Recensione Sospesi nel tempo (1996)

Sospesi nel tempo rappresenta l'ultima opera di Peter Jackson prima di approdare all'epica Tolkieniana e, sotto alcuni aspetti, il film più completo della sua intera filmografia.

Genio e sregolatezza

Ancora prima di approdare all'epica Tolkieniana, Peter Jackson si era già fatto conoscere ad un ristretto pubblico di cultori, e forse ancora di più alla critica, con due film a metà tra lo splatter e la comicità più demenziale. Sospesi nel tempo rappresenta la sua ultima opera prima di affrontare il progetto cinematografico più ambizioso di questo nuovo milennio e, sotto alcuni aspetti, il film più completo della sua intera filmografia, poiché sono presenti tutti gli elementi chiave dei film precedenti: l'umorismo nero e splatter e una realizzazione stile B-Movie che richiama le prime opere, aspetti drammatici legati alla morte che erano già stati trattati nel precedente Creature del cielo e allo stesso tempo un primo passo verso una produzione di più ampio respiro ed un primo fondamentale avvicinamento al cinema statunitense. Se alla sceneggiatura pensano lo stesso Jackson e la moglie Frances Walsh, l'impronta produttiva è data da Robert Zemeckis, regista della trilogia Ritorno al futuro, da cui proviene non solo il protagonista Michael J. Fox ma anche la concezione del Tempo (richiamato infatti in maniera più diretta nel titolo italiano rispetto a The Frightners, letteralmente "Gli spaventatori") e del suo scorrere non sempre fluido e unidirezionale, ma dall'andamento talvolta incerto e per questo "sospeso".

Se la storia parte in modo tragi-comico, prima spaventandoci con un prologo horror e ad alto tasso adrenalinico e subito dopo presentandoci la figura di Frank Bannister, bizzarro e imbranato "acchiappafantasmi" che si dimostra un truffatore dotato del dono di poter percepire la presenza dei fantasmi che ancora non hanno lasciato il nostro mondo in favore dell'aldilà; ben presto la situazione si evolve costringendo il povero Frank a indossare i panni del classico eroe americano, accusato ingiustamente dai federali, e per questo alla ricerca della verità e della prova necessaria per poter fugare ogni dubbio. Ma se tutto questo può sembrarvi banale e povero di spunto originali, non avete fatto i conti con quel buffo ometto che osserva lo svolgersi della vicenda da dietro la camera, pronto con la fidata WETA (dipartimento interno della sua WingNut Films interamente dedicato agli effetti speciali, in parole povere stiamo parlando di coloro che hanno contribuito in maniera decisiva al successo della trilogia Il signore degli anelli) a trasformare il convenzionale in anticonvenzionale, dimostrando non solo genio e sregolatezza ma anche una particolare abilità nel saper gestire al meglio effetti speciali d'avanguardia: non più quindi effetti posticci e gratuiti, ma perfettamente integrati e al servizio della storia.

Se in più sostituiamo ai classici personaggi dei film americani un agente dell'FBI completamente fuori di di testa, una coppia di teenager assassini da fare spavento ai protagonisti di Assassini nati e il personaggio interpretato da Fox dalla perenne aria stralunata, il mix è completo e quello che ne viene fuori è un film imperfetto, strambo e al limite del trash volontario ma anche divertente, ben congeniato e dagli straordinari ritmi narrativi. Visto col senno di poi, non è certo arduo riconoscere né la mano del regista né quella del produttore: difficile è invece immaginare come due personaggi tanto dissimili, due uomini di cinema con alle spalle esperienze profondamente diverse, siano riusciti a interagire in maniera così efficace nel creare un film facilmente riconoscibile e apprezzabile sia dagli estimatori dell'uno che dell'altro. Deve essere stato un duro lavoro, costellato di compromessi, ma ormai sappiamo bene che Peter Jackson non si ferma davvero davanti a niente, tantomeno al Tempo o alla Morte.

Movieplayer.it

3.0/5