Recensione Fuga dal Natale (2004)

Una commedia americana modesta, in tipico stile natalizio, con qualche trovata esilarante sparsa qua e là. Niente di più, niente di meno.

Fuga dal Natale... o fuga dalle sale?

Una commedia americana modesta, in tipico stile natalizio Peace & Love con qualche trovata esilarante sparsa qua e là. Niente di più, niente di meno.

Fuga dal Natale si racconta così, in poche parole che danno l'idea dello stato d'animo dello spettatore dopo la visione. Sia ben chiaro non è un film dalle molte pretese ma alla fine questa appare una considerazione che non riesce neppure a salvare il salvabile. Ci conferma caso mai un assunto: se il Natale italiano di Christmas in Love trova la sua risposta a stelle e striscie nel film di Joe Roth, forse allora vale davvero la pena di seguire il consiglio di John Grisham (suo il romanzo cui è ispirata la storia) e fuggire da una festività che almeno sul grande schermo non riesce a regalarci più qualcosa che sia veramente degno di nota.

E pensare che le premesse c'erano tutte per fare qualcosa di buono. I rimpianti divengono tanto più forti allorché dal plot narrativo adattato per lo schermo dal Chris Columbus di Mamma, ho perso l'aereo si evince l'intento assolutamente "not politically correct" che il mago del legal thriller ha cercato di conferire al suo libro più atipico: raccontare l'impossibilità per una famiglia d'oggi di sottrarsi all'asfissiante morsa dei riti e convenevoli sociali legati alla festività. Praticamente vano ogni tentativo di uscire dalla routine di tutti gli anni che, anziché valorizzare i significati profondi e spirituali del Natale, finisce per celebrarne quelli più laici e spartani, inesorabilmente connessi ad una corsa verso il consumismo più sfrenato (il fastoso cenone della vigilia, le innumerevoli donazioni "non molto spontanee", l'incredibile andirivieni dei regali, gli addobbi natalizi con costosissimi alberi di Natale e pupazzi di neve sui tetti).

Puntuale come sempre la performance di Dan Aykroyd, perfetto nella parte del boss di quartiere.
Bravi ma fisicamente quasi irriconoscibili Tim Allen e Jamie Lee Curtis: nella scena del solarium invernale fanno vedere i rispettivi corpi e soprattutto quello della Curtis appare ben diverso rispetto a qualche tempo fa (si pensi a True Lies). E' il segno che gli anni passano per tutti.

Da menzionare, infine, la divertentissima sequenza del ristorante che vede Allen protagonista di un "lauto pasto" col viso tumefatto a seguito di un trattamento estetico speciale.