Furies, la recensione: una serie action al femminile molto poco ispirata

La recensione di Furies: la protagonista, Lyna, con il volto di Lina El Arabi, poteva essere un nuovo punto di riferimento nella serialità action europea, ma finisce al centro di un show senza originalità. In streaming su Netflix.

Furies, la recensione: una serie action al femminile molto poco ispirata

Il sottobosco criminale di Parigi, un'anti-eroina, intrallazzi vari e un'estetica ultra-satura. No, non c'è nulla di nuovo all'orizzonte. L'ennesimo action-thriller duro e puro, che segue un'estetica già formattata. Ma no, il problema di Furies, otto puntate su Netflix, non è la sua poca originalità. Essere originali, e poco derivativi, è un'impresa ardua, difficilissima se poi il prodotto è trasversale, avendo in sé l'obbiettivo di arrivare ad un pubblico trasversale, alla ricerca di un prodotto da gustare senza troppi pensieri. Il problema di Furies, che analizzeremo nella nostra recensione, sta nella poca ispirazione generale.

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Furies: Lina El Arabi nella serie

Anche una serie derivativa (un po' Nikita un po' Atomica Bionda), infatti, può essere in un certo senso ispirata, e lanciata seguendo una narrazione di spessore. Furies, diretta Cédric Nicolas-Troyan, e creata da Jean-Yves Arnaud e Yoann Legave, di matrice (appunto) francese, assembla un cosmo ampiamente battuto, ricorrendo a dinamiche e plot twist a cui siamo stati abituati. Un discorso ampio e, ripetiamo, non per forza legato all'originalità del prodotto, piuttosto legato allo svolgimento che, a più riprese, non sa bene che direzione far prendere allo show. L'intrattenimento pop è la chiave di lettura, ma sotto c'è una tale omologazione da rendere la serie mimetizzata rispetto alle altre dello stesso stampo.

Furies, tra le ombre criminali di Parigi

Furies Netflix
Furies: Marina Fois è La Furia

Capitolo trama: se di problemi abbiamo parlato, ciò che accende il plot di Furies, allegando conseguenze esplosive, è troppo gracile per sorreggere la storia. La protagonista, Lyna, interpretata da Lina El Arabi (tra le cose migliori della serie, tra talento e duttilità scenica), è una ragazza normale, nonostante abbia alle spalle un papà criminale. Siamo nella Parigi contemporanea e, presto, scopriamo quanto le ombre della malavita siano interconnesse. Lyna è fidanzata con Elie (Jeremy Nadeau), che fa il poliziotto. Il giorno del suo compleanno, Lyna va a trovare suo padre, ritrovandosi al centro di un attentato: il padre viene fatto fuori, e Lyna viene sbattuta in carcere per sei mesi, senza nessun capo d'accusa che possa reggere, anche nell'incredulità necessaria fondamentale per serie come queste.

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Furies: Lina El Arabi e Marina Fois in una scena

Tuttavia, la sceneggiatura detta le regole, ed ecco che Lyna, in carcere, dopo averle prese, si allena con lo scopo di vendicare suo padre. La colpevole, infatti, sembra essere La Furia (Marina Fois), una figura misteriosa che da decenni "dispensa giustizia" all'interno della malavita. Una sorta di bilancia, spietata e inarrestabile. Scopriamo però (tutto questo nei primi due episodi!) che non è stata La Furia ad uccidere il padre di Lyna. Anzi, la donna prenderà Lyna sotto la sua alla protettrice. Qui, ci feriamo per non rivelare troppo ma, tra tradimenti, svolte e colpi di scena, Furies prende la classica piega "inaspettata".

Una grande protagonista, per una serie action con poca sostanza

Il coinvolgimento rispetto a Furies nasce soprattutto (e solamente) grazie alla presenza di una protagonista tostissima, capace di compie un arco narrativo verticale (e Lina El Arabi ha il phisique du role). L'intera narrazione, infatti, pesa sulle sue spalle, allargandosi poi ad un universo criminale tipico di operazioni similari. L'architettura alla John Wick (la figura de La Furia sembra ricalcarne in pieno lo scopo), con le famiglie criminali pronte a battagliare, non aggiunge granché, e anzi svilisce lo spunto iniziale: una ragazza comune, con una famiglia diremmo particolare, che si ritrova al centro di un gioco più grande di lei.

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Furies: Lina El Arabi in azione nella serie

Se parlavamo di ispirazione, la regia di Cedric Nicolas-Troyan, pur eclettica, vertiginosa e cinematografica (ammiccando appunto al cinema di genere action, che va per la maggiore sulle piattaforme), fa poco per rendersi univoca, lasciandosi andare ad un racconto che vive di plot-twist su plot-twist, uniti tra loro grazie ad espedienti che si accavallano senza una vera e propria ragione, andando allora ad influire sulla fluidità della storia e, di conseguenza, sulla fluidità dell'action. Se l'intrattenimento potrebbe soddisfare gli utenti, tanto nella visione centellinata quanto nel binge-watching, la quantità di storie e sotto-storie rende la serie sfocata e de-centrata, incapace di valorizzare una protagonista che, teoricamente, sarebbe potuta diventare un nuovo punto di riferimento nella serialità europea. No, questa volta, nemmeno "il cielo di Parigi" riesce a convincerci.

Conclusioni

Lina El Arabi poteva essere la nuova eroina seriale action? Sì. Eppure, come scritto nella recensione di Furies, la serie Netflix francese non riesce a mantenere le promesse, finendo in una standardizzazione poco ispirata, e a volte confusa nello svolgimento. Se il pretesto funziona, è poi la scrittura, spesso frettolosa, a non convincere. Un'occasione persa? Probabilmente...

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • La bravura di Lina El Arabi.
  • L'approccio cinematografico...

Cosa non va

  • ... ma eccessivamente standardizzato.
  • Troppi plot-twist.
  • Il ritmo, che diventa confuso negli episodi centrali.