaciale impiega molto tempo a ingranare e avrebbe giovato di qualche intervento nella prima parte del film per snellire la parte introduttiva e immergere più agevolmente lo spettatore nella storia, che entra nel vivo e coinvolge anche grazie all'apporto e i tempi comici di Kumail Nanjiani, che va a bilanciare un Bill Murray che ci è apparso più svogliato di altre occasioni (ma pur sempre un valore aggiunto, quando nel cast di un film).
Tra ghiaccio e fuoco
Non è però un fallimento Ghostbusters - Minaccia glaciale: è un film imperfetto che ha i suoi motivi di interesse e cerca di dire qualcosa anche di profondo sul mondo in cui viviamo e sulle sue derive. Un indizio è la poesia Fuoco e ghiaccio di Robert Frost, citata in apertura, che sembra suggerire come l'odio che anima la nostra contemporaneità possa rappresentare la sua condanna e minacci di condurlo alla fine. Un peccato che questo spunto non sia del tutto compiuto nello sviluppo narrativo del film, forse annacquato dalle lungaggini a cui abbiamo accennato, perché avrebbe reso Minaccia glaciale tanto riuscito quanto il suo predecessore, mentre lo è solo in parte e a sprazzi, affidandosi a singoli momenti piuttosto che a una costruzione vivace e a fuoco. Inevitabile, quanto emozionante, la dedica finale a Ivan Reitman, regista del film originale e padre di Jason, che ci ha lasciati poco più di un paio di anni fa. Un omaggio, questo sì, sentito e doveroso.
Conclusioni
Manca l’equilibrio tra omaggiare il passato e guardare al futuro in Ghostbusters - Minaccia glaciale, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione, ma il film ha comunque i suoi motivi di interesse e diversi momenti riusciti e più che godibili, al netto di alcune lungaggini soprattutto nella parte principale. Il ritorno a New York è un valore aggiunto che viene sfruttato solo in parte, vittima di una sovrabbondanza di riferimenti ai primi film del franchise, ma il cast dimostra un’alchimia e la capacità di parlare al suo pubblico che diverte e intrattiene. Con una menzione speciale per Kumail Nanjiani, che mette i suoi tempi comici al servizio della storia.
Perché ci piace
- Il ritorno a New York, valore aggiunto che richiama i primi film.
- Kumail Nanjiani e i suoi tempi comici.
- L’omaggio al passato e il guardare avanti…
Cosa non va
- … a cui però manca l’equilibrio del capitolo precedente.
- Il film avrebbe avuto bisogno di essere snellito nella prima parte, troppo prolissa.