Gradualmente, dopo il fiacco rientro di Peter, tornano a salire gli ascolti di Fringe ed i successivi Olivia. In the Lab. With the Revolver e White Tulip ottengono rispettivamente 6,333 e 6, 642 milioni di spettatori in USA. Piccoli passi, che però danno ragione alla Fox che ha già rinnovato la serie per il prossimo anno e continua ad aver fiducia nelle sue potenzialità. Una fiducia che gli autori meritano negli ultimi episodi andati in onda, perchè sembrano aver compreso, e per ora superato, uno dei principali limiti dello show sin dal suo inizio in avanti: l'evidente dislivello, non tanto in termini qualitativi quanto di interesse e coinvolgimento, degli episodi legati alla mitologia di Fringe rispetto a quelli autoconclusivi.
Sia Olivia. In the Lab. With the Revolver che White Tulip partono da spunti da monster of the week, ma vengono ricondotti al filone principale della trama, dando allo spettatore abituale una sensazione di compattezza narrativa ed un senso di partecipazione emotiva di gran lunga maggiori.
Olivia. In the Lab. With the Revolver, scritto da Matthew Pitts, al suo esordio come sceneggiatore, e diretto da Brad Anderson, al suo settimo episodio per la serie, prende le mosse da un caso apparentemente indipendente, quello di una serie di persone morte per l'improvvisa esplosione e diffusione di una forma tumorale maligna, capace di ucciderli nel giro di qualche ora ed inspiegabilmente contagiata dall'assassino attraverso un semplice contatto fisico.
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Il legame tra Olivia e Peter, che porta l'agente a rivolgersi proprio al ragazzo nel momento del pericolo, è anche il motivo della sua disponibilità a non rivelargli ancora la sua scoperta, lasciando che possa essere lo stesso Walter a farlo non appena pronto.
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Non è tanto nell'intrigante messa in scena, che grazie allo spunto del viaggio del tempo permette al regista Jeffrey G. Hunt di riproporre alcune sequenze più volte, da punti di vista e con dettagli diversi, ma nell'emozionante confronto tra Noble e la guest star della settimana, un bravo Peter Weller, in cui i rispettivi drammi personali vengono affrontati. Il tulipano bianco del titolo è il segno che Bishop rivela di aver chiesto a Dio, un Dio al quale in passato non credeva, per decidere di raccontare al figlio quello che ha fatto ed è proprio quel simbolo che Peck fa in modo di far recapitare al collega dal passato, in una sequenza finale toccante, che getta le basi per quello che accadrà tra lo scienziato ed il figlio nei prossimi episodi.
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Movieplayer.it
4.0/5