Dracula, Sirius Black, il commissario Gordon, Léon, Winston Churchill in L'ora più buia, con cui ha vinto il premio Oscar: la carriera di Gary Oldman è leggendaria, costellata da personaggi e film cult. L'attore inglese è arrivato in Italia per ricevere il premio Truffaut alla carriera al Giffoni Film Festival 2022.
Qui, dopo aver ballato con il fondatore del festival, si è commosso incontrando i ragazzi delle giurie. Il tema di quest'anno è "Invisibile" e perfino una star come Oldman si è sentita così nella sua vita: "Da piccolo mi sentivo invisibile. Non andavo bene a scuola perché non ascoltavo mai. Mi chiudevo nella mia mente, nella mia fantasia, sognando, immaginando. Rimanevo a fissare la Luna. Scoprire l'arte mi ha reso finalmente visibile" ci ha detto proprio a Giffoni.
Ai ragazzi invece ha dato un consiglio: "L'incontro con Malcolm McDowell mi ha cambiato la vita. Ho visto la performance e mi sono detto: voglio fare questo! Quando ero piccolo avevo poca fiducia in me stesso, ero molto compiacente, mi preoccupavo di cosa pensasse la gente di me. Trovare la recitazione è stato lo scudo: queste attività mi hanno aiutato a costruire la mia personalità. Trovare l'arte è stato l'inizio per sentirmi più sicuro di me, l'autostima è stata una grande combattente contro le mie paure".
Intervista a Gary Oldman
La serie Slow Horses e il film Oppenheimer di Christopher Nolan
Subito dopo la tappa al Giffoni Film Festival, Gary Oldman sta per andare a Londra a girare la seconda stagione di Slow Horses, serie di Apple TV+ ispirata al romanzo di Mick Herron Un covo di bastardi. L'attore interpreta Jackson Lamb, a capo di una divisione dell'MI5 che comprende i peggiori agenti. "Al contrario di Sirius Black, che diceva cose come: se vuoi conoscere davvero un uomo guarda come tratta i suoi sottoposti e non i suoi pari, Jackson vive seguendo sentimenti molto diversi. La saga letteraria di Herron è composta da nove romanzi, quindi potremmo andare avanti per qualche anno".
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E vista la sua apertura alla tv, quando gli si chiede se riprenderebbe il personaggio di Sirius Black magari proprio in televisione risponde: "Ho ancora gli stivali di Sirius a casa! Perché no? Questa volta però vorrei leggere tutto in anticipo. Quando ho partecipato alla saga cinematografica ogni libro successivo era tenuto segretissimo e alla fine, quando ho avuto il quadro completo, ho pensato che forse qualcosa l'avrei fatta in modo diverso".
Gary Oldman in Oppenheimer di Christopher Nolan
Praticamente inutile chiedere di Oppenheimer: "Non posso, davvero. Probabilmente Christopher Nolan è seduto qui dietro a questo divano e mi sta sorvegliando. In passato mi è capitato di rivelare che avremmo fatto il terzo film su Batman e non è stato per niente contento. Posso dire che sarà speciale. Ho lavorato un giorno e mezzo sul suo set. Non sono mai stato la musa di nessuno, stranamente nessun regista con cui ho lavorato poi mi ha richiamato, come è successo invece a diversi colleghi. Sono felice quindi che Nolan mi abbia rivoluto dopo la trilogia di Batman".
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Gary Oldman vorrebbe fare un film con Paolo Sorrentino
Gary Oldman ha un buon rapporto con il cinema italiano: "Da giovane i film di Pasolini e Rossellini mi hanno influenzato molto. Non mi è mai capitato in tanti anni di carriera di ricevere proposte da registi italiani, ma devo dire, se succedesse, mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino. Sento che insieme potremmo creare qualcosa che funziona".
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Ai ragazzi di Giffoni invece ha detto: "Abbiamo bisogno di voi: siete il futuro del cinema. Noi della vecchia generazione ci ritireremo un giorno e lasceremo il posto, siete voi l' energia nuova. Se ripenso alla mia di vita e alle esperienze che ho avuto, la più grande è stata legata al divorzio dei miei genitori. Avevo sette anni quando mio padre se ne andò, credevo non mi amasse, solo più tardi ho capito che lo aveva fatto solo perché non era più innamorato di mia madre. Queste cose le capisci da adulto quando metti tutto in prospettiva, interiorizzi. Quell'abbandono mi è servito poi nel lavoro, a tornare bambino. Quando? Sul set di Dracula. Coppola mi chiese di piangere, mi portò a dar vita a una serie di emozioni trasversali. È la conferma che anche le cose che non viviamo ci possono aiutare a crescere e ad avere il controllo su di noi".