La domanda che oggi in molti ci facciamo spesso è: vado al cinema, o aspetto che questo film arrivi in streaming? La domanda se la fanno anche i produttori e i distributori del film. Adler Enterainment ha deciso di aspettare e di fare uscire Futura, il film di Lamberto Sanfelice, al cinema. Futura è nelle sale il 17 giugno. E sì, è uno di quei film che va visto al cinema, perché la forma visiva del film, e l'intensità delle musiche, merita la visione in una sala, per un'esperienza che il salotto di casa non può darci. Futura è la storia un jazzista che ha buttato via i suoi sogni e vive una vita sospesa, una vita notturna fatta di spaccio di droghe, a cui contribuisce portando in giro con il suo taxi una spacciatrice. "Sono felice che abbiano aspettato" ci spiega Lamberto Sanfelice. "Era giusto dare il film alle sale. La cosa importante è dare segnali. Per noi che facciamo questo di lavoro la sala ha un valore speciale. un'idea che privilegiamo, come vedersi una partita a casa o allo stadio. Era importante darlo alle sale, perché ha un visivo molto particolare, originale, credo valga la pensa di vederlo al cinema". Quel visivo importante ha un nome, Luca Bigazzi, il direttore della fotografia, "un valore assoluto", come lo definisce il regista. La sua città della notte fatta di neon e riverberi è qualcosa che va visto su un grande schermo.
Futura è un un film con la musica e sulla musica. Federico Pontiggia, che ha moderato la conferenza stampa di lancio del film, lo ha giustamente definito un musical che, anziché essere quello ortodosso in cui i dialoghi sono cantati, qui sono suonati. La musica fa parte del racconto, di un percorso, dalla techno al jazz, che è quello dalla droga alla redenzione. "Il film vuole essere un inno alla musica e ai musicisti" ci spiega Lamberto Sanfelice. "È un film pensato con loro, fatto con loro. Tutti i personaggi hanno una loro musica. Luois è il jazz, Valentina viene da un mondo più rock, Lucya è la lirica, la giovane Anita è il pop. Attraverso le loro preferenze musicali si raccontano". E Futura ha un nume tutelare. La figura del padre del protagonista è ispirata a Massimo Urbani, un granissimo jazzista degli anni Ottanta. "Il film è un omaggio a lui e a quel mondo del jazz di quarant'anni fa" spiega il regista, "fatto di personaggi forti, sopra le righe. È la coda di quel mondo di jazzisti di un tempo, alla Chet Baker".
Lamberto Sanfelice: Raccontare il jazz in modo sexy
Come spesso accade, il film è nato in modo casuale, grazie a un incontro. "Ho davvero incontrato a Roma un tassista che suonava la tromba" ci svela Sanfelice. "Oggi non fa più l'autista ma è un musicista. Mi ha portato nei locali jazz. Quello del jazz è un mondo molto aperto. Stefano Di Battista spesso mi ha spinto a fare questo film quando ancora non c'era una sceneggiatura e produttori. In Futura non c'è solo la musica loro, ma le storie loro, quelle che mi hanno raccontato". "Il jazz è percepito dai giovani come una cosa del passato, vecchia. Con il visivo del film, con il cast, abbiamo cercato di portare il jazz nel mondo di oggi dare un linguaggio contemporaneo, raccontarlo in modo anche sexy".
Futura, la recensione: Sarà la musica che gira intorno...
Stefano Di Battista: La musica l'ha scritta il film
Stefano Di Battista è uno di quei musicisti che ha fatto vivere il film con le sue musiche e le sue storie. Insieme ad Enrico Rava è l'autore delle musiche, e ha anche una parte - interpreta se stesso - nel film. "Credo di aver vissuto un sogno, per noi musicisti questo è un regalo" ci racconta entusiasta. "La musica non l'abbiamo scritta noi, ma l'ha scritta il film stesso. Ha generato una realtà nella quale la musica si è delineata da sola. Dalle nostre riunioni è nata questa empatia che ha dato vita alla nostra musica". "Aver interpretato me stesso è stata una novità" continua. "Non sono in grado di fare l'attore, ma mi hanno messo a mio agio, come tutti gli altri musicisti. Pensavo che il cinema fosse qualcosa in cui se sbagliavi venivi multato, come faceva un grande musicista. Ma sono andato via dal set con la voglia di fare subito in altro film". "Enrico Rava ha portato dentro al film un grande dose di saggezza" aggiunge. "Cercavamo di essere onesti sia nella parte audio, il suono, ma anche nella parte compositiva. Tutto quello che vedete è reale ed è il film stesso che lo ha generato". C'è un parallelo tra la vita che vive il protagonista, Louis e le note che ascoltiamo, e il jazz sembra perfetto per raccontare quel personaggio. "Jazz e dolore sono la stessa cosa" riflette Di Battista. "Il jazz nasce da un profondo dolore, quello degli afroamericani".
Niels Schneider: studiavo otto ore al giorno per imparare a suonare la tromba
Quella vita fatta di dolore è la vita di Louis (Niels Schneider), un jazzista di talento, che ha rinunciato ai suoi sogni e alla musica e ora gira la città, la nuova Milano dei grattacieli, guidando il suo taxi a accompagnando Lucya (Daniela Vega), una transessuale cilena, spacciando cocaina. "il mio personaggio è in bilico tra il giorno e la notte, non ha mai osato di andare fino in fondo, realizzare il suo sogno" commenta l'attore. "Neanche il padre lo e mai stato. Si muove in taxi, osserva quelli che vivono, ma non riesce ad avere una sua vita. Invece deve cercare di vivere, rischiare, realizzare il suo sogno e comunicare in maniera poi reale con la sua famiglia. C'è un dramma che permette di fargli toccare con mano la sua vita, e trovare il proprio posto nel mondo. Per la sua famiglia era quasi un fantasma. Ora ha un rapporto diretto". Per Schneider Futura è stata una sfida. Non sapeva suonare la tromba, e non conosceva neanche l'italiano. "Ero ossessionato dall'imparare a suonare la tromba" ci racconta. "Volevo che si vedesse un musicista e non un attore che prova a suonare la tromba. I musicisti mi hanno fatto da compagni, mi hanno aiutato: studiavo otto ore al giorno per imparare a suonare. Quello che ho imparato me lo porto dietro: mi porto la tromba sugli altri set e la suono nelle pause, è una cosa che mi rilassa. I musicisti mi hanno fatto fare dei concerti nei locali, dove ho suonato davvero". "L'altra grande sfida è l'italiano" ci svela. "Non lo parlo, non lo capisco, non sono portato per le lingue. È stata una sfida, e anche questa cosa me la porto dietro: ogni giorno oggi leggo i quotidiani italiani".
Matilde Gioli: "Sogno un ruolo alla Giovanna d'Arco"
Matilde Gioli: Valentina mi ha insegnato tante cose
È italianissima la protagonista femminile del film. Matilde Gioli è Valentina, la moglie di Louis, una presenza concreta quando è in scena, ma anche quando non c'è. "È stato un ruolo interessante per il mio percorso" ci spiega l'attrice lanciata da Il capitale umano. "Questa donna che ormai, a differenza del compagno, è maturata, e sa benissimo che posto ha nel mondo. Mi ha insegnato tante cose. Questo ruolo non giudicante, di attesa di lui, è un esempio che mi piacerebbe ripetere nella vita reale, se dovesse succedere. Mi piace come si comporta Valentina. È stato fondamentale il dialogo con Lamberto, che aveva in mente tutto quanto: è bello il fatto di interpretare una donna che arriva da un passato rockettaro e movimentato, ma a differenza di lui, che non sa dove collocarsi, è madre, compagna, una donna che lo aspetta mentre vaga nella notte, ed è sempre pronta ad accoglierlo".
Futura come Cloro: Film sulle passioni
Futura arriva dopo Cloro, il film di Lamberto Sanfelice che parlava sempre di passioni. Qui è la musica, lì era il nuoto sincronizzato. "Cloro è un film di silenzi, la colonna sonora è l'acqua" commenta il regista. "Qui sono partito dalla musica. Ma alcune cose nel percorso dei personaggi sono comuni. Tutti i personaggi hanno un obiettivo e quando prende vita non si fermano. Tutti e due i personaggi finiscono per non realizzare questo loro sogno perché la loro priorità è cambiata. Quando Louis entra nel jazz la musica diventa un territorio di confronto con la figura paterna e con se stesso. Per lui il punto non è più diventare un musicista di talento come il padre, ma diventare un padre migliore di quello che è stato il suo".