Gachaikuta è un titolo che non smette di sorprendere. Un mondo segnato da una profonda disparità sociale, diviso tra povertà e consumismo con un protagonista, Rudo, complesso e imperfetto: un ragazzino che, dopo essere stato accusato di un crimine che non ha commesso, viene gettato nel baratro che porta verso la terra sottostante, una gigantesca discarica a cielo aperto e popolata da mostri di rifiuti, nella quale la vita sembra impossibile. Quello che Rudo scopre, però, è che la presenza umana permane anche lì e dopo essere quasi morto si unisce ai ripulitori, un gruppo di combattenti che si occupano di tenere a bada le Bestie Immonde che si originano dalla spazzatura.
Una storia distopica che però racconta molto della nostra società e allo stesso tempo da corpo ad un worldbuilding complesso e interessante frutto dell'immaginazione di Kei Urana e arricchito dal design dei graffiti di Hideyoshi Andou, una collaborazione senza precedenti nel panorama del fumetto giapponese che rende Gachiakuta visivamente intrigante e originale.
Ad adattare una vicenda così sfaccettata per lo schermo ci ha pensato poi Hiroshi Seko, sceneggiatore, che ha dovuto rielaborare e bilanciare ogni elemento narrativo in modo da renderlo fruibile anche in una serie. In occasione del Lucca Comics and Games 2025, abbiamo potuto rivolgergli qualche domanda per farci raccontare qualcosa di più su un titolo che si sta presto imponendo come un nuovo cult del genere.
Kei Urana e la cura per gli oggetti
Urana e Andou hanno, infatti, incontrato la stampa per raccontare qualche curiosità su questo progetto che, a quanto dichiarato dalla sensei è nato diverso tempo fa. L'idea infatti sembra essere partita dall'infanzia:"Quando ero molto piccola alle elementari mi si è rotta una penna. Ho percepito quell'oggetto , intrinsecamente, mi sono sentita molto triste e da questa esperienza è nata la storia." Nella cultura giapponese e nel folklore gli oggetti, se curati, contengono un valore intrinseco importante: "Do molta importanza alle cose, ho l'abitudine di non buttarle via. Quando ero ragazza mi è stato dato da un conoscente un portachiavi e da allora l'ho tenuto sempre con me e quell'oggetto mi ricorda anche la relazione che avevo con quella persona."
La mangaka ha anche parlato del personaggio di Rudo: "Non è poi così diverso dagli eroi del passato ma è un personaggio imperfetto, si arrabbia, e queste imperfezioni mi permettono di far vedere la sua crescita" Interrogata poi sul significato del nome, ha preferito mantenere il riserbo, probabilmente per non rivelare sviluppi futuri della storia: "Certo, il nome Rudo ha un significato ma ancora non posso rivelarlo"
Graffiti per un mondo più immersivo
Con la sensei Urana anche Hideyoshi Andou, writer che si è occupato di alcune illustrazioni di graffiti nel manga e che quindi ha contribuito in maniera significativa a conferire all'opera uno stile urban e graffiante, perfetto per la storia: "Se non ci fosse stata la maestra Urana non avrei mai lavorato al progetto di un mondo immersivo." E per quanto riguarda l'importanza da dare agll oggetti che ci circondano: "Quando c'è una cosa che desidero poi me ne prendo cura per molto tempo."
Dare vita al tredicesimo episodio
Abbiamo anche avuto l'occasione di porre qualche domanda a Hiroshi Seko, sceneggiatore dell'anime. Ovviamente nell'adattare un manga le criticità maggiori arrivano nell'arricchire la storia con elementi che consentano di renderla fruibile sul nuovo mezzo: colori, dialoghi, espressioni che cambiano, vanno per prima proggettate e studiate in fase di sceneggiatura in un lavoro minuzioso e attento. Un esempio lampante ne è l'episodio 13, un racconto drammatico che gioca con le cromie e diversi tipi di animazione per raccontare con delicatezza ed efficacia una vicenda incredibilmente drammatica, a tratti disturbante: "Mi ha colpito molto perché ho una figlia di 10 anni" racconta Seko: "Ed è vero che è un episodio molto duro, la storia era nel manga ed era mio dovere affrontarla nel migliore dei modi"