George Clooney interviene al BFI London Film Festival in collegamento streaming da Los Angeles. Il divo confessa di rimpiangere le interviste dal vivo e la presenza del pubblico mentre si guarda intorno sconsolato nella sala riunioni in cui si trova definendo "triste" la situazione, ma ritrova il buon umore quando viene invitato a ripercorrere la sua carriera. "Per guadagnarmi da vivere prendevo 3,33 dollari all'ora per tagliare il tabacco" ricorda. "Quando ho lasciato il Kentucky ero certo di una cosa, nella vita non volevo fare il tagliatore di tabacco. Sono fortunato ad avere avuto una carriera a Hollywood come attore, regista, sceneggiatore e produttore. Chi si trova nella mia posizione e si lamenta avrebbe bisogno di uno psichiatra".
L'intervento di George Clooney al festival è legato al suo nuovo lavoro, il film di fantascienza The Midnight Sky, in arrivo su Netflix a dicembre. "Avendo già fatto un paio di film nello spazio, Solaris e Gravity, sapevo quanto erano complicati" ammette Clooney, che ha interpretato e diretto il film "ma quando Netflix mi ha mandato lo script per propormi di interpretarlo ho apprezzato la storia e l'idea di redenzione alla base del film tanto da decidere di dirigerlo. Il mio personaggio è sopravvissuto a una catastrofe, è isolato. Mia moglie ha tirato un sospiro di sollievo quando ho finito le riprese, odiava i miei capelli rasati".
Il set di The Midnight Sky si è rivelato pieno di sorprese e imprevisti: "Un giorno, mentre ero nel bel mezzo dell'Islanda a 40° sotto zero, col vento a 100 km/h, mi ha telefonato Felicity Jones, che interpreta un'astronauta, per avvertirmi che era incinta. Questo complicava le cose. Lei voleva fare tutto il lavoro coi cavi senza stunt, ma le ho risposto 'Non legheremo una donna incinta a un cavo'. All'inizio ho pensato di sostituirla in CGI nelle scene più impegnative, poi ho deciso di inserire la gravidanza nello script. In due anni e mezzo di viaggio nello spazio faranno sesso, no?"
La gentilezza, la dote più rivoluzionaria di un regista
Per George Clooney il segreto della regia sta nel "rubare ai migliori". I migliori sono i registi che lo hanno diretto in più occasioni, i fratelli Coen in primis, l'amico e sodale Stephen Soderbergh, Alexander Payne e Jason Reitman: "Ho avuto una carriera interessante. Sia da regista che da attore ho vissuto grandissimi successi ed enormi fallimenti. Non sono mai stato il tipico attore d'azione né il comico tradizionale. Il non essere mai catalogato mi ha permesso di interpretare ruoli molto diversi, e anche da regista ho avuto la libertà di sperimentare". Pur avendo lavorato con tanti cineasti di talento, la qualità essenziale che Clooney cerca in un regista non ha a che fare con la competenza: "Non si tratta solo del coronavirus. Oggi il mondo è cambiato, è pieno d'odio e di rabbia. Per sopravvivere occorre trovare gentilezza e sostegno. I registi con cui ho amato lavorare possedevano queste qualità".
Senza dubbio è speciale il legame nato con Steven Soderbergh sul set di Out of Sight, intrigante action movie che ha rappresentato una svolta nella carriera di George Clooney e anche dello stesso Soderbergh: "All'epoca provenivo dal flop di Batman & Robin, Steven era reduce da due flop consecutivi. Batman & Robin mi ha fatto capire che ero responsabile anche della scelta dei progetti, non solo della mia performance. Ho incontrato Soderbergh a casa di Danny De Vito e lui mi ha scelto per Out of Sight. Se glielo chiedete, ancora oggi lo ritiene il suo film migliore".
The Midnight Sky: George Clooney nelle prime foto del film
Dall'idiota aureo dei Coen al maschio in crisi di Paradiso amaro
Un altro punto di svolta, per George Cloooney arriva con Fratello, dove sei??, scritto e diretto dai fratelli Coen, che ha appena compiuto vent'anni. "A pensarci è scioccante" ammette il divo. "Sembra ieri che ero sul set. Mentre recitavo in Three kings, i Coen mi hanno chiamato per chiedermi dove fossi. 'Arizona' ho risposto, così mi hanno chiesto di raggiungerli. Non riuscivo a credere che la sceneggiatura e il ruolo che mi stavano offrendo fossero così buoni. Nel cast c'era John Goodman, con cui avevo lavorato anni prima in Rosanne. Era pazzesco. E poi mi hanno fatto sentire il brano che avrei dovuto cantare nel film, Man of Costant Sorrow". Canzone che ha presentato non pochi problemi per George Clooney, come ammette lui stesso ridendo: "Per realizzare la sequenza nel film abbiamo lavorato con un coreografo che ha smontato le mie certezze sulle mie capacità di ballerino, ma il dramma è stato quando ho dovuto cantare. Prima delle riprese ho studiato a lungo la canzone e tutti presumevano che sapessi cantare perché mia zia era Rosemary Clooney. Anche io pensavo di non cavarmela poi così male, ma alla fine del brano erano tutti a testa bassa. Nessuno aveva la forza di dirmi la verità, ma alla fine hanno scelto di far cantare al posto mio Dan Tyminski, che ha voce fantastica".
Se i tre capitoli della saga di Ocean hanno rappresentato una "meravigliosa collaborazione tra un gruppo di amici che ha reso il lavoro divertentissimo", Jason Reitman ha preso un aereo per portare di persona il copione di Tra le nuvole nella villa di Clooney sul Lago di Como, ma uno dei ruoli che più ha soddisfatto l'attore è stato quello offertogli da Alexander Payne con Paradiso amaro perché gli ha permesso di allontanarsi dall'immagine di macho che aveva fatto impazzire il gentil sesso: "Ho sempre fatto molto sport, mi ha convinto ad accettare il film l'immagine di me che corro in ciabatte per le Hawaii, è una forma di demascolinizzazione. La moglie del mio personaggio ama un altro, i figli non hanno sintonia con lui. Ho adorato il mio personaggio e lavorare con Shailene Woodley è stato così semplice. Ancora oggi la tratto come una figlia".
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La passione per la regia e per Paul Newman
Dopo tanti ruoli azzeccati, George Clooney ha sentito il bisogno di passare dall'altra parte della macchina da presa regalandoci Confessioni di una mente pericolosa e a ruota Good Night, and Good Luck. Il motivo di tale scelta? "Quando reciti sei soggetto alla volontà di molti, del regista, del montatore. Mi è sempre piaciuta l'idea di avere più controllo. Così ho osservato il lavoro dei registi televisivi e poi di Robert Rodriguez in Dal tramonto all'alba. Analizzavo la sua sua pianificazione e la sua tecnica di ripresa. Da Robert e dai Coen ho imparato a seguire pedissequamente gli storyboard per permettere agli attori e altri collaboratori di seguire l'evoluzione del lavoro". È un caso che George Clooney, in The Midnight Sky, abbia deciso di dirigere se stesso: "Avevo l'età giusta per il ruolo di Augustine, ma dirigersi è estremamente faticoso e a tratti spiacevole. Sei lì che reciti una scena e all'improvviso ti fermi per dire all'altro attore come deve dire le battute, è tremendo".
Ripensando alle sue fonti di ispirazione, George Clooney torna a ripescare il criterio della gentilezza, mentre magnifica le doti di Gregory Peck, da cui era solito recarsi a cena, di Spencer Tracy, dell'amico John Turturro e soprattutto di Paul Newman, con cui sognava di lavorare: "Dovevamo fare Le pagine della nostra vita. Io avrei dovuto interpretare il suo personaggio da giovane, mi sembrava divertente. Ma poi sono andato a casa, mi sono riguardato i suoi film e sono rimasto intimidito. È uno degli uomini più belli mai visti. L'ho incontrato e gli ho detto 'Non posso interpretarti, non ti somiglio per niente. Sarebbe una follia'. Ma siamo rimasti amici. A un certo punto ho diretto un film, In amore, niente regole, che è stato un flop colossale. All'epoca Paul correva ancora con le auto e fece un incidente. Così rese una foto del mio film, la sovrappose alla sua auto incidentata e disse 'Stavo guidando la tua auto in gara'".